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Pitture

PREFAZIONE

Dichiarazione

essendo a giudizio del Mabillon del secol VII all'Vili.
Era opportunissimo questo saggio dell'arte alessan-
drina, ond'io con somma cura ne ho fatte ritrarre
le fotografie e dai lucidi di queste l'incisione.

Tra le molte pitture della chiesa sotterranea
di S. Clemente due sole ho scelte per la Tavola 154,
le meno considerate e le meno spiegate di tutte;
ma di somma importanza, se dobbiamo ad esse il
ritratto di Flavio Clemente Martire e della Ver-
gine Domitilla sua nipote. Su questa Tavola eziandìo
trovasi la pittura oggi perduta del tutto, che fu
scoperta neh' oratorio dedicato a S. Felicita presso
le Terme di Tito. Io mi son giovato di una delle
copie che ne furori fatte al tempo della scoperta,
di quella cioè conservata nella Biblioteca Vaticana.
Della originai pittura oggi rimane appena un'om-
bra: solo le epigrafi hanno qualche miglior con-
servazione ; la principale è ancor stata compita
colla scoperta di alcune voci omesse nei disegni
precedenti, le quali hanno determinato il senso
non ancor compreso di tutta la leggenda.

Nella Tavola seguente r 5 5 sono stato astretto a
porre due pitture della chiesa sotterranea dei
SS. Silvestro e Martino, le quali non avrebbero
dovuto avervi luogo, se mi fosse stato concesso di
farvi rappresentare le due pitture di un codice val-
licelliano, alle quali l'aveva destinata. Non ho rap-
presentato quell'unica già nota per le stampe,
perchè sarebbe rimasta la Tavola per metà vuota :
io dunque le ho descritte ambedue giovandomi
per una di esse delle precedenti pubblicazioni, per
l'altra della descrizione datane dal Bianchini. È de-
plorevole, ma per buona fortuna non vi sarà da
lamentare in questo volume altra involontaria omis-
sione, avendo trovati per tutto altrove cortesissimi
i pubblici umziali e gli amici cordialissimi. A tutti
costoro io adunque, e meco quei molti che profittano
e profitteranno delle belle Tavole di quest'Opera,
professeremo gran debito di gratitudine e di rico-
noscenza, specialmente poi verso i Prefetti delle
Biblioteche, la Vaticana di Roma, la Laurenziana
di Firenze, l'Imperiale di Vienna, la Collegiale di

Cambridge, che non la gretta meschinità di un mal
fatto disegno e in parte già noto, ma le più sti-
mabili e stimate ricchezze di miniature greche,
siriache e latine da loro possedute, anche quelle
che a niun altro erano state finora concesse, mi
hanno con amorevole condiscendenza messe in
mano, delle quali va ora meritamente altiero que-
sto Volume. Tornando alle pitture prese dalla
chiesa dei SS. Silvestro e Martino, io farò notare
che la loro introduzione fra queste Tavole non
sarà inutile, poiché sono state sempre reputate di
epoca alta, il che, come or si vede, non può esser
vero. Nella Tavola 15 6 trovami delineate tre pit-
ture, una siriaca, del secol VII, una greca, una
latina; alle quali se vedesi congiunta una quarta
quantunque di epoca posteriore al secolo Vili,
egli è perchè mi è sembrato doversi per la sua
importanza introdurre in queste Tavole, riguar-
dando essa la condizione di S. Prospero, del quale
dubitavasi sinora se fosse stato ecclesiastico, o
semplice laico. Importantissimo sarà il vedere per
la prima volta ben delineata, secondo il vero, la
famosa imagine di S. Anastasio persiano. Essa è
asiatica e di stupendo lavoro. Le copie che se ne
avevano finora erano mal fatte : niuna rappresen-
tava il segno del laccio intorno al collo del Martire.
La spiegazione da me proposta era nuova, ma le
ulteriori scoperte la dovevano dimostrare veris-

II costume persiano del laccio da me ivi messo
la prima volta in luce a dichiarazione di quel se-
gno, riceve la più ampia e decisiva conferma da
un capital passo, che si legge negli Atti di S. Sira
persiana [Boll. 18 maggio, pag. 178). Ivi è scritto,
che i magi fecero segnare il collo di lei, secondo
l'usanza volgare tra'Persiani, prima di tagliare la
testa ai rei; e ciò perchè quel segno servisse di
prova, che quella testa era veramente di lei:
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