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te ^, e del Cìzieo ^, che fono i più rinomati ; e per
la diverfità, che tra le medefime fi ravvifa (ó) : accrefce il
dubbio sulla noflra , la quale né pure intieramente forni-
glia
(4) Di Zenone Eleate ( 0 fia dì Velia nelle vi-
cinanze di Pefio: Stratone VI. p. 252. Plinio III. 5.
fi veda Menagio a Laerzio IX. 28. ) così fcrive Pla-
tone sul principio del Parmenide : Zwavu òè èyyùg
ìtoùv TSTTstpdxona tóts slmi, eù^Kyi S$, acci yagiev-
7X f'Sétv • mi Tièysatìai auro» naiòiKÙ tS napfis>i'òs
yeyovsmt : che Zenone era di circa quaranta anni,
grande di ftatura , e grazio/o di afpetto ; e che di-
ceafi effere flato amaiìo di Parmenide. Ateneo XI.
15. p. 505. riprende la malignità, e l' impudenza di
Platone per aver voluto fuor di propofito tacciar Par-
menide ; ma non fi oppone a. quel che riguarda le
fattezze di Zenone . Laerzio IX. 25. riferifce anche
egli quel che dice Platone del non onejh amor di
Parmenide : ma riferifce ancora , che altri diceano
effere fiato Zenone figlio di Teleutagora per natu-
ra , e per adozione di Parmenide ; altri indifiin-
tamente lo diceano figlio di Parmenide . Apulejo
Apol. I. dice foltanto : Zenonem Velia oriundum
longe decoriffimurn fuiffe . Fu certamente dìfice-
Qolo di Parmenide , e maefiro di Pericle : celebre
così fer la fua maniera dì difputare nel prò , e nel
contra , con cui impugnava qualunque propofizione
( Plutarco Perici, p. 154-) ; e per l'invenzione del-
la Logica ( Sejlo Empirico VII. 7. Laerzio VIII. 57.
Suida in Ttfvw TsteuTayópis . ) ,e del dialogo ( Laer-
zio III. 48. il quale per altro faggiunge , che Ari-
fatele ne attribuiva V introduzione ad Aleffameno
Tejo ; così anche Ateneo XI. 15, p. 505. ) : come per
la cojìanza nel fofirire i tormenti , commendata da
molti , ma narrata con circofianze diverfe ; come può
vederfi preffo Bayle Di&. Hift. Art. Zenon d' Elee,
Remarq. C. e preffo Brucherò Hifì. Crit. Philof. P.
II. lib. II. cap. XI. §■ 13- i quali raccolgono , e
/piegano i fuoi fentìmenti , particolarmente intorno
al molo , eh' egli negava. Fiorì verfo l'Olimpiade
LXXIX. Laerzio IX. 29. ed è notabile , che non fi
legge , che gli fi fofj'e alzata alcuna fatua né in
Atene , né in Elea fua patria , né altrove.
(5) Di Zenone di Cizio ( piccola Città nell'ifola
di Cipro : Strabone XIV. p. 682. Laerzio VII. 1.
Suida in TÀrm Myaaéa ■ Plinio V. 31. ) capo, e fon-
dato)' degli Stoici , è fritta la vita diffufamente da
Laerzio nel libro VII, dove sul principio così deferi-
va le fue fattezze '■ tòv Tgctyyifà» èm DxTspx vsvsu-
xòg %v . . . ìayyòc, ùno^'^i > {A&dyxpag . . . nct-
^vwy][ióg te , Y.a.t ccntty/jg, xmi dcrOsvfe ; avea il col-
lo piegante da una parte , . . . gracile , di bafla
ftatura, di carnagione abbronzita .... di gambe
groffe , dìlicato , e debole : e poco dopo 1. e. 16.
civyións , Kai TTtxpòv , xctr tò npòcamov Guvt-anoLG-
[xévov , tetro , amaro , e colla faccia increfpata.
