144 QUARANTA
pelle Itili, e le sepellirono seco, come se avessero ad usarne
e goderne il frutto neh" inferno ? Questo vecchio, che così
piange, dicendo queste parole, e maggiori di queste, non
sembra che reciti questa tragedia per cagione del figliuolo,
perchè sa bene che non lo udirebbe se gridasse ancora più
di Stentore ; nè per sè medesimo, perchè senza gridare
basterebbe così pensare dentro di sè. Adunque dee credersi,
che egli faccia questa farsa per coloro che son presenti,
non sapendo se al suo figliuolo sia avvenuto alcun male,
nè dove andato, ovvero non considerando quale sia la
vita di lui ; che in tal caso non riputerebbe sì gran dis-
ventura il partirsene. Direbbe pertanto ad essi il fi-
gliuolo, impetrato avendo da Eaco o da Plutone di aprire
un poco la bocca, per racchetare il padre impazzito: A
che gridi, o sgraziato? Perchè mi dai questa noia? Fini-
sci di strapparti i capelli e di graffiarti il volto colle un-
ghie. Perchè m'inquieti e mi chiami misero ed infelice,
quando divenuto sono di te assai più beato ? E qual dis-
grazia ti pare che abbia io sofferta ? Forse perchè non sono
giunto ad esser vecchio come tu sei, grinzo, gobbo, de-
bole ne' ginocchi, ed imputridito dal tempo ; nè abbia
compiute molte decine-e trentine d'anni, per poi delibe-
rare in presenza di tanti testimoni ? Pazzo ! qual bene
trovi tu nella vita , del quale non potrò io più godere ?
Dirai tu forse i beveraggi, le cene , le vesti , i piaceri amo-
rosi ; o temi che io sia infelice mancando di queste cose?
Non t'avvedi che meglio è non patir sete, che bere, e
non aver freddo che copia di vesti? Or via, poiché sem-
bra che tu non sai lamentarti, t'insegnerò a farlo come
pelle Itili, e le sepellirono seco, come se avessero ad usarne
e goderne il frutto neh" inferno ? Questo vecchio, che così
piange, dicendo queste parole, e maggiori di queste, non
sembra che reciti questa tragedia per cagione del figliuolo,
perchè sa bene che non lo udirebbe se gridasse ancora più
di Stentore ; nè per sè medesimo, perchè senza gridare
basterebbe così pensare dentro di sè. Adunque dee credersi,
che egli faccia questa farsa per coloro che son presenti,
non sapendo se al suo figliuolo sia avvenuto alcun male,
nè dove andato, ovvero non considerando quale sia la
vita di lui ; che in tal caso non riputerebbe sì gran dis-
ventura il partirsene. Direbbe pertanto ad essi il fi-
gliuolo, impetrato avendo da Eaco o da Plutone di aprire
un poco la bocca, per racchetare il padre impazzito: A
che gridi, o sgraziato? Perchè mi dai questa noia? Fini-
sci di strapparti i capelli e di graffiarti il volto colle un-
ghie. Perchè m'inquieti e mi chiami misero ed infelice,
quando divenuto sono di te assai più beato ? E qual dis-
grazia ti pare che abbia io sofferta ? Forse perchè non sono
giunto ad esser vecchio come tu sei, grinzo, gobbo, de-
bole ne' ginocchi, ed imputridito dal tempo ; nè abbia
compiute molte decine-e trentine d'anni, per poi delibe-
rare in presenza di tanti testimoni ? Pazzo ! qual bene
trovi tu nella vita , del quale non potrò io più godere ?
Dirai tu forse i beveraggi, le cene , le vesti , i piaceri amo-
rosi ; o temi che io sia infelice mancando di queste cose?
Non t'avvedi che meglio è non patir sete, che bere, e
non aver freddo che copia di vesti? Or via, poiché sem-
bra che tu non sai lamentarti, t'insegnerò a farlo come