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135

thapsos

136

(cfr. fig. 51, con ima delle ollette ad '/$)• La metà destra
della stanza all'infuori di questo ammasso di vasi nulla
conteneva ; altri vasi erano nella metà opposta, e cioè
avanzi di un bacinone ad alta ansa, e di tre bacinetti;
abbondanti rottami di capeduncole con robuste anse

Fig. 51.

bipuntute, alcune delle quali attraversate da fori (cfr.
fig. 51 ad '/4); una olla quadriansata col suo coperchio,
una grande anfora come quella del sep. 32, ma in pezzi.
Gli scheletri erano in totale sette. Due nicchioni delle
pareti erano sterili.

Sepolcro 63. Stanza a cupola (diam. m. 2,70,
alt. m. 1,64) con dodici scheletri e numeroso vasel-
lame siculo delle note forme, tutto in frammenti ; vi rac-
colsi anche il fiaschetto miceneo, disegnato a tav. V, 17,
di creta pulita, a fondo pallido con fregi rossi ('), ed
un grosso dente di cinghiale, ornamento personale (2).

Sepolcro 64. Di forma eguale ed in circostanze
identiche al sep. 62 ; gli scheletri erano 22 col cranio
alla periferia; soltanto due di bambino stavano al
centro. A destra dell'ingresso due bacinetti ad alto
gambo (uno col piattello ombelicato), completi, ma in-
fraciditi in posto per l'umidità secolare. Nel resto della
stanza : due ollette ad anse acuminate, una anforetta
di Micene in frantumi (frammento disegnato tav. V, 18)

(') Codesti fiaschetti, sebbene con decorazione delle spalle
variata, sono usciti in quantità dai sepolcri di Jalysos (Furt-
waengler & Loeschcke, n. 14, 17, 53, 54, 57, 58), e di ciò vuoisi
ben tener conto per la cronologia della nostra necropoli.

(2) Se ne adornavano i Siculi del 1° periodo, che poi li de-
posero nelle tombe di Castelluccio ; cfr. Bullett- paletti, ital.,
1892, p. 76, dove notai che se ne rinvennero nei sepolcri del-
l'acropoli di Micene. Bisogna ancora ricordare che anche gli croi
di Omero ne guarnivano i loro elmi (II. K. 263; Tsountas, Mvxìjvai
y.cà Mvxr]v(du>v nohiiafxóg, p. 80; Heichel, Die homerische Waffen,
p. 125J. Sull'impiego dei denti di cinghiale come ornamento
nell'antichità cfr. l'amplissimo materiale raccolto dal Reinach,
Musée de s. Germain en Laye ; Bronzei figurés de la Gaule
Romaine, p. 255 nota.

a fondo bianco e fregi bruni ('); è di fabbrica mice-
nea anche il vasetto a calamaio ricostruito nel zinco
fig. 52 (ad Vj circa), rotto, coll'epidermide profonda-
mento alterata, che conserva languide tracce della pit-
tura bruna sulla creta rosea ('). Il boccaletto ansato,
riprodotto ad 1/i circa (fig. 52), dipinto in rosso, rap-
presenta le ultime traccie di una industria, floridis-
sima nel 1° primo periodo siculo, e quasi affatto scom-
parsa nel 2°, quella cioè della pittura vascolare (cfr.
anche vaso dipinto del sep. 27). Due scodellette a ca-
lotta, un bacinetto con piattello e gambo decorati (cfr.
fig. 52 ad '/5), una grande anfora (forma tav. V, 17)
alta cm. 29, la cui bocca era tappata dall'anforetta

Fig. 52.

micenea tav. V, 24 (fondo bianco liscio, fregi bruni) (3),
più un quarto bacinello ed alcune scodelle rotte com-
pletano il materiale di codesto sepolcro.

Sepolcri 65 e 66. A pozzetto, esistenti nell'in-
terno dell'isola; il pozzetto del primo è prof. m. 2,10,
e la stanza, sebbene colma di terre, risultò sterile.
Nella seconda gira attorno alle pareti una banchina,
addossati alla quale giacevano due crani, coi rispettivi
scheletri. Di fittili si ebbero rottami di bacinetti, e
di un bacinone ad altissima ansa bicornuta.

(') Il disegno a serpentina continua è nuovo nei vasi di
Micene ; interrotto, cioè ad uncini, lo trovo in un vaso di Aliki
ed in un coccio di Micene (Furtwaengler & Loeschcke, o. c..
n. 346).

(2) Il motivo dei festoni, raro nella pittura micenea, lo trovo
solo in un catino di Menidi (Furtw. e Loesc, o. e, n. 151). Noto
che i vasetti a calamaio, rari altronde, appariscono a Jalysos
con una certa frequenza (Furtw. e Loesch., o. c , n. 36, 45, 56, 67);
l'ultimo di codesti esemplari anche nella decorazione sta molto
prossimo a quello di Thapsos.

(3) Eguali anfore con disegno ad X sulle spalle derivano
dall'acropoli di Micene (Schliemann, MycPnes, fig. 38 e 62), da
quella di Tirinto (Schliemann, Tirynthe, fig. 35 ; Furtw. e
Loesch , o. e, n. 254) e da Aliki (Furtw. e Loesch., o. e, n. 24).
 
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