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Le pitture antiche d'Ercolano e contorni (Band 7) — Neapel, 1779 [Cicognara, 2645-8]

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https://doi.org/10.11588/diglit.9170#0382
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37^ TAVOLA LXXXIV.

coli \ e a piedi fui poggio grande è un bacile, a color di
argento, con dentro de1 /#wri di pafta W. Il fecondo qua-
dretto rapprefenta mare con /cogli al davanti ; e molti
pefci, tutto del color naturale -, e tra i pefci fon notabili
due groffe triglie, e una murena ^ ). Nel Afrso quadretto
fopra un pogginolo vi fono d^<? a color di bronzo \
e fui primo vi è a travedo un colatojo ^ nel ##ró/<? anche
a color di bronzo vi fono delle j/0p#'9 l'altro appog-
giato al pogginolo, è a colore di /érr# e vi fi ve-
dono alcune lettere ^\ fofpefi al muro da un chiodo fono
alcuni uccelli di color rojjìccio col &w?0 bianco \ e fofpefii
da un altro chiodo è una tonagliuola bianca^. Neil1ultimo
quadretto fi vede un mucchio di monete d' are *7 poi un
Jacchetto \ e dopo un altro mucchio di monete d' oro , e
di argento mifchiate(9) : più fotto fi vede un calamajo di

color

Jeano anche divider/ì in otto , o in più jparti ( A te- più celebri, di qitejli due terze parti erano dell' Ita-
ileo III. 30. ). Ha. Del reflo lo fleffo Plinio ( XIV. 6. ) dice , che i

(4) Notiffimo ancora è Vufo delle placente, delle vini di Pompei non poteano beverfi prima di dieci
feri bike-, e finiili lavori di pajìa : Si vedano i Corri- anni, e che erano così gagliardi, che produceano dolor
tentatori di Petronio ( cap. 35. ),di Marziale (ILI. di te/la in fextam horam diei fequentis.

17. ), Ateneo ( XIV. 13. e ivi Cafaubono ). (8) <SV è già notata altrove la differenza tra la

(5) Si è già più, volte notaio il luffo , e'I guflo mappa , 0 falvietta , e'I mantiie , 0 tovaglia della
degli antichi pei pefci : *5V veda tra gli altri Macro- menfa : Marziale ( XII. 29. ) :

Ho ( III Sat. 15. e 16. ). Attillerai mappa m nemo, dum furta timentur ;

(6) Dell' M/o de' xinfrefeatoi fi è parlato altro- Mantiie e menfa furripit Hermogenes.

ve . Ve' colatoi per far colar la neve nel vino ( de' Perciò U Q»t>4i Èiceafi s'niT punirlo» foprattavola ,
quali anche fi fa menzione nella L. 21. de Auro , ed era ordinariamente di lana grojjoianz ,e perciò aei-
& Arf le°". ) oltre agli altri , può vederfi il nofl.ro ta gaufapa. Orazio ( I. Serm. 8. 11. ) •'
Aulifio de Colo Mayerano. // colatojo era anche un Gaufape purpureo menfam perterfit . . .

frumento da cucina : Si veda Polluce ( VI. 89. X. Son notabili nella pittura le fimbrie del mantiie >Vir-
108. e ivi i Commentatori ). gilìo ( Aen. I.702.): tonfifque ferunt mantilia villis:

(7) Non è facile il difiinguere quefte lettere per po- Dove Servio : Tonfis villis, vel minuti; , vel compo-
ierne con ficùrezza rilevar parola. Del reflo è noto il fith ; conftat enira majores mappa; habuifle villofas.
cojlwme di fegvare su i vafì il nome del padrone ( Plau- (9) Nelle famiglie degli uomini ricchi vi era il
to Rud. II. V, 21. );? anche quello dell'artefice ; e Difpenfatore, e'I Procuratore. Dell'uno, e dell'altro
vie' vafì di creta il nome del padrone dell'officina, fa menzione Petronio ( cap. 30. ) In cujus parte
Siccome poi è noto l'ufo di riporre il vino ne' vajl prima Procurator rationes accipiebat : e poco dopo:
di terra cotta, e fegnahvì V anno col nome del Confo- Difpenfatorem in precario^ aureo; numerantern depre-
le ( Plinio XIV. 14. e 21. Orazio I, Ep. V. 4. e cati fumus. Si vedano ivi i Commentatori ; e fi ve-
altri ); (osi egualmente noto è il cojlume di porre su da anche Pignorio de Serv. p.307. e 330. e altrove,
tali vafi i nomi de' vini , 0 fia il luogo , dove erano Quintiliano { Declam. 345. ) : Quod per Difpenftto-
gati fatti : Plinio ( XIV. 14. ) Plauto ( Poen. IV. res foeneratis; quod familiam per Procuratore; con-
2. 14. ), Giovenale ( V. 34. ): tinetis. Può dunque dir fi , che qui il pittore abbia

Cras bibet Albanis aliquid de montibus, aut de voluto rapprefentarci la ftanza del Difpenfiere , 0 del
Setinis, cujus patriam tituhmque feneéfcus Procuratore , col danaro , e co' libri de' conti .

Delevit multa veteris fuligine teflae. Sulla formala , che aggimgeafi nelle fritture di pa-

Non è da tacerli quel, che fcrive Plinio (XIV. 11.) gamento , Che il danaro pagato era de domo , de
che efendo ottanta quafi in tutto il Mondo ì vini ajeca, per diflinguerh dal pagamento , che fi facea ex

menfa .
 
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