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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 3) — Neapel, 1762 [Cicognara, 2645-4]

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https://doi.org/10.11588/diglit.3734#0217
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AVOLA X L. 201

ta la macchina , partono più fimi (XI) , che fon tirate da
due file di perfone, di cui appena fé ne difiinguono quat-
tro -, e le due prime di effe fon bizzarramente veftite con
abito bianco, e corto, che giunge a mezza co/eia , reftan-
do nudo il reftante, e con una fpecie di bautte ^I2) , che
covre il petto, le /palle, e la /<*//# , sulla quale forma una
punta o tutulo rilevato : le altre due han parimente una
m afe ber a con faccia di cane (I3) *, ma tutto è di un chia-
ro/curo i che dà al rojfqftro . A fianco di quefìe perfone

vi è

/II. 56'

Servio Aen. II. 15. Si veda anche Dione Prufeo
fieli' orazione in lode di Troja . Rota Fabretti 1. e.
p. 367. con Plutarco in Sertor. che Troja tre volte
fu prefa, e femore per caufa de' Cavalli : la pripnt
volta da Ercole per gli Cavalli di Laomedonte : la
feconda da Agamennone col Cavallo di legno : la terza
da Caridemo per colpa di un Cavallo , chs cadde sulla
porta della Citta , ed impedì , che fi chiudeffe all' im*
provvifo arrivo de' nemici.

(il) Virgilio II. Aen. 235.

, . & ftupea vincula collo
Intendunt.
e nella Tavola Iliaca fi vede anche la fune attaccata
al collo del Cavallo , Ma qui il pittore avendo fitua-
ta la macchina fopra una tavola , ha creduto più pror
prio il far tirare la tavola ftejfa , e da quefta far
partir le funi.

(12) Rsiìa mentovata pietra antica prejfo il Li ce-
to fi vede il Cavallo Trojano in atto di ejfer tirato den~
tro la Città ; 3 fopra una menfula Jla una mafehera .
Lafciando firn la frana opinione del Liceto , che la
crede la tejla di Caffandra ( la quale , per non dir
altro , fi sa che morì in Grecia uccifa da Clitenneftra )
potrebbe fofpettarfi , che ferva tal mafehera per indi-
care , che il Cavallo Trojano era una favola : fi veda
Plutarco Qu. Rom. To. II. p.287. 0 pure combinando-
la colle perfine qui mafeherate potrebbe dir fi, che in
quella follenne pompa , con cui i Trojani iniroduffero
V infidiofo dono de' Greci credendolo cofa facra a Mi-
nerva , avejfe avuto luogo la mafehera . Es certo , che
nelle fefte fella gran Madre Idea , il di cui culto era
venuto da Pefinunte nella Frigia in Roma ( fi veda
Livio XXIX. io. e Ovidio Faft. IV. 179. e fegg. e
ivi ì Cementatori ) ognuno fi mascherava , come fi
Ugge in Erodiano lib. I. E l Palladio, eh' era il fi-
ero depofito cujlodito in Troja , era anche venuto da
Pejìnunte , come fi ha da Tzetze a Licrofone v. 355.
Si avvertì ancora , che ne' quinquatri minori , fefta in
cnor di Minerva, celebrati in Roma avean luogo le
mafehere , come dice Ovidio Faft. VI. 654. il quale
febbene ne porti una ragione particolare nata dalla fu-
ga de' Tibicini da Roma ; non è però, che non fé ne
poffa fofpettar l' origine più antica , e venuta infieme
col culto di quella dea : fi veda Meurfio Panath. e. 4.
Oltraciò è noto , che la Madre Idea, e la Minerva

Attica, era lo ftejjo nume '■ fi veda Apulejo Met. XI.
e ivi il Beroaldo . E fi avvertì a quefto propofito an-
cora , che Virgilio G. II. 385. par che attribuifea
V invenzione , 0 V ufo almeno delle mafehere agli Au-
fonii, che furono una colonia de' Trojani :

Nec non Aufonii , Troja gens miffa , coloni
Verlibus incomtis ludunt, rituque Coluto,
Oraque corticibus fumunt horrenda cavatis :
onde potrebbe dedurfi , che avejfero ejfi dal lor paefe
portato il coflume di mafeherarfi : e l'ufo delle mafehe-
re fi crede antichijfimo , volendofi anche nominata,
fre'jfo Clemente Alejandrino Str. V. p. 573. da Or-
feo , che chiama la Luna yopyésiOì> , &x rò si/ duT/}
7tpéaùo7tov,per quella fimilitudine di faccia, che in effe
fi vede ; come fpiega ivi Epigene. Si veda il Mzre-
feotti de Perfon. cap. 3. dove nota , che non fi-
lo nelle fefte di Bacco ufavanfi le mafehere, ma in
altre ancora , come in quelle d'Ifide deferitte da Apu-
lejo Met. XI. in quelle della dea Siria mentovate dal-
lo Pejfo Met, Vili, e in altre : e avverte parimente il
coflume, che vi era in Atene, che nelle pubbliche fun-
zioni fiacre , 0 procefiioni , quei che andavano masche-
rati diceano de' motti pungenti : così Ulpiano a Demo-
Jlene de Falfa legat. p 388. im raTg 7TO[XTTot7g sàoi-
Sopìno à?^ÀOig TìpoGhmsla, Qcpwrsg . Si veda lo fief-
fo Demoflene 1. e. pag. 339. Ma comunque fia vi
fu chi avvertì , che Igino Fav. 108. parlando del-
l' introduzione del Cavallo in Troja dice , che Priamo
efprejfamente ordinò a' Cittadini , ut effent magno
opere feriati : e Orazio IV. 0. 6. in fimìle occafione
chiama i Trojani male feriatos. Infatti Virgilio, e
gli altri ci rapprefentano i Trojani nell' introdurre il
Cavallo in una fomma allegrezza, e ubbriachi, comt
efprejfamente fon detti da Filqjlrato Apoll. Tyan. V.
2Ó. Per efprimer dunque V ecceffo dell'allegria, e del-
l' ubbriachezza , gli ha forfè rapprefentati con ma-
fehere , eh' eran proprie de' baccanali. Mota lofief-
fo Marefcotti e. 4. che ne' banchetti 0 pubblici, 0 pri-
vati , vi era anche V ufo delle mafehere : fi veda Fi-
lojìrato I. Im. 2. che dice efprejfamente, che le don-
ne , e le ragazze accompagnavano il cavallo con can-
ti , e balli.

(13) Nelle fefte Ifiache fi v&deano le perfone anche
con mafehere di cane : e nelle fiacre funzioni di Mi-
tra fi mafchsravano con facce di leoni, di corvi, e

di

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