Infatti Sidonio Apollinare IX. Ep. 9. deferivendo i
ritratti di tutti i Filofofi , che fileano dìpìngerfi ne'
Ginnafii , dice di quejlo Zenone , che rapprefentavafi
fronte contrada. Giova a format V idea della fua
immagine anche il faperfi, che egli vìffe novantof-
to anni : Laerzio VII. 28. Luciano Macrob. §. 19.
Suida I. e. Ed è notabile, che fu fommamente filma-
to dagli Ateniefi non meno pel fapere , che per la»
fua probità ; onde gli davano a cujlodir le chiavi del-
le porte della Città,e l'onorarono colla corona d'oro,
e colla fatua di bronzo : e lo fletto fecero i fuoi
compatrioti , filmando effere un ornamento della
Città l'immagine di quell'uomo , come dice Laer-
zio VII. 6. e nota Plinio XXXIV. 8. che quefta fila
fatua non fu venduta da Catone nella confifazione
del regno 'di Cipro .
(6) Il Fabbri 1. e. nel portare il lufio del Ze-
none , col nome, ritratto dal marmo del Cardinal Far-
nefe , dice , che Fulvio Orfini avga veduta un'altra
Erma di marmo anche col nome , che a fuo tempo
più non compariva . Il Bellori 1. e. nel portar l'altri
tefia anche col nome prefa dalle carte dell 'Orfini, di-
ce , che era diverfa da quella del Palazzo Farne fé.
Infatti il Gronovìo A. G. To. II. n. 64. difiingue il
bufo del Bellori , e dell' Orfini dal marmo Famefe :
benché nelVefpofizione de' buffi del Campidoglio T. I.
p. 4&.fi legge, che il bufo del Bellori, e dell'Orfinì
fia lo fieffo , che il Famefe , E' certo , che V imma-
gine portata dal Fabbri , e che fi dice ritratta dal
marmo Famefe , non è fimile a quella del Bellori ,
che fi dice copiata dai difegni dell'Orfinì. Porta an-
che il Gronovìo una immagine fenza nome prefa dal
Gevart , che la dice ritratta da una gemma dell'Or-
finì , fimile molto a quella del Fabbri , che anche fa
menzione di tal gemma . Se porta lo fieffo Gronovìo
un' altra prefa da un marmo antico di Epifcopio ,
fenza nome , e con diadema , 0 fafeetta intorno ai
capelli ( fimile alquanto a quella del Bellori ) ; e la
fieffa è riportata nel Laerzio dell'edizione di VVet-
fienio To. I. p. 564. nella Vita dì Zenone Eleate .
Nel Mufeo Fiorentino To. I. Tav. XXXXI.n.i. p.88,
fi vede una gemma con tefia fenza nome , e fi dice
fimile a quella del Fabbri , e fi crede rapprefentare
Zenone Cizieo . Finalmente nel I. Tomo del Mufeo
Capitolino nella Tav. 90. è i nei fa una fatua intiera
di marmo fenza nome , il di cui volto è diverfo da
tutti gli altri di fiopra mentovati : e fi vuole che pof-
fa effer quefio il Zenone Eleate , e che quello del
Palazzo Famefe fia il Cizieo , per la diverfità ap-
punto delle fattezze dell'uno , e dell' altro notate da
Laerzio , Nota ivi modefiamente il dottiffìmo Efpofi-
tore l'abbaglio del Fabbri , del Bellori , e di qualche
altro Antiquario, che han prefo il Zenone Eleate pel
fondatore della fetta Stoica , confondendolo così col
Cizieo : abbaglio per altro , in cui è caduto anche
S. Epifanio Haeref. Stoicor. ed Ammiano Marcellino
XIV.9. dove fi veda il Valefio ; e fi veda anche il Mena-
gio a Laerzio IX. 26. Né l'Efpofitore del Mufeo Fio-
rentino ne è in tutto efente , attribuendo al Cizieo
V invenzion della Logica, che appartiene all'Ekate .
