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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 7) — Neapel, 1779 [Cicognara, 2645-8]

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https://doi.org/10.11588/diglit.9170#0160
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TAVOLA XXXIII.

te è /piegata da Stazio quella di Pan a Foloe ( IL per altro varie fono le opinioni , che pojjón vederJt in

Siiv. III. B. e fegg. ) . Anche leggiadramente efpreff Cafaubono (dePoèti Satyr. 1.2. p.42. e fegg. ), // qua-

fono da Nonno le due forprefe fatte da Bacco a Ni- le me dimojìra antichijfma la memoria prejfo i Gre-

cea ( XVI. 251. ) , e ad Aura ( XLVIII. 621. ) ci » e incerta , 0 intieramente fconofciuta l'origine,

dopo averle fatte addormentare con mefcer del vino Può veder/1 anche il Meziriac a Ovidio ( To. I.

nelle acque de'fonti , dove effe foleano andare a iere. p-439- e fegg. ) dove lungamente parla de'Satiri ■> e

Anzi Mennone {prejfo Fozio cap. 43. p. 739-) rac- di tutti gli altri Jimili dei de' hofchi. Del rejlo nella

contando l'origine della Città di Nicea > dice che favola fpejfo s'incontrano de'figli de'Satiri per violen-

Bacco avendo fatta addormentar la Ninfa di tal no- ze fatte alle Ninfe - Ovidio alle fue difcepole dà per

me figlia di Sangario e di Gitele , col me/colar del precetto il non ublriacarfi, acciocché non Jìano efpojle

vino nella fontana , ove effa levea , V ingravidò , <* fimi li forprefe (Art. III. 765.). Sì vedano le note

e «' ébte ter figli i Satiri : della genealogia de' quali della Tavola leguente.

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TAV. XXXIV.
 
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