Ltb. VIII. Cap. 111.
CAPITOLO IIL
Colla detta intelligen&a, che Cethim fia /’ Italia s
spiegano i principj di tutti gli altri Italici, e
anco degli altri Popoli Occidentali, e fuori
di quesia si confondono tutte le prime
emtgraz^toni.
GRan danno riceve Pantica Istoria dal vedere Ia moderna ap-
plicazione, diretta talvolta a sconvolgere ogni primo princi.
pio. Ma non è dei soli nostri tempi questo intollerabile abu«
so. Fino dai secoli più remoti, o sia per forza d* impegno, o sia per
amore non bene inteso verso le proprie patrie, si sono varj dottì
fatti un pregio di imporre alla moltitudine, ed a far credere il falso
per vero, il reo per buono. Questo era l’ ultimo pregio di alcuni
Greci, che per li loro ftni, si sacevano gloria d’imporre al Popolo»
e di farli credere Ia menzogna per verità, il bello, ed ii buono per
deforme, e cattivo . Udite Esiodo (i), che se ne vanta impudente-
mente. Udite Ecuba in Euripide (i), che lo rinfaccia ad Ulist'e per
li suoi intereilì, e per sedurre la plebe vantaggiosissìmo parlatore»
L'impegno di alcune ssoridiisime , e potenti Nazioni porta di con-
trastare aliTtalia questa gloria di estere essa la prima popolata in Oc-
cidente, e di essere respettivamente la popolatrice di tutte le altre;
e poichè trovano in contrario i sacri, ed i profani Autori, sanno
contuttociò tanto storcerli > e intorbida.rii, che credono di giungere
eise in quel grado primitivo, e di prodotre, che esse sono da noi
intendono di farsi genitrici, e nostre popolatrici. In questa Ipotesi
(ben-
(i) Estod. <deoyovic& vers. 28.
3'lÒp£v seùhx sroAA# ùéyetv èTVs10t(TlV 0(101»
Tò(ièv 5t* e^ré?:Cù(iév àAqSétz (ivSwcuttui •
Scimm mendacia multa dicere verìsimilia,
Scimus etiam, quando votuerimus, vera loqtti
(2) Euripid. in Ecuba jltto /. Scena 1K
CAPITOLO IIL
Colla detta intelligen&a, che Cethim fia /’ Italia s
spiegano i principj di tutti gli altri Italici, e
anco degli altri Popoli Occidentali, e fuori
di quesia si confondono tutte le prime
emtgraz^toni.
GRan danno riceve Pantica Istoria dal vedere Ia moderna ap-
plicazione, diretta talvolta a sconvolgere ogni primo princi.
pio. Ma non è dei soli nostri tempi questo intollerabile abu«
so. Fino dai secoli più remoti, o sia per forza d* impegno, o sia per
amore non bene inteso verso le proprie patrie, si sono varj dottì
fatti un pregio di imporre alla moltitudine, ed a far credere il falso
per vero, il reo per buono. Questo era l’ ultimo pregio di alcuni
Greci, che per li loro ftni, si sacevano gloria d’imporre al Popolo»
e di farli credere Ia menzogna per verità, il bello, ed ii buono per
deforme, e cattivo . Udite Esiodo (i), che se ne vanta impudente-
mente. Udite Ecuba in Euripide (i), che lo rinfaccia ad Ulist'e per
li suoi intereilì, e per sedurre la plebe vantaggiosissìmo parlatore»
L'impegno di alcune ssoridiisime , e potenti Nazioni porta di con-
trastare aliTtalia questa gloria di estere essa la prima popolata in Oc-
cidente, e di essere respettivamente la popolatrice di tutte le altre;
e poichè trovano in contrario i sacri, ed i profani Autori, sanno
contuttociò tanto storcerli > e intorbida.rii, che credono di giungere
eise in quel grado primitivo, e di prodotre, che esse sono da noi
intendono di farsi genitrici, e nostre popolatrici. In questa Ipotesi
(ben-
(i) Estod. <deoyovic& vers. 28.
3'lÒp£v seùhx sroAA# ùéyetv èTVs10t(TlV 0(101»
Tò(ièv 5t* e^ré?:Cù(iév àAqSétz (ivSwcuttui •
Scimm mendacia multa dicere verìsimilia,
Scimus etiam, quando votuerimus, vera loqtti
(2) Euripid. in Ecuba jltto /. Scena 1K