PARTE SECONDA CAP. V.
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to l'Imperio di Niceforo Logoteta, dalla gen-
te fugica da Paleopoli, efìèndone condottieri
Cataro., e Zaro, da'quali ebbe il nome di Ca-
tanzaro , corrotto col tempo, nell'altro di
Catanzaro .
XV. Màfe i Saraceni non furono in Cala-
bria, che doppo l'ottocento venti, ed indi negli
annifeguenti, fingolarmente nel novecento, ò
com'egli è più verifimile, circa, li novecento
cinquanta,auvennero le irraggi quanto più uni-
versali , tanto più fauguinole della Calabria, e
nelle quali convincentemente lì llima la rovina
di Paleopoli, e'J principio di queita Città: co-
me pollano anticiparli fin al principio dell'ot-
tocento, un kcoio, e forfè un fecoio,e mezzo,
prima ••
XVI. Ragione così incontra/labile , ch^?
parrai non poterle cadere agguatato difciogli-
mento , mettendo in apertiifimo contraditto-
rio l'opinione fin qui riprovata . E nienteme-
no viepiù trauviato dal dritto fentiero,eglie\
il fentimento.qual recarono per la fondazione
della medelima Città Marcello Lauro della»»
Compagnia, in un Icritto à penna, e Gio.Fran-
ceico Paparo nelproemio, qual'egli promette
al libro già dato alle Stampe, detto delle con-
fuetudini di Catanzaro, il primo Catauzarefe,
per nafcimeuto, l'altro per fola Abitazione?,
amendue però Vomini di gran letteratura nelle
lorprofeffioni.
XVII. Suppongono quefti Scrittori, che
Catanzaro fune antichiffìma Abitazione di
Greci; Catbacum antiquijfimum Oppidum, & ve-
multitudine angufios Gratis Afiaque fines eunt-j
arbitrarentur pruximum Iunium tbyrrenu?n
quemare transfretantes omnem Italia oram, earn
precipue, qu.nTarentum Rbcgium ufqueprotin
ditur, magms XJrbibus replcvere, ut non abs re
ipfa Italia pars, qua ?iunc Calabria diatur,Ma
gna Grada; quondam fortita fit nomen .
XX. Ed oltre più allargandoli anno occhi da
vederla fra l'altre Cittadella Magna Grecia».
riguardevole,per ampiezza di mura, per nobil-
tà di Cittadini, e per fantità di Religione^ ,
At Catbacum , quod Catba^orium , deinde Ca-
tban^arium recentiores dixerunt, non tam Urbis
amplitudine, Civiumque frequentiti, quarti inco-
larum humanitate,T empii que Religione claroni ,
ac fpetlabilìs tunc babebatur.
XXI. Cosi che poi ne'fecoli più mfdici à
tucta la Provincia,Ella non lì mutò di fortuna,
né fogiacque agl'alti baffi di lei ; ch'anzi feruì
di fofpirato ricovero alla fugitiva gente della
defolata Trifchine; tanto che fopravenuto Fla-
gizio per riordinare gl'affari della Calabria».,
rirò per dritto à queita Città, ed ivi riceuuto
con applaufo, l'accrebbe di popolo , J'allargo
difito, l'abbellì difabriche, e la nobilitò di
prerogative.
XXII. Vi edificò il celebre Tempio, con-
fagrato all'Arcangelo S. Michele, traportan-
dovi dalla rovinata Trifchine ie Reliquie dei
gloriofo Martire Sant'Ireneo. Gli attaccò una
gran Curia, qual fervifTed'ordinaria reliden-
za a'Miniftri della giuliizia, e per la Calabria,
e per la Lucania ; Fratorium quoque iuxtà idem
tufliffima Gracorum Colonia : e divifandone la_» j Archangeli Templum Flagitius Nicepbon Impe-
maniera, foggiongono, ch'egli fù edificato
dagl'Arcadi, venuti in Calabria circa gl'anni
correnti del Mondo tremila trecento, per det-
to di Polibio, e che perche fcauandone le fon-
damenta , venne ofiervata fulla cimadel.Mon-
te una fiaccola di fuoco, qual minacciava un
grande incendio ; per tanto ricorfi agl'Iddi j,
perche fi Imorfi , come tolto fegui, edificaron-
vi un famofo Tempio, che poi fervi à tuttala
gran Grecia , per l'ufo degl'Oracoli.
XVIII. Ed auvenne si, che dalla parola»»
greca Cathachio, che refa latina vai il mede-
limo , che combultio, difiero la fondata Città
Catbacum , e poi corrottamente Catanzaro .
