i96 CALABRIA AB
tare i Decreti fatti dal Senato,e propofero pre-
mi; à chi rivelafse.e conducefse alcun de'Mal-
fattori, davanti à i Confoli : ò vero notificafse
il nome degl'afsenti , e fe alcuno de'norificati
fi fugifse,difsero che gl'afsegnarebbero il gior-
no , nel quale non comparendo il citato , fofse
condannato in afsenza, efe alcuno fufse nomi-
nato , ch'all'ora fofse fuor d'Italia, h darebbe-
ro il tempo più largo à comparire, fe ei volef-
fe venire à farfuadifefa. Fecero pofcia un edit-
to , ed un bando, che num vendefse cofa alcuna
per fugirfi, ne comprafse, e che alcuno non_>
ricevesse,ò nafcondefse cotale fugitivo, ne l'a-
giutafse j ò fovvenifsecon alcun favore.
XUI. Licenziato che fù il parlamento del
Popolo per tutta la Città fù grandifsimo terro-
re , ne fi rimafe folamente dentro alle mura di
Roma, ò ne'confìni Romani ; mà per tutta 1'
Italia fi cominciò à temere,avendo quei di fuo-
ri auuto notizia per lettera degl'amici di Ro-
ma , del decreto del Senato , e deU'orazione,e
bando de'Confoli. Molti la feguente notte do-
pò il dì, che la cofa fù publicata nel parlamen-
to fugendo, furon prelì dalle guardie polle alle
porte da'Triumviri, e rimenati in dietro , e di
molti furon rapportati i nomi, de'quali afsai
Uomini, e Donne uccifero femedefimi.
XLVIII. Dicevafi aver congiurato infieme
più di fette mila mafchi, e femine ; ed i capi
della congiura fi teneva per cola certa efser
Marco Catinio , e Lucio Catinio della plebe
Romana : ed AuloFalifco, e Lucio Opiternio,
e Minio Cerrinio Capuano , e da coltoro lì
diceva efser nate tutte le cofe.fconcie , e fcele-
rate che fi facevano , e quelli erano i Sacerdoti
mafsimi, e fabricatori di sì fatti Sagrifici;.
XLIX. Fecefi provedimento, che con ogni
celerità quelli fufsero prefi, e condotti davanti
à i Confoli, e confefsandodi fe fiefsi,non fecero
punto refiltenza di nunifeitare ogn'uno. Mà
:ù tanta la moltitudine di quei che fi fugivano
dalla Città , che ( perche à molti colpevoli le
facendeandavan male) i Pretori Tito Menio,e
Marco Licinio furon coltrerei à dare alle caufe,
(mediante il Senato) una dilazione di trenta-»
gio rni: tantoché i Confoli avefsero compiuto 1'
in qui li zi oni.
L. La medefima follecitudine (perche in Ro-
ma non rifpondevano , ne' vi fi ritrovavano co-
loro , di cui eran deferirti i nomi ) coftrinfe i
Coufoli ad andare fuori per le piazze de'mer-
cati: e quivi inquirere , « farne giudizio . Quei,
che folamente erano indiziati,e fecondo la for-
ma degl'efsecrabili verfi , dettandogli il Sacer-
dote , avevano fatto i prieghi, ne'quaii fi con-
teneva la nefanda congiurazione in ogni mal-
fatta cofa, e libidine : ne avevanpoi commefso
infe, ò in altri alcuna di quelle cofe, alle quali
fi erano per giuramento obligatirgli lafciavano
in carcere ; màcoloro.che d'uccilìoni.e di fìu-
prifofsero fiati contaminatici fallita ditefta-
menti, e di fomiglianti altre frodi, privavano
della vita.
LI. Molti più furono i puniti di morto ,
ITATA LIBRO L ~*~
che gl'incarcerati, e nell'uno, e nell'altro <*ra-
do fùgran moltitudine,e di Uomini,e di Don-
ne : le femine condannate le davano in mano
de'parenti, ò di cui elleno erano in poteftà ac-
cioche quei privatamente le punifsero : e fe' al-
cuno non fulfe fiato atto à dar lorailfuppjjc;o:
erano cafh'gate dal publico.
LII. Fù poi commellò à Confoli, che gua-
ftaflèro prima in Roma , e poi per tutta Italia i
luoghi de'Baccanali, fuorché ove folle flato
qualch'antico altare, ò ftatua confagrata. E
fù pro veduto per deliberazione del Senato, che
né in Roma , ne in Italia per avvenire, non fuf-
fero più alcuni recettacoli de'Baccanali, e fo
alcuno giudicafiè tal maniera di fagrifkiofol-
l'enne, e neceflario > e non poter lafciarlo fenza
offefa della religione,e di peccato graviflìmo .
