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Le Gallerie nazionali italiane: notizie e documenti — 5.1897-1902

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Le Gallerie Italiane
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Venturi, Adolfo: R. Galleria Nazionale d'arte antica in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.17330#0428
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R. GALLERIA NAZIONALE D'ARTE ANTICA IN ROMA 359

dirlo, da Hofstede de Groot, che tende piuttosto a riconoscervi la mano
di Peeter de Hooch nel tempo in cui stette sotto l'influsso di Carel
Fabritius.

Di fronte al quadretto, luminoso sta l'altro di un giovane che suona
la chitarra, innanzi a un tavolo su cui sono versate delle monete: il fondo
era unito, tutto nero, ma sembrando che vi fosse nascosta una testa, come
da certe disparità della tinta poteva supporsi, facemmo lievemente pulirlo,
e apparve il ritratto d'una donna avanzata negli anni, sogguardante il gio-
vane gaudente; e quella donna riconoscemmo per Judith Leyster, la celebre
autrice dei quadri di Amsterdam e del Museo dell'Aia.

Nella stanza successiva a quella de' maestri olandesi abbiamo adunati
i dipinti de' pittori del Belgio, tra i quali si distingue il San Sebastiano
della Galleria Corsini, opera della giovinezza di Pier Paolo Rubens, non
di Antonio van Dyck, e del tempo in cui questi era tutto ligio agli am-
maestramenti del suo grande maestro, come fu supposto per certa senti-
mentalità che traspare dalle figure e per la energia alquanto temperata dei
potentissimi e sculturali tipi del Rubens. Eppure esso appartiene a questo
maestro, nel tempo in cui si esercitava a Roma nell'arte, e lasciava nella
Chiesa Nuova un saggio del suo gagliardo talento; così gli si deve attri-
buire la Madonna col Bambino, assegnata a Abraham Diepembeck, nota
per le antiche incisioni che pure recano come autore il nome di Rubens.
Al contrario il Cristo coronato di spine (n. 228), dato a quel maestro, è
un abbozzo proprio del glorioso suo discepolo Antonio v. Dyck.

Fanno corona a quest'opera del Van Dyck molte altre di seguaci e
di conterranei, un «monaco leggente» dipinto nel 1661 dal Gort; un
ritratto di gentiluomo (n. 767), ascritto a Pietro Meert, che è invece della
mano di Paul Moreelse di Utrecht (1571-1638), ecc.

Nella stessa sala abbiamo aggiunto un quadretto, rappresentante una
danza di putti, attribuita a Giulio Romano, similissimo ad altri, uno dei
quali vedesi nella Galleria di Amsterdam, un altro presso Pierpoint a
Londra e un terzo stette nella collezione Chapuis venduta a Bruxelles.
La origine fiamminga, la derivazione da Jan Gossaert, è evidente in questa
composizione. Potremmo esporre altri risultati di ricerche e di studi, ma
essi troveranno posto nel Catalogo della Galleria, ultimo dovere del sotto-
scritto che sarà al più presto adempiuto.

Adolfo Venturi.
 
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