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LE GALLERIE ITALIANE

San vitale (1834) nella quale si trovavano opere del Francia, del Cima da
Conegliano, dell'Holbein, del Parmigianino, ecc., che oggi sono fra le prin-
cipalissime della Galleria per valore, bellezza ed autenticità.

Quattro anni dopo la morte di Maria Luigia, e precisamente nel 1851,
furono fatti altri due acquisti d'importanza: quello dei quadri apparte-
nenti al prof. Giuseppe Rossi, ostetrico, e quello della cospicua raccolta
dei marchesi Rosa-Prati, con dipinti di Giorgio del Grano, dell'Anselmi,
di Girolamo Mazzola, e due quadretti minuscoli, due gioielli, del Cima.

Tali compere obbligarono la Direzione dell'Accademia di Belle Arti,
dalla quale dipese la Galleria sino al 1882, a provvedere altre camere
dove collocare tali dipinti.

Finalmente l'ultimo gruppo di quadri, coi ritratti di molti Farnesi
e Borboni, signori di Parma, formanti nell' insieme una preziosa raccolta
iconografica e storica, entrò nel 1887 e prese posto in due nuove sale.
Era stata formata, quasi interamente e riunita, da Maria Luigia nel Pa-
lazzo del Giardino, durante il 1834. Poi, nel 1868, era passata, per dono
della Casa Reale, alla Biblioteca Palatina. — Ad altri quadri, o ricevuti
in dono o in deposito, oppure comperati, è inutile qui accennare, essen-
dosi, nelle schede, nel catalogo e neh' inventario ora compilati, registrata
costantemente la derivazione di ciascuno.

Così i quadri, che nel primo ventennio di questo secolo non oltre-
passavano il centinaio, ed erano circa seicento nel 1872, sono oggi quasi
milleduecento.

III. — Vari tentativi di ordinamento dei quadri sono stati fatti nel 1812
e nel 1816, anno in cui, alcuni di essi, furono restituiti dalla Francia.
Gli ordinatori furono allora Biagio Martini e Pietro De Lama. Però da
diverse carte del nostro Archivio risulta che le incertezze e i mutamenti
durarono molto a lungo. Nel febbraio del 1835, dal Presidente dell'in-
terno fu ordinato a Paolo Toschi di disporre i quadri nell'aula massima
(sala delle colonne) poco prima ultimata, concedendogli carta bianca e
liberandolo da ogni ingerenza estranea. Egli commise allora all'architetto
Nicola Bettoli piani e perizie che il 7 aprile potè presentare al Governo.
Ma nel 1838 si era sempre nel lavoro e si proponevano nuovi cambia-
menti. Trovo infatti che l'Accademia mise in preventivo per quell'anno
9996 lire « per dare un nuovo e più degno collocamento a molti quadri »
e che per l'anno seguente (1839) propose una nuova spesa di lire 935.

E la cosa si trascinò tanto in lungo che il Toschi morì senz' aver
compiuta la divisata disposizione. Nel settembre 1855 Michele Lopez co-
municò all'Accademia, di cui era Vicepresidente, un nuovo progetto,
cominciando dal lamentare che il Toschi « per mancanza di tempo e di
 
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