LUI. Lo manifeiìaflè al Pretore di Roma ,
e quegli lo confultaflè in Senato, e fe ciò li fuf-
fe permeilo da quello , quando in Senato non
folfero,non meno di cento Senarori, all'ora li
folle lecito fare tal fagrirìcio , purché non v'in-
tervenifsero più di cinque perfone, nè vi fofse
pecunia commune, ò almeno Maeftro di Sagri-
fìci; , ò Sacerdote . Pofcia fù fatto un altro de-
creto, congiunto con quello , proponendolo
Quintio Marzio Confoio.che l'autorità del di-
fporre di quei, che i Confoli avevano auuto per
rivelatori lì confervafse intieramente al Senato.
L1V. Efsendo ritornato à Roma Spurio
Polthumio, compiute l'inquifizionideliberaro-
no , che Minio Cerrinio da Capua fofseman-
dato in carene ad elfer guardato in Ardea ed à
fare intenderei Magiilratidegl'Ardeati,che lo
guardafsero con diligenza, non folame'nte,che
ei non r'ugifse; mà che ei non avefse commodi-
tà dì darli la morte .
LV. Poco poi, vennejSpurio Pofthumio à
Roma ( ed egli proponendo ) fù fatto il decre-
to dal Senato de'premi;, che fi dovefsero dare
ad Ebuzio, ed ad Hi/pala Fefcennia, percioche
per opera d'efsi s'era auuto indizio de'Bacca-
nali, e fù ordinato che i Camerlenghi di Roma
dafsero della Camera publica cento milla afsi
perciafeunoj cioè mille fiorini d'oro , echei
Cófoli operafsero, che i Tribuni quanto prima
potevano, propouefsero davanti alla plebe.che
Ebuzio fofse efsente.come Soldato , ch'avefse
compiuto il numero de'fuoi fìipendi;, né potef-
se efser più coiìretto à militare, nè i Cenfori
gl'afsegnafseroil Cavallo publico.
LVI. E fimilmente, che à Fefcennia Hifpa-
ia fofse lecito far donazione di miniare, ò mu-
tare fiato ; pigliar marito d'altra condizione ♦
che la fua ; clegerfi il Tutore , come fe dal ma-
rito dato li fufse fiato per teftamento ; e cosi
ch'ella fi potefse maritare àt/omo libero » ed
ingenuo, ed à cui per moglie la prendesse, non
fofse ciò imputato à mancamento, ò à vergo-
gna aIcuna;edapprefso ch'il Confolo.ed i Pre-
rori prefenti.e per l'avvenire efiftenti provedef-
fero, che à detta Donna non fofse fatta alcuna
ingiuria, fiche potefse ella fecuramente vivere,
così volere, e giudicare il Senato elser ragione-
~ "— " vole i '
tare i Decreti fatti dal Senato,e propofero pre-
mi; à chi rivelafse.e conducefse alcun de'Mal-
fattori, davanti à i Confoli : ò vero notificafse
il nome degl'afsenti , e fe alcuno de'norificati
fi fugifse,difsero che gl'afsegnarebbero il gior-
no , nel quale non comparendo il citato , fofse
condannato in afsenza, efe alcuno fufse nomi-
nato , ch'all'ora fofse fuor d'Italia, h darebbe-
ro il tempo più largo à comparire, fe ei volef-
fe venire à farfuadifefa. Fecero pofcia un edit-
to , ed un bando, che num vendefse cofa alcuna
per fugirfi, ne comprafse, e che alcuno non_>
ricevesse,ò nafcondefse cotale fugitivo, ne l'a-
giutafse j ò fovvenifsecon alcun favore.
XUI. Licenziato che fù il parlamento del
Popolo per tutta la Città fù grandifsimo terro-
re , ne fi rimafe folamente dentro alle mura di
Roma, ò ne'confìni Romani ; mà per tutta 1'
Italia fi cominciò à temere,avendo quei di fuo-
ri auuto notizia per lettera degl'amici di Ro-
ma , del decreto del Senato , e deU'orazione,e
bando de'Confoli. Molti la feguente notte do-
pò il dì, che la cofa fù publicata nel parlamen-
to fugendo, furon prelì dalle guardie polle alle
porte da'Triumviri, e rimenati in dietro , e di
molti furon rapportati i nomi, de'quali afsai
Uomini, e Donne uccifero femedefimi.
XLVIII. Dicevafi aver congiurato infieme
più di fette mila mafchi, e femine ; ed i capi
della congiura fi teneva per cola certa efser
Marco Catinio , e Lucio Catinio della plebe
Romana : ed AuloFalifco, e Lucio Opiternio,
e Minio Cerrinio Capuano , e da coltoro lì
diceva efser nate tutte le cofe.fconcie , e fcele-
rate che fi facevano , e quelli erano i Sacerdoti
mafsimi, e fabricatori di sì fatti Sagrifici;.
XLIX. Fecefi provedimento, che con ogni
celerità quelli fufsero prefi, e condotti davanti
à i Confoli, e confefsandodi fe fiefsi,non fecero
punto refiltenza di nunifeitare ogn'uno. Mà
:ù tanta la moltitudine di quei che fi fugivano
dalla Città , che ( perche à molti colpevoli le
facendeandavan male) i Pretori Tito Menio,e
Marco Licinio furon coltrerei à dare alle caufe,
(mediante il Senato) una dilazione di trenta-»
gio rni: tantoché i Confoli avefsero compiuto 1'
in qui li zi oni.
