Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
— 642 —

a Roma; viceversa più d'uno ne vidi, quando furono sterrate le gallerie del cimitero
di s. Alessandro al settimo miglio della Nomentana: al quinto miglio della Latina
testé ho veduto l'insigne epigrafe del collegium Phtjlletianoritm (che in un altro scritto
illustrerò) posta recta fronte alla bocca d'un semplice loculo. Altri simili indizi mi fanno
credere, nei cimiteri rustici e in quelli in genere lontani da Roma la negligenza delle
cautele prescritte circa l'uso materiale delle.lapidi pagane essere stata meno rara che
nei cimiteri prossimi alla città. Ciò è naturale e facilissimo a intendere. Gli utenti dei
cimiteri dei predii rustici e dei pagi, ed anche di quelli delle piccole città, furono
in grande numero illetterati: poche sono in quei sepolcreti le tombe fornite di
epitafio, mentre tanto straricchi ne sono i cimiteri romani. Niuna meraviglia
adunque, che i rozzi fossori ed i fedeli dell'agro romano e delle diocesi suburbi-
carie non abbiano esaminate e per così dire corrette le lapidi pagane, di che si
servivano, con quel!' occhio intelligente e quella vigile attenzione, di che tanti
indizi ci danno i cimiteri proprii della metropoli.

Rimarrebbe però a discutere il gruppo di eccezioni, cioè le cinque lapidi
pagane notate e descritte dal Setlelc nel cimitero di s. Ippolito. È egli credibile,
che quelle eccezioni sieno tutte speciali di quel luogo e delle scoperte l'atte negli
anni 1829, 1830? Rispondo, che la singolarità del gruppo mi farebbe veramente
credere, il caso essere d'indole tutta locale; e colpa d'alcun rozzo ed illetterato
fossore, che lavorò in quei luoghi, interrati forse prima che ne fosse fatta ispezione
dai capi fossori e dai preposti del cimitero. 3Ia il caso non è tanto certo né bene
osservato, quanto il Scitele afferma. Egli non vide coi suoi occhi i loculi intatti,
ma ne udì la relazione da altri, che non nomina: ed a quella relazione io non posso
prestare piena fede. Una delle cinque iscrizioni, che il Settele espressamente dice
stata visibile e in niun modo coperta o nascosta, quella di Geminio Augustale,
nel 1813 mi venne innanzi nei magazzini dei musei vaticani; e senza punto sapere
di quanto altri ne aveva detto o scritto, spontaneamente notai le vestigia della
calce che ne aveva tulle coperte le lettere. I moderni cavatori adunque l'avevano
nettata per renderla leggibile: e altrettanto possono aver fatto in due altre, che io
non ho coi miei occhi esaminato. Finalmente le due rimanenti di quel medesimo
gruppo, delle quali bene conosco gli originali1, sono, a mio avviso, cristiane.
Rastino per ora questi cenni. Non è qui che si conviene minutamente esaminare
le specialità del caso proposto e descritto dal Settele.

Da queste osservazioni e dottrine discende per necessaria conseguenza un canone
fondamentale di romana cristiana epigralìa. Di legge almeno ordinaria e nei ci-
miteri, che vorrei chiamare letterati, della zona romana, le iscrizioni poste recta
fronte alla bocca dei loculi, e nel modo regolare dei titoli proprii di ciascun sepolcro,
pel solo indizio materiale del modo di loro collocazione debbono essere giudicate
cristiane. Siffatto indizio è stato sempre ed è tuttodì in mille e mille casi con-
fermato da prove intrinseche ed estrinseche alle iscrizioni medesime: esso è stato

' Sono quella di Aposclenio Lucilliano, oggi affissa al portico della basilica di s. Marco; e quella di Settiniia Seconda posta
dal marito milite delle coorti pretorie, oggi nel museo cristiano laterancnse.
 
Annotationen