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vocabolo, inghirlandata, sogliono i Napoletani designare la festa della traslazione
di s. Gennaro. Tutto ciò ha confermato l'Avellino, di illustre ed a noi cara me-
moria, dichiarando il feriale pagano dell'anno 587, scoperto nell'anfiteatro di Capua,
nel quale è segnato: III IDVS MAI ROSARIA AMPLE AFRE K II Morcelli però
dimostra, che nella festa al sepolcro di s. Giovanni l'evangelista in Efeso agli otto
di Maggio il po5«jfiòs equivaleva alla manna, unguento rosato, che da quel sepolcro
si raccoglieva 2.
Circa i fiori nei sepolcri alcuni veggono contradizione tra i costumi dei pri-
mitivi Cristiani e quelli dei fedeli del secolo quarto e seguenti. Ma si distingua
il coronare il capo di fiori da ogni altro loro uso e modo di adoperarli ad orna-
mento delle persone, delle feste, dei sepolcri. I fedeli nei secoli delle persecu-
zioni si astennero dal coronare i morti3; come si astenevano dal coronarsi essi
medesimi in vita, perchè la corona sul capo era indizio e rito di culto idolatrico'.
Frons cimi signo Dei pura, diceva s. Cipriano agli invitti confessori della fede,
diaboli coronam ferre non potuit, coronae se Domini reservavit5. Ma non perciò ri-
nunciavano i fedeli ad ogni altro onesto uso ed ornamento dei fiori: se ne cin-
gevano il collo, li adoperavano sciolti e intessuti in serti e festoni: et sparsis
utimur ac solutis et sertis colla complectimur 6. Perciò fiori e balsami i Cristiani
recavano senza scrupolo e con amorosa assiduità ai sepolcri dei loro cari ' ed anche
a quelli dei martiri8. E l'inno di Prudenzio per le cristiane esequie termina nei
noti versi9:
Nos teda fovebimus ossa
f^iolis et fronde frequenti
Titulumque et frigida saxa
Liquido spargemus odore.
Laonde non dubito punto, che a siffatte sparsioni di balsami sieno stati destinati
quegli ampli piatti murati presso le tombe, segnatamente presso le più nobili e
insigni, che nei tomi precedenti ed in questo medesimo ripetute volte ho additato
e dichiarato. Da questo funebre rito venne quello di raccogliere gli olii aromatici
dei sepolcri dei martiri; e conservarli in vaselli e fialette, come pegno di benedi-
zione, -jjkofia, in luogo delle vere reliquie dei corpi dei santi. Più volte ne ho
ragionato in quest'opera e nel Rullettino. Il tesoro di Teodelinda in Monza conserva
i notissimi campioni delle ampolle gerosolimitane contenenti le eulogie degli olii
dei luoghi santi di Palestina e dei sepolcri dei martiri in Roma raccolti ai tempi
del magno Gregorio: le ampolle fittili delle eulogie del martire Menna,0 ed anche
i Avellino, Opuscoli T. Ili p. 265 e segg.
2 Morcelli, Kalend. Conslanlinop. T.II p. 97.
s Vedi tomo I p. 84, ove è citato il noto passo di Hinucio Felice: cf. Justini, Apolog. II.
* Vedi tutto il libro di Tertulliano De corona mililis; e Clemente Aless. Paedagog. II, 8.
5 Cyprianus, De laprìs.
* Minucii Felicis, Octwius, ed. Ouzel. p. 43; e vedi ivi i commentarli p. 45,109.
1 Bingham, Orig. et cmliq. christ. XXIII, 3, 20, T. X p. 76.
s Vedi s. Paulini Noi. in s. Felicem carm. XHI v. 590 e segg. ed ivi le annotazioni del Muratori.
9 Cathemerin. X v. 169-172.
" Bull. a. 1869 p. 31 e segg. 46 e segg.; 1872 p. 26 e segg.