L. La medefima follecitudine (perche in Ro-
ma non rifpondevano , ne' vi fi ritrovavano co-
loro , di cui eran deferirti i nomi ) coftrinfe i
Coufoli ad andare fuori per le piazze de'mer-
cati: e quivi inquirere , « farne giudizio . Quei,
che folamente erano indiziati,e fecondo la for-
ma degl'efsecrabili verfi , dettandogli il Sacer-
dote , avevano fatto i prieghi, ne'quaii fi con-
teneva la nefanda congiurazione in ogni mal-
fatta cofa, e libidine : ne avevanpoi commefso
infe, ò in altri alcuna di quelle cofe, alle quali
fi erano per giuramento obligatirgli lafciavano
in carcere ; màcoloro.che d'uccilìoni.e di fìu-
prifofsero fiati contaminatici fallita ditefta-
menti, e di fomiglianti altre frodi, privavano
della vita.
LI. Molti più furono i puniti di morto ,
ITATA LIBRO L ~*~
che gl'incarcerati, e nell'uno, e nell'altro <*ra-
do fùgran moltitudine,e di Uomini,e di Don-
ne : le femine condannate le davano in mano
de'parenti, ò di cui elleno erano in poteftà ac-
cioche quei privatamente le punifsero : e fe' al-
cuno non fulfe fiato atto à dar lorailfuppjjc;o:
erano cafh'gate dal publico.
LII. Fù poi commellò à Confoli, che gua-
ftaflèro prima in Roma , e poi per tutta Italia i
luoghi de'Baccanali, fuorché ove folle flato
qualch'antico altare, ò ftatua confagrata. E
fù pro veduto per deliberazione del Senato, che
né in Roma , ne in Italia per avvenire, non fuf-
fero più alcuni recettacoli de'Baccanali, e fo
alcuno giudicafiè tal maniera di fagrifkiofol-
l'enne, e neceflario > e non poter lafciarlo fenza
offefa della religione,e di peccato graviflìmo .
LUI. Lo manifeiìaflè al Pretore di Roma ,
e quegli lo confultaflè in Senato, e fe ciò li fuf-
fe permeilo da quello , quando in Senato non
folfero,non meno di cento Senarori, all'ora li
folle lecito fare tal fagrirìcio , purché non v'in-
tervenifsero più di cinque perfone, nè vi fofse
pecunia commune, ò almeno Maeftro di Sagri-
fìci; , ò Sacerdote . Pofcia fù fatto un altro de-
creto, congiunto con quello , proponendolo
Quintio Marzio Confoio.che l'autorità del di-
fporre di quei, che i Confoli avevano auuto per
rivelatori lì confervafse intieramente al Senato.
L1V. Efsendo ritornato à Roma Spurio
Polthumio, compiute l'inquifizionideliberaro-
no , che Minio Cerrinio da Capua fofseman-
dato in carene ad elfer guardato in Ardea ed à
fare intenderei Magiilratidegl'Ardeati,che lo
guardafsero con diligenza, non folame'nte,che
ei non r'ugifse; mà che ei non avefse commodi-
tà dì darli la morte .
LV. Poco poi, vennejSpurio Pofthumio à
Roma ( ed egli proponendo ) fù fatto il decre-
to dal Senato de'premi;, che fi dovefsero dare
ad Ebuzio, ed ad Hi/pala Fefcennia, percioche
per opera d'efsi s'era auuto indizio de'Bacca-
nali, e fù ordinato che i Camerlenghi di Roma
dafsero della Camera publica cento milla afsi
perciafeunoj cioè mille fiorini d'oro , echei
Cófoli operafsero, che i Tribuni quanto prima
potevano, propouefsero davanti alla plebe.che
Ebuzio fofse efsente.come Soldato , ch'avefse
compiuto il numero de'fuoi fìipendi;, né potef-
se efser più coiìretto à militare, nè i Cenfori
gl'afsegnafseroil Cavallo publico.
LVI. E fimilmente, che à Fefcennia Hifpa-
ia fofse lecito far donazione di miniare, ò mu-
tare fiato ; pigliar marito d'altra condizione ♦
che la fua ; clegerfi il Tutore , come fe dal ma-
rito dato li fufse fiato per teftamento ; e cosi
ch'ella fi potefse maritare àt/omo libero » ed
ingenuo, ed à cui per moglie la prendesse, non
fofse ciò imputato à mancamento, ò à vergo-
gna aIcuna;edapprefso ch'il Confolo.ed i Pre-
rori prefenti.e per l'avvenire efiftenti provedef-
fero, che à detta Donna non fofse fatta alcuna
ingiuria, fiche potefse ella fecuramente vivere,
così volere, e giudicare il Senato elser ragione-
~ "— " vole i '