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( 77 )
di Senofonte »): Av Is lox.r\ vipiv xai tov lla<pXxyovx <xosicróxi
QiXov ( axovoixiv li avrov xxi t&iQvpW 9*W Vfxtrtpxs tfokiws xoci
XvpiMv svriùxkxTTicov ) vrtipa.croiisdx.oVv, o,V[tvrpxrrov<rss aureo cuv
<riOvtj.il Qikoi yivicÙM. Ora nel luogo Straboniand , che qui
si disputa, il ts dairun de'lati lega benissimo coWsKsivnv t
parola da essere necessariamente unita col licopvyx a ca-
gione del TTtV j e dall'altro V&ft ~Nsxtfo\iv coli'«e Avcxixpxiz$
naturalissimamente si connette. Dunque il volerne fare una
parentesi, non sarebbe che sogno., Quel che poi esclude
onninamente l'ipotesi dell'Jgnarra è l'esempio della paren-
tesi , che reca in suo favore , in mentre che gli è pert
tutt'i versi contrario. Esso è il seguente epigramma, che
oggi conservasi nel real ^Juseo Borbonico 2) :
(HMA$IAEINO
TOTTO$IAQAEIMEN
©EPAnONTI
innoKPATH^nAXHi;
einekenetno.i.hs
Egli lo lesse : Xr,iJ.x <i>i\iivu) ( tovto ©<Xw hi y.sv Gtpxtfówri )
Ttfvrox.poi.Tr6 vraars ziyìxìv twoing.
Or questo esempio confermerebbe ciò che per noi si
è detto intorno alla parentesi; perchè le altre parole cam-
minerebbero con beli' ordine anche senza di essa. Ma poi-
ché ci abbattemmo a questo non potrebbe il marmo forse
1) Anab. V, 5, 22. rosi. Tra' quali citerò il sommissimo
2) Confesso di essermi solenncmen- Annotatore, dell'Aiace di Sofocle p.387,
te ingannato la prima volta che trattai il quale ultimamente ebbe per vera la
di questo (piXwBsj. Ma ciò sovente ac- voce ru^ftivifis solo perchè letta nell'In-
cade non solo ai più deboli ingegni co- dice del Devario.
me è il mio, ma eziandio ai più vaio-
Voi. IV P. II 11
( 77 )
di Senofonte »): Av Is lox.r\ vipiv xai tov lla<pXxyovx <xosicróxi
QiXov ( axovoixiv li avrov xxi t&iQvpW 9*W Vfxtrtpxs tfokiws xoci
XvpiMv svriùxkxTTicov ) vrtipa.croiisdx.oVv, o,V[tvrpxrrov<rss aureo cuv
<riOvtj.il Qikoi yivicÙM. Ora nel luogo Straboniand , che qui
si disputa, il ts dairun de'lati lega benissimo coWsKsivnv t
parola da essere necessariamente unita col licopvyx a ca-
gione del TTtV j e dall'altro V&ft ~Nsxtfo\iv coli'«e Avcxixpxiz$
naturalissimamente si connette. Dunque il volerne fare una
parentesi, non sarebbe che sogno., Quel che poi esclude
onninamente l'ipotesi dell'Jgnarra è l'esempio della paren-
tesi , che reca in suo favore , in mentre che gli è pert
tutt'i versi contrario. Esso è il seguente epigramma, che
oggi conservasi nel real ^Juseo Borbonico 2) :
(HMA$IAEINO
TOTTO$IAQAEIMEN
©EPAnONTI
innoKPATH^nAXHi;
einekenetno.i.hs
Egli lo lesse : Xr,iJ.x <i>i\iivu) ( tovto ©<Xw hi y.sv Gtpxtfówri )
Ttfvrox.poi.Tr6 vraars ziyìxìv twoing.
Or questo esempio confermerebbe ciò che per noi si
è detto intorno alla parentesi; perchè le altre parole cam-
minerebbero con beli' ordine anche senza di essa. Ma poi-
ché ci abbattemmo a questo non potrebbe il marmo forse
1) Anab. V, 5, 22. rosi. Tra' quali citerò il sommissimo
2) Confesso di essermi solenncmen- Annotatore, dell'Aiace di Sofocle p.387,
te ingannato la prima volta che trattai il quale ultimamente ebbe per vera la
di questo (piXwBsj. Ma ciò sovente ac- voce ru^ftivifis solo perchè letta nell'In-
cade non solo ai più deboli ingegni co- dice del Devario.
me è il mio, ma eziandio ai più vaio-
Voi. IV P. II 11