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Volume III.

STORIA DELL'ARTE CRISTIANA

MONUM. II.

fosse espressa una scena di lutto per i funerali di Arfacsad
o di Sale, fattigli dai figli e dalle figlie. È notevole il costume-
delia donna che veste tunica discinta e pallio ed ha la testa
coperta da un velo che le scende sulle spalle.

7. (Monum. vetusta, I, pag. LXVIII, n. 3). Vedonsi tre figure
quasi giacenti sul suolo, se non piuttosto sedute. Il testo,
capo XI, f5, 16, 17, che è scritto metà in alto, metà in basso
del quadro, racconta le generazioni di Sale, di Eber e di
Faleg, e la morte di costoro.

8. {Ib. n. 4). Al capo XI nei versicoli 29, 3o sovrapposti
alla pittura, è detto come Abram tolse per moglie Sara e
come Nacor sposò la figlia di Arran, di nome Malca, La
pittura del quadro rappresenta la metà sinistra di un nobile
edilìzio esastilo con frontone, e davanti ad esso un giovane
che sposa una donna prendendola per mano. Presiede allo
sposalizio un uomo barbato, il quale sarà Arran, secondo che
piace interpretare la rappresentanza per le nozze di Nacor,
ovvero il padre di Sara, se voglionsi intendere le nozze di
Abramo. Nel musaico liberiano è il padre di Rachele che
presiede al matrimonio di lei con Giacobbe, il padre di Sefora,
che presiede al matrimonio di lei con Mosè.

9. {Ib. n. 7). Al di sopra della pittura si leggono gli avanzi
dei versicoli 5, 6 del capo XII della Genesi, ove è narrata
la partenza di Abramo e di Sara col nipote Lot e le loro
famiglie da Carran per la Cananitide, e quando Abramo
pose in Sichem le sue tende a pie dell' alta quercia. Il quadro
rappresenta, a quanto pare, i preparativi pel viaggio. Abramo
già barbato in atto di uomo che mediti ciò che da Dio gli
è rivelato ; ivi presso è un dei suoi servi che solleva dalla
terra un sacco a fin di porlo sull'asino.

io. {Ib. n. io). Abramo numera i servi coi quali va a com-
battere i quattro Re che aveano depredato Sodoma e tra-
scinavano seco Lot e tutta la sua famiglia e le sue masserizie.
Il testo che rimane in capo alla rappresentanza, racconta
solo la vittoria (cap. XIV, vers. i5, 16).

11. (Ib. n. 11). A questa pittura manca ogni indizio di testo.
Dovendosi essere espresso ciò che si legge nel versicolo 17

del capo XIV, io penso che sia rappresentato Abramo reduce
dalla spedizione. Egli è in corta tunica, cinto ai fianchi del
pallio avvoltolato a guisa di fascia, e tiene per la briglia il
suo cavallo e l'asta, mentre colla sinistra mostra i cavalli
del suo seguito reduci dalla spedizione.

12. (Monum. vetusta, I, pag. LXVIII, n. 5). I servi del Re
di Sodoma metton.da parte la decima della preda pei tre
alleati di Abramo, Escoi, Anna, Mambre; poiché si legge
che Abramo non volle accettar nulla per sé da quel prin-
cipe (cap. XIV, vers. 24).

i3. Di sotto a questa pittura, scoperta da me tra le schede
di Peiresc, leggesi il principio del capo XV, ove è narrato
come Abramo vide Iddio che il confortò a sperare in lui
e gli promise una grandissima mercede delle sue buone
opere (cap. XV, 1). A che egli rispose, niuna mercede po-
terglisi dare, se moriva senza aver avuto figliuoli, dovendo
l'eredità sua passare al servo di sua casa. Questa visione
è probabilmente qvii espressa, ove si rappresenta Abramo
in bianca tunica e pallio di porpora, stante in piedi in atti-
tudine di chi ascolta una voce che gli parla all'orecchio:
sull' alto a sinistra si vedono le nuvole figurate a guisa di
segmenti di cerchio, l'uno all'altro sovrapposti, e in tal modo
coloriti che il più stretto, o sia il più alto, è di color verde;
dipoi segue il color azzurro, indi il color rosso, di poi il
color verde azzurro: l'ultimo segmento è di color verde.
Di mezzo a queste zone spiccano raggi di luce, e fra essi
appare la mano celeste che parla. Il codice busbeckiano
unisce in una sola composizione due scene, quando Iddio
parla in sogno ad Abramo e quando egli è all' aperto e Iddio
gli parla dal cielo stellato. Altrove ho notato che le visioni
si esprimono in due modi, o con le persone a cui si rivela
adagiate al riposo; ovvero colle medesime in opera, colile
pare loro sognando di essere. Ma in questo luogo non è
scritto che Abramo vedesse dormendo. La greca voce opa^x,
che si legge in questo' luogo della Genesi, esprime, dice Fa-
vorino, la visione che si ha dai Profeti di giorno o di notte,
quando sono svegli : quelle visioni che si hanno dormendo
chiamansi hvnvta. Ecco le sue parole: òpu[j.cc<a {wì npofn'àv,
o<ja iypyyopóxc; ^Xinovmv ai npoorixcu, ih; sii vuxW, site ej
■'ipiiaoc ivumca S=, oca xafeJcWres famé^ovzea.

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