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DEGLI SCAVI DI ANTICHITÀ NEL TERRITORIO FAL1SCO

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nel piccolo seno che divide la nostra altura dal cal-
mine maggiore (h).

Una parte, che è la meglio conservata, e che è
lunga circa cento metri, apparisce sopra il limite inac-
cessibile ad est (i). Quivi si riconosce che il muro
era superiormente compito con un argine, come è di-
mostrato dalla sezione che ne abbiamo riprodotta
(fig. 6).

Per comporre quest' argine fu adoperato tutto quel
materiale mobile in forma di grandi nuclei o di fram-
menti rotti dalle intemperie, dei quali si spogliò il
campo. Ed ecco perchè anche oggi quella località, che
raramente fu coltivata, e restò abbandonata al sem-
plice pascolo, per motivo della sua natura sterilissima
in confronto delle altre vette che circondano Monte
s. Angelo, vedesi totalmente spogliata di nuclei di tufo
e di basalte, se si eccettuano poche pietre dissemi-
nate qua e colà, che portano tracce di lavoro e de-
vono aver servito di materiale per le abitazioni. Una
gran parte poi di questi argini vedesi scaricata giù
pel fianco delle pendici, nei punti ove queste si
prolungano a valle. E ciò anche per molte parti
delle arginature della più alta vetta di Monte s. Angelo
avemmo occasione di osservare.

Non potrebbesi assegnare al recinto di questa collina
un'età molto inferiore a quella del recinto più alto. Vero
è che le opere sono meno robuste ; ma ciò non è nuovo
in questi recinti secondari, ed in altre stazioni di genti
italiche nel territorio prossimo lo abbiamo osservato.
Del resto, anche se non vogliamo considerare questo
secondo recinto come contemporaneo al primo, bisogna
ammettere che sia stato fatto pochissimo tempo dopo,
e col medesimo procedimento, ravvisandosi da poi-
tutto uniformità di lavoro.

E qui pure, mentre gli scavi ci hanno fatto rico-
noscere la costruzione e l'andamento della cerchia
munita, per quanto concerne le vicende dell'area in-
terna, poco hanno aggiunto a quello che le indagini
preliminari ci avevano fatto osservare.

Si trovarono fittili di impasto nerastro, alcuni ros-
sastri; ma tutti di industria rozza del luogo. Nella
parte più elevata si raccolsero pure pezzi di tegole ad
ingubbiatura rossa, quali potevano convenire ad un edi-
ficio sacro costruito sul principio del secolo VII avanti
Cristo. Di questo edificio confermavano la esistenza ed
il tempo alcuni tufi squadrati, quivi pure scoperti.

Certo sono troppo scarsi questi elementi per po-
terci indurre a maggiori congetture ; ma bastano a
dimostrare la relazione cronologica tra questi avanzi
e le nuove precinzioni ad opera quadrata sull'alto di
Monte s. Angelo, ed a farci comprendere che le tracce
lasciate dalla civiltà nuova in questa altura non sono
così ristrette ed isolate secondo che prima appa-
rivano.

Abbiamo adunque come per la più alta cima
anche in questa alcuni dati cronologici relativi al
periodo ultimo delle vicende locali; ma per ciò che
maggiormente ci importa, ossia per quanto riguarda
le forme delle case primitive entro questo secondo re-
cinto, nulla abbiamo potuto desumere sia por mezzo
di studi sul terreno, sia per mezzo di scavi.

Nessun avanzo dei limiti che segnavano le aree
riservate alle abitazioni, come in altre sedi italiche
avevamo avuto opportunità di vedere; nessun segno
di recinti circolari, come in Monterado ed in altre
località dell'Alfina, che ci mostrasse l'impianto delle
capanne primitive. Eiconoscemmo, è vero, alcuni im-
pianti di capanne quadrate o di case ; ma questi in-
vece di portare lume intorno al periodo più antico,
accrescono, per quanto a noi sembra, i dati archeolo-
gici intorno al periodo posteriore.

Nella parte meridionale di questa collina si scopri-
rono tre fondi di abitazioni (tav. IT, fig. 1 C o). Dista-
vano dieci o quindici metri l'uno dall'altro, e consi-
stevano in un' area quadrata, circoscritta da un ripiano ;
e questo alla sua volta circoscritto da un piccolo ar-
gine o terrapieno. Nel mezzo del quadrato era una
buca pel focolare. Il focolare era ripieno di ceneri e
di carboni, e quivi con alcuni frammenti di rozze
stoviglie, vedevansi in considerevole quantità ossa di
volatili e di animali domestici, calcinati. Erano fre-
quenti quelle di specie ovina.

Essendo queste case costruite nel declivio, per
ottenere tutto il piano occorrente se ne dovè ricavare
una parte con taglio nel terreno vergine. Ed è questa
la sola parte che fino a noi si è conservata ; ma che a
nostro avviso non può considerarsi come appartenente
alla casa primitiva.

Già questi ripiani incavati nel terreno vergine sono
pochissimi ; e se le case di quelle forme fossero state
numerose, posta quella condizione di terreno in leggiero
declivio, maggior numero di questi tagli avremmo sco-
 
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