Cum enim non longè à Squillacio ftnu, in fummo
Montis vertice, in quo vafia planities Arcades
tngefimo tertio fere faculo ab Orbe condito , te/le
i oltbio, btfioriarum libro quarto Oppidum condi-
turi fundamenta aperirent . vifum efi Montis
ipfius cacumen confiagare ; unde Iovi, De^que_»
telluri ad extmguendas eruclantes flammas liben-
ter, voticompotes facli, Templum candiderei»,
unde deinceps totius Magna Grada Or acuì a ex-
petebantur.
XIX. Oppidum vero à verbo Graco Catha-
chio , quod latine combujìio vertitur, deindè Ca-
thaT^rium , & Cathan^arium dixere , e rifeon-
trandonepiù la certezza del tempo, lo ribat-
tono con gl'affari Tro/ani : Gracmamque Troja
pta, prò amplitudine Impsrij, gentiumque
ca
ratorisVicarius, acLogotheta conjìituit; ubica
labria , ac Lucania populis,ius dar et. quello
fentimento al miocredere egl e più ingeguofo,
che veritevole.
XXIII. Conciolìache,che queita Città fof-
fe ftata antichiffìma Colonia degl'Arcadi ; o
che nel fiorir della Magna Grecia, anch'eila»»
avelie fiorito di quel tempo, non tanto per la
nobiltà di fe medefìma , quanto per J'onorevo-
lezza degl'Oracoli, egli é difeorfo, qual rim-
provera d'apertiffìma tranfeuraggine gl'anti-
chi Geografi, Stefano Strabone, ed altri; quali
avendo fatto raccordo di minori Città ; iol di
queita più grande non tennero conto ; e con-
tradice di punta à tanti moderni, che con frafe
aliai chiara la fcrivono Edificio huovo,dal tem-
po di Niceforo à queita parte.
. XXIV. Così Bardo c , così Marafioti d ,
Mazzella e , Nola /, Anania g, ed altri. E pi-
glia forza l'argomento per cóto di chi voglio-,
no averlo fondata, che furono gl'Arcadi, e per|
conto del tempo, nel quale lo iuppongono fórif^*c
data ; cioè doppo gl'affari di Troia. Ora quan-j f ui.i.
tunque diverfi foriero li pareri intorno al tempo "^*;r
della venuta degl'Arcadi nella Calabria, li me- ì«c*uì'.
defimi, che gl'Oeuotri;', tutti però confpirano
ad un folo fentimento, com'à dire , che la lor
venuta fofse fiata un pezzo avanti le rovine di
quella Città *
XXV. Come dunque può aver fermezza il
fenti-
d Uba.
Ca-
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to l'Imperio di Niceforo Logoteta, dalla gen-
te fugica da Paleopoli, efìèndone condottieri
Cataro., e Zaro, da'quali ebbe il nome di Ca-
tanzaro , corrotto col tempo, nell'altro di
Catanzaro .
XV. Màfe i Saraceni non furono in Cala-
bria, che doppo l'ottocento venti, ed indi negli
annifeguenti, fingolarmente nel novecento, ò
com'egli è più verifimile, circa, li novecento
cinquanta,auvennero le irraggi quanto più uni-
versali , tanto più fauguinole della Calabria, e
nelle quali convincentemente lì llima la rovina
di Paleopoli, e'J principio di queita Città: co-
me pollano anticiparli fin al principio dell'ot-
tocento, un kcoio, e forfè un fecoio,e mezzo,
prima ••
XVI. Ragione così incontra/labile , ch^?
parrai non poterle cadere agguatato difciogli-
mento , mettendo in apertiifimo contraditto-
rio l'opinione fin qui riprovata . E nienteme-
no viepiù trauviato dal dritto fentiero,eglie\
il fentimento.qual recarono per la fondazione
della medelima Città Marcello Lauro della»»
Compagnia, in un Icritto à penna, e Gio.Fran-
ceico Paparo nelproemio, qual'egli promette
al libro già dato alle Stampe, detto delle con-
fuetudini di Catanzaro, il primo Catauzarefe,
per nafcimeuto, l'altro per fola Abitazione?,
amendue però Vomini di gran letteratura nelle
lorprofeffioni.
XVII. Suppongono quefti Scrittori, che
Catanzaro fune antichiffìma Abitazione di
Greci; Catbacum antiquijfimum Oppidum, & ve-
multitudine angufios Gratis Afiaque fines eunt-j
arbitrarentur pruximum Iunium tbyrrenu?n
quemare transfretantes omnem Italia oram, earn
precipue, qu.nTarentum Rbcgium ufqueprotin
ditur, magms XJrbibus replcvere, ut non abs re
ipfa Italia pars, qua ?iunc Calabria diatur,Ma
gna Grada; quondam fortita fit nomen .