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te ^, e del Cìzieo ^, che fono i più rinomati ; e per
la diverfità, che tra le medefime fi ravvifa (ó) : accrefce il
dubbio sulla noflra , la quale né pure intieramente forni-
glia
(4) Di Zenone Eleate ( 0 fia dì Velia nelle vi-
cinanze di Pefio: Stratone VI. p. 252. Plinio III. 5.
fi veda Menagio a Laerzio IX. 28. ) così fcrive Pla-
tone sul principio del Parmenide : Zwavu òè èyyùg
ìtoùv TSTTstpdxona tóts slmi, eù^Kyi S$, acci yagiev-
7X f'Sétv • mi Tièysatìai auro» naiòiKÙ tS napfis>i'òs
yeyovsmt : che Zenone era di circa quaranta anni,
grande di ftatura , e grazio/o di afpetto ; e che di-
ceafi effere flato amaiìo di Parmenide. Ateneo XI.
15. p. 505. riprende la malignità, e l' impudenza di
Platone per aver voluto fuor di propofito tacciar Par-
menide ; ma non fi oppone a. quel che riguarda le
fattezze di Zenone . Laerzio IX. 25. riferifce anche
egli quel che dice Platone del non onejh amor di
Parmenide : ma riferifce ancora , che altri diceano
effere fiato Zenone figlio di Teleutagora per natu-
ra , e per adozione di Parmenide ; altri indifiin-
tamente lo diceano figlio di Parmenide . Apulejo
Apol. I. dice foltanto : Zenonem Velia oriundum
longe decoriffimurn fuiffe . Fu certamente dìfice-
Qolo di Parmenide , e maefiro di Pericle : celebre
così fer la fua maniera dì difputare nel prò , e nel
contra , con cui impugnava qualunque propofizione
( Plutarco Perici, p. 154-) ; e per l'invenzione del-
la Logica ( Sejlo Empirico VII. 7. Laerzio VIII. 57.
Suida in Ttfvw TsteuTayópis . ) ,e del dialogo ( Laer-
zio III. 48. il quale per altro faggiunge , che Ari-
fatele ne attribuiva V introduzione ad Aleffameno
Tejo ; così anche Ateneo XI. 15, p. 505. ) : come per
la cojìanza nel fofirire i tormenti , commendata da
molti , ma narrata con circofianze diverfe ; come può
vederfi preffo Bayle Di&. Hift. Art. Zenon d' Elee,
Remarq. C. e preffo Brucherò Hifì. Crit. Philof. P.
II. lib. II. cap. XI. §■ 13- i quali raccolgono , e
/piegano i fuoi fentìmenti , particolarmente intorno
al molo , eh' egli negava. Fiorì verfo l'Olimpiade
LXXIX. Laerzio IX. 29. ed è notabile , che non fi
legge , che gli fi fofj'e alzata alcuna fatua né in
Atene , né in Elea fua patria , né altrove.
(5) Di Zenone di Cizio ( piccola Città nell'ifola
di Cipro : Strabone XIV. p. 682. Laerzio VII. 1.
Suida in TÀrm Myaaéa ■ Plinio V. 31. ) capo, e fon-
dato)' degli Stoici , è fritta la vita diffufamente da
Laerzio nel libro VII, dove sul principio così deferi-
va le fue fattezze '■ tòv Tgctyyifà» èm DxTspx vsvsu-
xòg %v . . . ìayyòc, ùno^'^i > {A&dyxpag . . . nct-
^vwy][ióg te , Y.a.t ccntty/jg, xmi dcrOsvfe ; avea il col-
lo piegante da una parte , . . . gracile , di bafla
ftatura, di carnagione abbronzita .... di gambe
groffe , dìlicato , e debole : e poco dopo 1. e. 16.
civyións , Kai TTtxpòv , xctr tò npòcamov Guvt-anoLG-
[xévov , tetro , amaro , e colla faccia increfpata.
