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IL TEMPIO NURAGICO ECC.
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altro, che il tempio era ancora in uso, e ne avremo
altre prove, quando già non solo nelle coste della
Sardegna, ma anche nelle regioni abbastanza interne,
com'era l'altipiano di Serri, pervenivano i materiali
d'origine greco-italica importati e diffusi nell' isola
dai coloni fenicii.
Il materiale che ora descrivo venne trovato, non
raccolto in un ripostiglio, ma sparso nello strato di
rovina che circondava il tempio ed in parte nella
massa di terra carboniosa e di cenere accumulata di
fronte alla torre a feritoie ed alla prossima cortina,
Così possiamo supporre non tanto che vi fosse stato da
parte degli ultimi difensori del santuario un tentativo
di sottrarre alla profanazione del vincitore il materiale
votivo e consacrato, quanto invece che, dopo la prosa e
la distruzione del luogo sacro, tale materiale fosse
disperso e gettato tutto all' intorno, specialmente nella
massa di cenere ancora fumante di fronte alla cinta
della difesa. Così potrebbe spiegarsi anche come i
bronzi siano frammentati ed abbiano la patina rugosa
propria del bronzo che fu sottoposto ad intenso calore.
Ai piedi della cortina del muro, presso alla torri-
cella munita di feritoie, fu rinvenuta la bella statuetta
virile in bronzo, alta m. 0.32, che il prof. Milani
chiamò V idolo di una specie di re pastore (fig. B,
tav. IV). Certo che per le notevoli dimensioni, non meno
che per la dignità dell'atteggiamento e per la solennità
dell'abito, vediamo che non si tratta di una figura co-
mune, ma di un capo, reggitore d'uomini, con l'insegna
del suo dominio rappresentata dal bastone. La figura
del capo tribù aveva un tipo già acquisito e fissato nel-
l'arte sarda, come si desume dall'affinità che la nostra
figurina presenta con quella scoperta nel santuario di
Uta e con quelle di Abini che accanto riproduciamo, sia
nel tipo e nell'atteggiamento e nelle armi indossate,
sia nel segno di autorità, rigidamente impugnato (')
(fig. A, C, tav. IV).
La statuetta sorge su una base, tuttora avvolta
nel dado di piombo con cui era stata fissata alla ta-
vola d'offerta. Porta il capo fieramente eretto, rigida
la persona snella e slanciata, la destra alzata ed
aperta con la palma protesa, la sinistra invece impu-
(') Spano, Memoria sopra alcuni idoletti di bronzo trovati
nel villaggio di Teti. (Scoperte archeol. nel 1865); Antico
larario sardo di Uta. Bull. Arch. Sardo, III, p. 186, tav. E, 8;
Pinza, Monumenti primitivi ecc., p. 196 sgg., tav. X 6, XIII 4.
gnante il bastone; le gambe leggermente divaricate,
nudi i piedi. I tratti del volto sono resi in modo con-
venzionale; ma gli occhi sporgenti, le arcate cigliari
esagerate, il naso forte, il collo lungo e le orecchie
grosse, le labbra sporgenti, hanno un riflesso di carat-
teri etnici. Il corpo è stretto in un farsetto a guaina
rigida, proprio dei guerrieri sardi, in fondo al quale
sporge il lembo di un'altra tunicella, pure stretta e
rigida. Come nelle due statuette ricordate dianzi, la
statuetta ha sul petto un largo balteo che scende
dalla spalla destra e sorregge il pugnaletto ad elsa
gammata, riprodotto in molte statuette e nei così
detti doni militari.
Pia. 28. — Frammento di statuetta di capo.
La statuetta di Serri ha sul capo un berretto o
calotta circolare dall'orlo rigido, e non l'elmo cornuto
che vediamo rappresentato in tante statuette di guer-
rieri sardi : forse nel suo atteggiamento di preghiera
il guerriero, capo tribù, è privo della difesa del capo,
inerme di fronte alla divinità che egli forse invoca a
nome di tutto il suo popolo.
Sulle spalle ha gettato il mantello, lungo e stretto ;
i lembi superiori si piegano sul dinnanzi, verso il petto
e l'orlo inferiore, rigido e stretto, scende ai polpacci con
striscie e striature superficiali, che io penso vogliano
rappresentare la grossa trama del tessuto. Il bastone,
che nelle due statuette di Uta e di Abini è a grossi
nodi, qui è liscio, con una borchia alla testa ed un
anello presso all'estremità inferiore, che farebbe pen-
sare ad una di quelle teste di mazza rotonde e munite
di foro al centro che sono tanto frequenti intorno ai
nuraghi e che dovevano fissarsi appunto all'estremità
di un bastone. Per quanto semplice e schematica, la
statuetta, nel suo atteggiamento rigido e impettito,
spira quello stesso senso di solennità ingenua ed
austera, che è caratteristica dei bronzi votivi della
Sardegna.