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vocabolo, inghirlandata, sogliono i Napoletani designare la festa della traslazione
di s. Gennaro. Tutto ciò ha confermato l'Avellino, di illustre ed a noi cara me-
moria, dichiarando il feriale pagano dell'anno 587, scoperto nell'anfiteatro di Capua,
nel quale è segnato: III IDVS MAI ROSARIA AMPLE AFRE K II Morcelli però
dimostra, che nella festa al sepolcro di s. Giovanni l'evangelista in Efeso agli otto
di Maggio il po5«jfiòs equivaleva alla manna, unguento rosato, che da quel sepolcro
si raccoglieva 2.
Circa i fiori nei sepolcri alcuni veggono contradizione tra i costumi dei pri-
mitivi Cristiani e quelli dei fedeli del secolo quarto e seguenti. Ma si distingua
il coronare il capo di fiori da ogni altro loro uso e modo di adoperarli ad orna-
mento delle persone, delle feste, dei sepolcri. I fedeli nei secoli delle persecu-
zioni si astennero dal coronare i morti3; come si astenevano dal coronarsi essi
medesimi in vita, perchè la corona sul capo era indizio e rito di culto idolatrico'.
Frons cimi signo Dei pura, diceva s. Cipriano agli invitti confessori della fede,
diaboli coronam ferre non potuit, coronae se Domini reservavit5. Ma non perciò ri-
nunciavano i fedeli ad ogni altro onesto uso ed ornamento dei fiori: se ne cin-
gevano il collo, li adoperavano sciolti e intessuti in serti e festoni: et sparsis
utimur ac solutis et sertis colla complectimur 6. Perciò fiori e balsami i Cristiani
recavano senza scrupolo e con amorosa assiduità ai sepolcri dei loro cari ' ed anche
a quelli dei martiri8. E l'inno di Prudenzio per le cristiane esequie termina nei
noti versi9:
Nos teda fovebimus ossa
f^iolis et fronde frequenti
Titulumque et frigida saxa
Liquido spargemus odore.
Laonde non dubito punto, che a siffatte sparsioni di balsami sieno stati destinati
quegli ampli piatti murati presso le tombe, segnatamente presso le più nobili e
insigni, che nei tomi precedenti ed in questo medesimo ripetute volte ho additato
e dichiarato. Da questo funebre rito venne quello di raccogliere gli olii aromatici
dei sepolcri dei martiri; e conservarli in vaselli e fialette, come pegno di benedi-
zione, -jjkofia, in luogo delle vere reliquie dei corpi dei santi. Più volte ne ho
ragionato in quest'opera e nel Rullettino. Il tesoro di Teodelinda in Monza conserva
i notissimi campioni delle ampolle gerosolimitane contenenti le eulogie degli olii
dei luoghi santi di Palestina e dei sepolcri dei martiri in Roma raccolti ai tempi
del magno Gregorio: le ampolle fittili delle eulogie del martire Menna,0 ed anche
i Avellino, Opuscoli T. Ili p. 265 e segg.
2 Morcelli, Kalend. Conslanlinop. T.II p. 97.
s Vedi tomo I p. 84, ove è citato il noto passo di Hinucio Felice: cf. Justini, Apolog. II.
* Vedi tutto il libro di Tertulliano De corona mililis; e Clemente Aless. Paedagog. II, 8.
5 Cyprianus, De laprìs.
* Minucii Felicis, Octwius, ed. Ouzel. p. 43; e vedi ivi i commentarli p. 45,109.
1 Bingham, Orig. et cmliq. christ. XXIII, 3, 20, T. X p. 76.
s Vedi s. Paulini Noi. in s. Felicem carm. XHI v. 590 e segg. ed ivi le annotazioni del Muratori.
9 Cathemerin. X v. 169-172.
" Bull. a. 1869 p. 31 e segg. 46 e segg.; 1872 p. 26 e segg.
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