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DI TRE FONTANE E POGGIO ROSSO ECC.
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Invece in talune stazioni del continente italiano di età
più tarda questo sistema decorativo acquista caratteri
più complessi, i quali gli imprimono uno spirito diverso
e si hanno rombi, meandri e spirali formati da fasce
circoscritte da linee incise riempite di puntini disposti
per serie. Esempi notevoli di questa decorazione, ri-
portati dal Colini (') provengono dalle caverne delle
Felci nell'isola di Capri, dalla grotta di Pertosa nel
Salernitano, dalle grotte sepolcrali del Materano,
dalle caverne del capo S. Elia in Sardegna, nonché
dal secondo strato, corrispondente all'età del bronzo,
della stazione di Coppa Nevigata presso Manfre-
donia (2).
Prima di chiudere questa rassegna, bisogna far
menzione di una speciale categoria di frammenti che,
pur essendo quasi privi di ogni decorazione, non pos-
sono venir separati, per la loro finezza, dai fittili di
questa classe. Sono foggiati in una pasta color nero-
ardesia o nero bigio, con riflessi olivastri e più rara-
mente giallastri. Per impasto e per cottura sono tra
i migliori della stazione, come lo mostra la possibi-
lità di raggiungere una sottigliezza straordinaria.
Taluni frammenti, che appartennero a vasi aventi alla
bocca un diametro di cm. 8, hanno uno spessore di
appena mm. 2. La decorazione, ove apparisce, si li-
mita a qualche stretto solco superficiale o a qualche
linea appena granita. Un frammento porta un disegno
a larga scacchiera; un altro un filetto attorno al
collo.
Il Mayer ha raccolto a Molfetta una ceramica
simile a questa, che egli riferisce al secondo periodo
delle capanne « quando », scrive «-il nuovo gusto,stanco
detta ornamentazione esuberante usata nel 'primo
periodo, badava sempre più alla sottigliezza dei
fittili ed alla precisione ed eleganza delle forme » (3).
A Trefontane mancano i dati per potere stabilire una
simile distinzione cronologica ; ma tuttavia non credo
possa applicarsi al caso nostro l'osservazione fatta
per il Pulo di Molfetta.
(') Colini, Bull, di paletn. it., a. XXIV, an. 1898, p. 225,
tav. XVIII, figg. 3, 4; a. XXXIX, an. 1903, p. 91, figg'. 14,
1(1, 17, 19, 20, 21, 22; a. XXXIII, an. 1907, pp. 119, 120.
(a) Mosso, Mon. antich. dei Line, voi. XIX, an 1909,
pp. 41 e seg., tav. Vili, flg. 57 A; tav. IX, figg. 53 A eB,54,
55, 60 A, G, D; tav. X, figg. 56, 59 B, 61, 64.
(") Mayer, Le stazioni preistoriche di Molfetta, p. 62.
Come impressione d'insieme si rileva il fatto che
alla gente di Trefontane erano note in buona parte
tutte le risorse della tecnica ornamentale proprie di
quella età, anche al di fuori dell'isola: circostanza,
questa, che ci dimostra l'età avanzata della stazione.
Forme dei vasi. — Poco si può dire al riguardo,
dato lo stato di frantumazione del materiale raccolto.
Il Museo di Siracusa possiede alcuni vasi interi pro-
venienti da questa stazione, privi di ogni decorazione
e provvisti di ansette tubolari. Uno è un bicchiere
di forma cilindro-conica, a pareti rette, senza labbro,
con due anse disposte nei fianchi ad un terzo circa
di distanza dall'orlo; l'altro, simile a questo, ha i
fianchi leggermente rigonfi e le anse impostate sul-
l'estremità dell'orlo marginale in guisa da sopravan-
zare la bocca; un terzo, a pareti leggermente glo-
bose, si restringe un poco in alto e termina con un
collo divaricato, alto cm. 4 circa; anch'esso è munito
di due anse tubolari impostate sotto il collo.
La maggior parte dei frammenti è di incerta
spettanza. Quelli marginali accennano per lo più a
forme dalla bocca largamente aperta, senza collo, col
margine raramente appiattito, più frequentemente
tondeggiante e spesso anche assottigliato, non ingros-
sato, e mai intaccato. Molti, certamente, si riferiscono
a vasi di forma cilindrica, comuni in quell'età. I
fondi recuperati appartengono in buona parte a vasi
di forma globosa, a giudicare dagli avanzi delle pa-
reti rimastivi attaccati, e alla base terminano con un
piede ordinariamente basso, concavo al disotto, sul
quale spesso si continuano gli ornati a graffito delle
pareti. In qualche esemplare la concavità misura fino
a 3 cm. di profondità. Più rari sono i fondi piatti,
senza piede. Finora non vi è stato raccolto neppure
un fondo a calotta, quantunque qualche frammento
marginale accenni a questa forma di vasi neolitici
comuni a Molfetta.
Forme simili si rinvennero a Festo e a Cnosso (').
Credo di potervi riferire taluni frammenti sottili di
una coppa emisferica, simili per l'impasto e la fat-
tura, ai tre vasetti del museo di Siracusa sopra men-
zionati, coppa che dovette avere un diametro di cm. 17
ed una profondità di circa cm. 8, con alto orlo incavato
(') Mosso, La necropoli neolitica di Molfetta, Mon. ant.
dei Lincei, voi. XXI, pp. 45 e segg., figg. 23, 25, 31, 32,
DI TRE FONTANE E POGGIO ROSSO ECC.
