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PITTURE DEL LIBRO DI GIOSUÈ

NELLA

IBLIOTECA VATICANA

PROEMIO

li Winckelmann (Saggio sull'Allegoria, § 178) si proponeva
di pubblicar questa pergamena, che egli stimava con poca
maturità di giudizio, « uno de' più antichi manoscritti del
mondo » e che, quanto al disegno, gli pareva molto migliore
dei disegni di quel tempo nel quale esso fu dipinto, e molto
più bello di quello delle figure dell'antico Virgilio della stessa
Biblioteca Vaticana, n Con minor apparato di encomio ne
parla il Seroux D'Agincourt, allorché ne divulga alcune
scene nelle tavole XXIX e XXX delle Pitture, alla grandezza
originale, e dà un' idea del rotolo svolto alla tavola XXVII in
piccolissima forma ridotto. Ciò che mi par certo si è, che
questo volume ci fornisce il più bel monumento di pittura
sacra rappresentante l'istoria di Giosuè: ond'è ben degno
di esser paragonato al musaico liberiano, che di quella
.istoria d'imprese militari ci espresse le scene principali. E
una pergamena (n. 4o5) dipinta, lunga undici metri e mezzo,
e le pitture sono sufficientemente conservate, non ostante i
molti anni e il molto uso fattone fin ora per mostrarlo ai
curiosi che visitano la Biblioteca Vaticana. Sembra certo
che alcuna cosa manchi da principio, perchè la prima scena
è tolta dal capitolo II: è indubitato però che manca in fine,
non oltrepassando ivi le rappresentanze e le imprese che
si leggon descritte nel capitolo X. Inoltre v' è anche un
argomento di fatto, cioè un Israelita intero e la gamba di
un altro che è perito colla rappresentanza di che faceva
parte. Mettendo a confronto questo volume col codice cotto-
niano di Londra e colle pergamene busbeckiane di Vienna,
due differenze soltanto io vi noto. La prima, tutta mate-
riale, è di sistema; che ove i pittori di quei due codici pon-
gono le lor pitture sulle pagine di un libro, e però sulle

facce anteriori e posteriori di ciascun foglio, l'autore di
questo invece le stende in serie continuata sopra una sola
faccia, volendo che unite insieme formino una lunga striscia
da avvolgersi in un volume, che altrimenti chiamasi rotolo.
Inoltre ove il pittore della Genesi di Cotton e delle perga-
mene di Busbeck ornano il codice biblico colle miniature,
che rappresentano il testo della storia sacra ivi soprascritto,
il pittore del Giosuè invece prende a dipingere i fatti narrati,
e si tien pago d'indicarne l'argomento presso ciascuna delle
figure, quasi come fanno i compositori delle cosi dette tavole
iliache ; onde sembra che questi rotoli fossero destinati, come
fanno, alla istruzione. I disegni che ne do in queste mie
Tavole sono presi dalle fotografie, che ho ridotte alla metà
dell'originale, la cui figura insieme coi due bastoni moderni,
attorno ai quali si avvolge, mi è sembrato utile porre
sott'occhio, e però l'ho fatta incidere in capo alla prima
Tavola, che questa pittura rappresenta (v. n. 1).

Il volume, a riguardo della paleografia, è giudicato dal
D'Agincourt del settimo od ottavo secolo (Stor. dell'Arte,
voi. IV, pag. 189; VI, pag. io5, ed. Prato); dai più, che
sia del secol IX. Fosse anche sembrato del secolo X, io
me ne sarei egualmente servito per questa mia storia ; per-
chè di fatto sappiamo, che tali pitture ritraevansi talvolta
da codici anteriori, e perciò v'è sempre ragione di credere
che non siano di quell' epoca, alla quale si attribuiscono i
manoscritti, ma che siansi copiate da originali esistenti in
codici più antichi. E quanto a queste che ci son conservate
dal rotolo palatino, se non possiamo con certezza attribuirle
ai secoli anteriori, stante che può esser sempre possibile

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