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68 LE GALLERIE ITALIANE

LORENZO DI CREDI: Venere — Dipinto a tempera su tela, altezza
m. 1.49, largii, m. 0.67 (tav. XVI).

Ci si presenta come uno studio dal vero, condotto dall'artista per
eseguire poi un quadro che raffigurasse una scena della storia di Venere,
e ne sono sicuro argomento il piano ed il fondo del dipinto. Il trovarsi
poi nel Museo di Berlino una Venere del Botticelli, che come questa ap-
parisce uno studio dal modello vivente, di che egli si giovò pel suo ce-
lebre quadro la Nascita di Venere (Galleria degli Uffizi, n. 39) fa ritenere
che il Botticelli e Lorenzo di Credi eseguissero in una cortese gara cotale
studio, forse proposto loro dal Magnifico Lorenzo, assegnando il sog-
getto di un quadro da commettersi a chi più felicemente riuscisse nello
studio della figura principale. Non potrebbe in altra guisa spiegarsi plau-
sibilmente l'identità delle condizioni con che i due dipinti furono condotti,
l'eguaglianza cioè della grandezza e del formato del quadro ; la figura, che
tutta ne comprende l'altezza, in piedi su di un piano poco esteso, simi-
gliante ad un asse; il fondo di una tinta oscurissima ed uniforme, come
un panno teso, sul quale la figura stessa interamente campeggia perchè
meglio ne appariscano e ne sieno delineati i contorni.

E che il dipinto di Berlino, il quale al Morelli parve una copia della
Venere degli Uffizi, sia senza dubbiezza come anche il Bode ritiene, uno
studio originale di Sandro eseguito dal modello vivente, ne è prova, oltre
alle qualità del dipinto, l'aver la testa le caratteristiche del ritratto, e il
pendere sul seno della giovine due trecce che furon poi soppresse nel
quadro; dove il Botticelli modificò idealizzandolo alquanto, lo studio dal
vero, sia nelle forme, sia nella movenza della persona, la quale nello
studio posa sul terreno, mentre nel quadro Venere poggia appena i suoi
piedi lievemente siili' estremo della ondeggiante conchiglia che la porta
verso terra.

Il Botticelli dispose il modello suo nell'atteggiamento stesso della Ve-
nere di Gnido, conosciuto agli artisti toscani molti secoli prima del ritro-
vamento in Roma di quella gentilissima statua che prese poi il nome di
Venere Medicea, per copie che di essa o di altra Venere greca in eguale
attitudine qua sussistevano tuttavia ne' secoli medievali ; fra le quali quella
statua meravigliosamente bella, e detta- opera di Policleto, vista in Fio-
renza ed in casa privata da Benvenuto da Imola, che la descriveva nella
movenza medesima della Venere Medicea. Solo il Botticelli giudiziosa-
mente variavane l'acconciatura, meglio conformandola al soggetto suo ;
sciolse cioè le dorate chiome abbondantissime, agitate dal vento, i cui
estremi la dea raccoglie nella sinistra mano, con che cela la parte che il
pudore vuole velata.
 
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