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Invece in talune stazioni del continente italiano di età
più tarda questo sistema decorativo acquista caratteri
più complessi, i quali gli imprimono uno spirito diverso
e si hanno rombi, meandri e spirali formati da fasce
circoscritte da linee incise riempite di puntini disposti
per serie. Esempi notevoli di questa decorazione, ri-
portati dal Colini (') provengono dalle caverne delle
Felci nell'isola di Capri, dalla grotta di Pertosa nel
Salernitano, dalle grotte sepolcrali del Materano,
dalle caverne del capo S. Elia in Sardegna, nonché
dal secondo strato, corrispondente all'età del bronzo,
della stazione di Coppa Nevigata presso Manfre-
donia (2).
Prima di chiudere questa rassegna, bisogna far
menzione di una speciale categoria di frammenti che,
pur essendo quasi privi di ogni decorazione, non pos-
sono venir separati, per la loro finezza, dai fittili di
questa classe. Sono foggiati in una pasta color nero-
ardesia o nero bigio, con riflessi olivastri e più rara-
mente giallastri. Per impasto e per cottura sono tra
i migliori della stazione, come lo mostra la possibi-
lità di raggiungere una sottigliezza straordinaria.
Taluni frammenti, che appartennero a vasi aventi alla
bocca un diametro di cm. 8, hanno uno spessore di
appena mm. 2. La decorazione, ove apparisce, si li-
mita a qualche stretto solco superficiale o a qualche
linea appena granita. Un frammento porta un disegno
a larga scacchiera; un altro un filetto attorno al
collo.
Il Mayer ha raccolto a Molfetta una ceramica
simile a questa, che egli riferisce al secondo periodo
delle capanne « quando », scrive «-il nuovo gusto,stanco
detta ornamentazione esuberante usata nel 'primo
periodo, badava sempre più alla sottigliezza dei
fittili ed alla precisione ed eleganza delle forme » (3).
A Trefontane mancano i dati per potere stabilire una
simile distinzione cronologica ; ma tuttavia non credo
possa applicarsi al caso nostro l'osservazione fatta
per il Pulo di Molfetta.
(') Colini, Bull, di paletn. it., a. XXIV, an. 1898, p. 225,
tav. XVIII, figg. 3, 4; a. XXXIX, an. 1903, p. 91, figg'. 14,
1(1, 17, 19, 20, 21, 22; a. XXXIII, an. 1907, pp. 119, 120.
(a) Mosso, Mon. antich. dei Line, voi. XIX, an 1909,
pp. 41 e seg., tav. Vili, flg. 57 A; tav. IX, figg. 53 A eB,54,
55, 60 A, G, D; tav. X, figg. 56, 59 B, 61, 64.
(") Mayer, Le stazioni preistoriche di Molfetta, p. 62.
Come impressione d'insieme si rileva il fatto che
alla gente di Trefontane erano note in buona parte
tutte le risorse della tecnica ornamentale proprie di
quella età, anche al di fuori dell'isola: circostanza,
questa, che ci dimostra l'età avanzata della stazione.
Forme dei vasi. — Poco si può dire al riguardo,
dato lo stato di frantumazione del materiale raccolto.
Il Museo di Siracusa possiede alcuni vasi interi pro-
venienti da questa stazione, privi di ogni decorazione
e provvisti di ansette tubolari. Uno è un bicchiere
di forma cilindro-conica, a pareti rette, senza labbro,
con due anse disposte nei fianchi ad un terzo circa
di distanza dall'orlo; l'altro, simile a questo, ha i
fianchi leggermente rigonfi e le anse impostate sul-
l'estremità dell'orlo marginale in guisa da sopravan-
zare la bocca; un terzo, a pareti leggermente glo-
bose, si restringe un poco in alto e termina con un
collo divaricato, alto cm. 4 circa; anch'esso è munito
di due anse tubolari impostate sotto il collo.
La maggior parte dei frammenti è di incerta
spettanza. Quelli marginali accennano per lo più a
forme dalla bocca largamente aperta, senza collo, col
margine raramente appiattito, più frequentemente
tondeggiante e spesso anche assottigliato, non ingros-
sato, e mai intaccato. Molti, certamente, si riferiscono
a vasi di forma cilindrica, comuni in quell'età. I
fondi recuperati appartengono in buona parte a vasi
di forma globosa, a giudicare dagli avanzi delle pa-
reti rimastivi attaccati, e alla base terminano con un
piede ordinariamente basso, concavo al disotto, sul
quale spesso si continuano gli ornati a graffito delle
pareti. In qualche esemplare la concavità misura fino
a 3 cm. di profondità. Più rari sono i fondi piatti,
senza piede. Finora non vi è stato raccolto neppure
un fondo a calotta, quantunque qualche frammento
marginale accenni a questa forma di vasi neolitici
comuni a Molfetta.
Forme simili si rinvennero a Festo e a Cnosso (').
Credo di potervi riferire taluni frammenti sottili di
una coppa emisferica, simili per l'impasto e la fat-
tura, ai tre vasetti del museo di Siracusa sopra men-
zionati, coppa che dovette avere un diametro di cm. 17
ed una profondità di circa cm. 8, con alto orlo incavato
(') Mosso, La necropoli neolitica di Molfetta, Mon. ant.
dei Lincei, voi. XXI, pp. 45 e segg., figg. 23, 25, 31, 32,