Infatti Sidonio Apollinare IX. Ep. 9. deferivendo i
ritratti di tutti i Filofofi , che fileano dìpìngerfi ne'
Ginnafii , dice di quejlo Zenone , che rapprefentavafi
fronte contrada. Giova a format V idea della fua
immagine anche il faperfi, che egli vìffe novantof-
to anni : Laerzio VII. 28. Luciano Macrob. §. 19.
Suida I. e. Ed è notabile, che fu fommamente filma-
to dagli Ateniefi non meno pel fapere , che per la»
fua probità ; onde gli davano a cujlodir le chiavi del-
le porte della Città,e l'onorarono colla corona d'oro,
e colla fatua di bronzo : e lo fletto fecero i fuoi
compatrioti , filmando effere un ornamento della
Città l'immagine di quell'uomo , come dice Laer-
zio VII. 6. e nota Plinio XXXIV. 8. che quefta fila
fatua non fu venduta da Catone nella confifazione
del regno 'di Cipro .
(6) Il Fabbri 1. e. nel portare il lufio del Ze-
none , col nome, ritratto dal marmo del Cardinal Far-
nefe , dice , che Fulvio Orfini avga veduta un'altra
Erma di marmo anche col nome , che a fuo tempo
più non compariva . Il Bellori 1. e. nel portar l'altri
tefia anche col nome prefa dalle carte dell 'Orfini, di-
ce , che era diverfa da quella del Palazzo Farne fé.
Infatti il Gronovìo A. G. To. II. n. 64. difiingue il
bufo del Bellori , e dell' Orfini dal marmo Famefe :
benché nelVefpofizione de' buffi del Campidoglio T. I.
p. 4&.fi legge, che il bufo del Bellori, e dell'Orfinì
fia lo fieffo , che il Famefe , E' certo , che V imma-
gine portata dal Fabbri , e che fi dice ritratta dal
marmo Famefe , non è fimile a quella del Bellori ,
che fi dice copiata dai difegni dell'Orfinì. Porta an-
che il Gronovìo una immagine fenza nome prefa dal
Gevart , che la dice ritratta da una gemma dell'Or-
finì , fimile molto a quella del Fabbri , che anche fa
menzione di tal gemma . Se porta lo fieffo Gronovìo
un' altra prefa da un marmo antico di Epifcopio ,
fenza nome , e con diadema , 0 fafeetta intorno ai
capelli ( fimile alquanto a quella del Bellori ) ; e la
fieffa è riportata nel Laerzio dell'edizione di VVet-
fienio To. I. p. 564. nella Vita dì Zenone Eleate .
Nel Mufeo Fiorentino To. I. Tav. XXXXI.n.i. p.88,
fi vede una gemma con tefia fenza nome , e fi dice
fimile a quella del Fabbri , e fi crede rapprefentare
Zenone Cizieo . Finalmente nel I. Tomo del Mufeo
Capitolino nella Tav. 90. è i nei fa una fatua intiera
di marmo fenza nome , il di cui volto è diverfo da
tutti gli altri di fiopra mentovati : e fi vuole che pof-
fa effer quefio il Zenone Eleate , e che quello del
Palazzo Famefe fia il Cizieo , per la diverfità ap-
punto delle fattezze dell'uno , e dell' altro notate da
Laerzio , Nota ivi modefiamente il dottiffìmo Efpofi-
tore l'abbaglio del Fabbri , del Bellori , e di qualche
altro Antiquario, che han prefo il Zenone Eleate pel
fondatore della fetta Stoica , confondendolo così col
Cizieo : abbaglio per altro , in cui è caduto anche
S. Epifanio Haeref. Stoicor. ed Ammiano Marcellino
XIV.9. dove fi veda il Valefio ; e fi veda anche il Mena-
gio a Laerzio IX. 26. Né l'Efpofitore del Mufeo Fio-
rentino ne è in tutto efente , attribuendo al Cizieo
V invenzion della Logica, che appartiene all'Ekate .
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