XX. Ed oltre più allargandoli anno occhi da
vederla fra l'altre Cittadella Magna Grecia».
riguardevole,per ampiezza di mura, per nobil-
tà di Cittadini, e per fantità di Religione^ ,
At Catbacum , quod Catba^orium , deinde Ca-
tban^arium recentiores dixerunt, non tam Urbis
amplitudine, Civiumque frequentiti, quarti inco-
larum humanitate,T empii que Religione claroni ,
ac fpetlabilìs tunc babebatur.
XXI. Cosi che poi ne'fecoli più mfdici à
tucta la Provincia,Ella non lì mutò di fortuna,
né fogiacque agl'alti baffi di lei ; ch'anzi feruì
di fofpirato ricovero alla fugitiva gente della
defolata Trifchine; tanto che fopravenuto Fla-
gizio per riordinare gl'affari della Calabria».,
rirò per dritto à queita Città, ed ivi riceuuto
con applaufo, l'accrebbe di popolo , J'allargo
difito, l'abbellì difabriche, e la nobilitò di
prerogative.
XXII. Vi edificò il celebre Tempio, con-
fagrato all'Arcangelo S. Michele, traportan-
dovi dalla rovinata Trifchine ie Reliquie dei
gloriofo Martire Sant'Ireneo. Gli attaccò una
gran Curia, qual fervifTed'ordinaria reliden-
za a'Miniftri della giuliizia, e per la Calabria,
e per la Lucania ; Fratorium quoque iuxtà idem
tufliffima Gracorum Colonia : e divifandone la_» j Archangeli Templum Flagitius Nicepbon Impe-
maniera, foggiongono, ch'egli fù edificato
dagl'Arcadi, venuti in Calabria circa gl'anni
correnti del Mondo tremila trecento, per det-
to di Polibio, e che perche fcauandone le fon-
damenta , venne ofiervata fulla cimadel.Mon-
te una fiaccola di fuoco, qual minacciava un
grande incendio ; per tanto ricorfi agl'Iddi j,
perche fi Imorfi , come tolto fegui, edificaron-
vi un famofo Tempio, che poi fervi à tuttala
gran Grecia , per l'ufo degl'Oracoli.
XVIII. Ed auvenne si, che dalla parola»»
greca Cathachio, che refa latina vai il mede-
limo , che combultio, difiero la fondata Città
Catbacum , e poi corrottamente Catanzaro .
Cum enim non longè à Squillacio ftnu, in fummo
Montis vertice, in quo vafia planities Arcades
tngefimo tertio fere faculo ab Orbe condito , te/le
i oltbio, btfioriarum libro quarto Oppidum condi-
turi fundamenta aperirent . vifum efi Montis
ipfius cacumen confiagare ; unde Iovi, De^que_»
telluri ad extmguendas eruclantes flammas liben-
ter, voticompotes facli, Templum candiderei»,
unde deinceps totius Magna Grada Or acuì a ex-
petebantur.
XIX. Oppidum vero à verbo Graco Catha-
chio , quod latine combujìio vertitur, deindè Ca-
thaT^rium , & Cathan^arium dixere , e rifeon-
trandonepiù la certezza del tempo, lo ribat-
tono con gl'affari Tro/ani : Gracmamque Troja
pta, prò amplitudine Impsrij, gentiumque
ca
ratorisVicarius, acLogotheta conjìituit; ubica
labria , ac Lucania populis,ius dar et. quello
fentimento al miocredere egl e più ingeguofo,
che veritevole.
XXIII. Conciolìache,che queita Città fof-
fe ftata antichiffìma Colonia degl'Arcadi ; o
che nel fiorir della Magna Grecia, anch'eila»»
avelie fiorito di quel tempo, non tanto per la
nobiltà di fe medefìma , quanto per J'onorevo-
lezza degl'Oracoli, egli é difeorfo, qual rim-
provera d'apertiffìma tranfeuraggine gl'anti-
chi Geografi, Stefano Strabone, ed altri; quali
avendo fatto raccordo di minori Città ; iol di
queita più grande non tennero conto ; e con-
tradice di punta à tanti moderni, che con frafe
aliai chiara la fcrivono Edificio huovo,dal tem-
po di Niceforo à queita parte.
. XXIV. Così Bardo c , così Marafioti d ,
Mazzella e , Nola /, Anania g, ed altri. E pi-
glia forza l'argomento per cóto di chi voglio-,
no averlo fondata, che furono gl'Arcadi, e per|
conto del tempo, nel quale lo iuppongono fórif^*c
data ; cioè doppo gl'affari di Troia. Ora quan-j f ui.i.
tunque diverfi foriero li pareri intorno al tempo "^*;r
della venuta degl'Arcadi nella Calabria, li me- ì«c*uì'.
defimi, che gl'Oeuotri;', tutti però confpirano
ad un folo fentimento, com'à dire , che la lor
venuta fofse fiata un pezzo avanti le rovine di
quella Città *
XXV. Come dunque può aver fermezza il
fenti-
d Uba.
Ca-