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da quel lucernario è troncata. Il medesimo lucernario tronca altresì la via hi',
ultima della primitiva sezione del primo piano dipendente dalla scala di s. Eu-
sebio, illustrata già nel tomoli p. 283 e segg., e nel presente tomo a pag. 167.
La quale sezione del primo piano è certamente anteriore a Costantino, come nei
luoghi citati ho dimostrato. Le vie hi, hi e forse anche alquante delle contigue
spettano probabilmente a quella sezione, e ne furono poi separale dalla tromba
•del lucernario predetto. Nel cui vuoto, dal lato però della via il", fu rinvenuta
l'epigrafe cimiteriale della bambina Ermogeniana deposita AI Kal. Mai in pace, e
l'immagine della bambina orante è graffila alla destra del titoletto (tav. XXX u. 10).
Non fu delineata nel tomo li parendo incerto, se dai loculi della via il", ovvero
da quelli della vicina hi , l'epigrafe fosse caduta nel vuoto del lucernario. Per
l'importanza però dei loro simboli divulgai in quel tomo due iscrizioni trovale
tra le vie W , hi (tomo II tav. XLIX n. 25, 26). Una è greca (rimangono del
greco nome le sole lettere 6PM...); ed è insignita del raro simbolo della nave carica
di anfore, sul cui albero è eretto il tridente verso il quale vola la mistica colomba.
L'altra è latina acclamatola e dice: waLENTINA ìN DEO PAX: il nome della defonta,
alla quale si prega in Deo pax, è disposto ai due lati ed in parte iscritto nel mezzo
d'un vaso a doppia ansa, alludendo così quella compenetrazione del nome perso-
nale col simbolico vaso al premio eterno ottenuto dalla fedele defonta, che in vita
fu vaso di elezione. A questo gruppo in circa forse spetta l'epitafio tav. XXX
n. 11, trovato parte insieme all'epigrafe n. 10, parte indi poco lungi sotto il
lucernario dei cinque santi. Quivi è graffìta la bilancia, insegna della profes-
sione di nummularius: poi vengono i nomi L • PL • I__ Lucius Pl(autius?) I—

La rarità delle tria nomina nelle epigrafi cristiane è in questa buono indizio di
antichità; le lettere però sono rozze, equivoco il compendio del gentilizio PL.;
che nel secolo quinto fu da Valentiniano III adoperato pel cognome Placidus. Qua-
lunque sia l'età precisa di questo epitafio, gli altri' del gruppo ora esaminato sono
di tipo diverso da quello dei laceri frantumi, che siamo venuti notando nelle
parti sopra descritte del primo piano; ove appajono le vestigia dei segni proprii
dell'età costantiniana e post-costantiniana ed anche qualche data certa del secolo
quarto e dei primi anni del quinto. La notata diversità di tipo concorda con la
topografia; il luogo, ove li abbiano rinvenuti, essendo appunto contiguo ed in
origine probabilmente congiunto alla più antica sezione del primo piano del cimi-
tero di Callisto.

Chiudo questo lungo ed arido capo avvertendo, che ho ommesso di registrare
nelle singole gallerie le vestigia di lucerne fittili, di vasi, di conchiglie, di cer-
chielli e bottoni d'osso, dadi di mosaico, altri oggetti diversi e le loro impronte
sulla calce dei loculi. Tra gli oggetlini adoperati per segnali dei loculi merita spe-
ciale menzione un'anitra di vetro azzurro cupo; ne do il disegno nella tav. XVII
n. 8, e l'ho posta cogli altri piccoli oggetti cimiteriali nella biblioteca vaticana.
Fu trovata circa la linea 29.
 
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