IL TEMPIO NURAGICO ECC.
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altro, che il tempio era ancora in uso, e ne avremo
altre prove, quando già non solo nelle coste della
Sardegna, ma anche nelle regioni abbastanza interne,
com'era l'altipiano di Serri, pervenivano i materiali
d'origine greco-italica importati e diffusi nell' isola
dai coloni fenicii.
Il materiale che ora descrivo venne trovato, non
raccolto in un ripostiglio, ma sparso nello strato di
rovina che circondava il tempio ed in parte nella
massa di terra carboniosa e di cenere accumulata di
fronte alla torre a feritoie ed alla prossima cortina,
Così possiamo supporre non tanto che vi fosse stato da
parte degli ultimi difensori del santuario un tentativo
di sottrarre alla profanazione del vincitore il materiale
votivo e consacrato, quanto invece che, dopo la prosa e
la distruzione del luogo sacro, tale materiale fosse
disperso e gettato tutto all' intorno, specialmente nella
massa di cenere ancora fumante di fronte alla cinta
della difesa. Così potrebbe spiegarsi anche come i
bronzi siano frammentati ed abbiano la patina rugosa
propria del bronzo che fu sottoposto ad intenso calore.
Ai piedi della cortina del muro, presso alla torri-
cella munita di feritoie, fu rinvenuta la bella statuetta
virile in bronzo, alta m. 0.32, che il prof. Milani
chiamò V idolo di una specie di re pastore (fig. B,
tav. IV). Certo che per le notevoli dimensioni, non meno
che per la dignità dell'atteggiamento e per la solennità
dell'abito, vediamo che non si tratta di una figura co-
mune, ma di un capo, reggitore d'uomini, con l'insegna
del suo dominio rappresentata dal bastone. La figura
del capo tribù aveva un tipo già acquisito e fissato nel-
l'arte sarda, come si desume dall'affinità che la nostra
figurina presenta con quella scoperta nel santuario di
Uta e con quelle di Abini che accanto riproduciamo, sia
nel tipo e nell'atteggiamento e nelle armi indossate,
sia nel segno di autorità, rigidamente impugnato (')
(fig. A, C, tav. IV).
La statuetta sorge su una base, tuttora avvolta
nel dado di piombo con cui era stata fissata alla ta-
vola d'offerta. Porta il capo fieramente eretto, rigida
la persona snella e slanciata, la destra alzata ed
aperta con la palma protesa, la sinistra invece impu-
(') Spano, Memoria sopra alcuni idoletti di bronzo trovati
nel villaggio di Teti. (Scoperte archeol. nel 1865); Antico
larario sardo di Uta. Bull. Arch. Sardo, III, p. 186, tav. E, 8;
Pinza, Monumenti primitivi ecc., p. 196 sgg., tav. X 6, XIII 4.
gnante il bastone; le gambe leggermente divaricate,
nudi i piedi. I tratti del volto sono resi in modo con-
venzionale; ma gli occhi sporgenti, le arcate cigliari
esagerate, il naso forte, il collo lungo e le orecchie
grosse, le labbra sporgenti, hanno un riflesso di carat-
teri etnici. Il corpo è stretto in un farsetto a guaina
rigida, proprio dei guerrieri sardi, in fondo al quale
sporge il lembo di un'altra tunicella, pure stretta e
rigida. Come nelle due statuette ricordate dianzi, la
statuetta ha sul petto un largo balteo che scende
dalla spalla destra e sorregge il pugnaletto ad elsa
gammata, riprodotto in molte statuette e nei così
detti doni militari.
Pia. 28. — Frammento di statuetta di capo.
La statuetta di Serri ha sul capo un berretto o
calotta circolare dall'orlo rigido, e non l'elmo cornuto
che vediamo rappresentato in tante statuette di guer-
rieri sardi : forse nel suo atteggiamento di preghiera
il guerriero, capo tribù, è privo della difesa del capo,
inerme di fronte alla divinità che egli forse invoca a
nome di tutto il suo popolo.
Sulle spalle ha gettato il mantello, lungo e stretto ;
i lembi superiori si piegano sul dinnanzi, verso il petto
e l'orlo inferiore, rigido e stretto, scende ai polpacci con
striscie e striature superficiali, che io penso vogliano
rappresentare la grossa trama del tessuto. Il bastone,
che nelle due statuette di Uta e di Abini è a grossi
nodi, qui è liscio, con una borchia alla testa ed un
anello presso all'estremità inferiore, che farebbe pen-
sare ad una di quelle teste di mazza rotonde e munite
di foro al centro che sono tanto frequenti intorno ai
nuraghi e che dovevano fissarsi appunto all'estremità
di un bastone. Per quanto semplice e schematica, la
statuetta, nel suo atteggiamento rigido e impettito,
spira quello stesso senso di solennità ingenua ed
austera, che è caratteristica dei bronzi votivi della
Sardegna.