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ANTICHITÀ TODERTINE

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fragilità, specialmente nello scudo. Essi rientrano quindi
nella grande categoria dei monili etruschi di parata,
alla quale non erano forse estranei anche altri oggetti
della suppellettile ornamentale trovata nella medesima
tomba.

Collana con bulle. — Tra le oreficerie merita
speciale attenzione anche la collana con le due bulle
lenticolari e la pietra onice per ornamento. È questo,
nella sua composizione generale, un tipo di collana
caratteristico dell'Etruria. La collana a tre pendagli
rotondi o bulle sul petto trovasi rappresentata su
monumenti etruschi di età vicina alla nostra ('•).

All'onice con occhio nero incastonata nella cornice
d'oro, non è probabilmente estraneo il significato ma-
gico di amuleto (2). Allo stesso modo che un signi-
ficato apotropaico veniva attribuito con maggiore o
minor chiarezza, a seconda dei casi, alle maschere
di Medusa, quali le vediamo sbalzate sulle bulle di
oro laterali.

Autentiche collane d'oro sul genere di quella di
Todi, e più ricche per l'ornamento dei pendagli, ci
hanno fornito le necropoli etnische (3). La collana
di Todi è senza dubbio una delle più recenti.

Borchie e brattee ornamentali. — Appartengono,
per i motivi sbalzati, allo stesso genere delle bulle
le borchie rotonde convesse, forate intorno per essere
applicate sopra un tessuto. Nelle brattee è stato
variato il motivo delle bulle, pur rimanendo nello
stesso repertorio. I tipi di maschere sbalzati così
nelle borchie come nelle bulle della collana, eseguiti
per lo più con una non comune finitezza di partico-
lari, sono propri dell'arte ellenistica {*).

(') Cfr., ad es., lo specchio famoso di Bacco e Semelc a
Berlino, in Gerhard, Etr. Spiegel, tav. LXXXIII, dove tre dei
personaggi portano la collana a tre bulle. Per altri monu-
menti, Daremberg-Saglio, figg. 300 e 302, e art. Bulla.

(a) Cfr. gli anelli con pietra che per i colori e la forma
dell'inquadramento rende la figura di un occhio : usati come
amuleti contro il malocchio Daremberg-Saglio, art. Amuletum,
e fig. 344.

(3) Tali una collana al Museo Etrusco Vaticano, prove-
niente da Vulci, con maschere muliebri di nobile aspetto, al-
ternate a sfingi (Museo Gregoriano, tav. CVXVI, 9); ed un'al-
tra da Corneto, con teste giovanili vedute di profilo (Marshall,
op. cit., n. 2271). Cfr. le bulle auree di collane, prettamente
etrusche, provenienti dalla necropoli di Filottrano, ora nel
Museo Nazionale di Ancona (I. Dall' Osso, Guida illustrata
del Museo Naz. d'i Ancona, Ancona 1915, pag. 233 sgg.).

(*) Cfr. Reinach, Antiquités du Bosphore Cimmérien, tav.
XXI sg.

La figura muliebre alata, rappresentata seduta,
nell'unica brattea ovale che si abbia, è stata già rav-
vicinata ad una figura simile incisa sopra il castone
di un anello trovato a Perugia e interpretata come
una Lasa ('), cioè uno di quei geni propri della mi-
tologia e della religione etnisca, di natura per noi
misteriosa, ma cui non è forse estraneo, oltre il con-
tenuto erotico (2), un contenuto ideale funebre.

Quanto alle minuscole laminette sbalzate con mo-
tivi di onde e delfini, è chiara e icura la restituzione
del fregio ornamentale cui dava luogo l'applicazione
di esse sopra una stoffa qualsiasi (3).

Faceva parte, tutta questa suppellettile preziosa,
della decorazione del vestito ? Si è stati finora pro-
pensi a crederlo e si sono citati a questo proposito
i %QvGonà<ftoi saOTjTsg e le vesti auratae e sigil-
latae dell'antichità, nella convinzione che le borchie
e le brattee costellassero sparsamente il vestito della
defunta. Ma una riflessione ben ponderata concorre a
modificare questa convinzione e c'induce a distin-
guere. Il lavoro di sbalzo, che si osserva sopra le
borchie, è in realtà troppo minutamente e finemente
eseguito perchè si possa supporre che le borchie non
dovessero trovarsi molto in vista nella decorazione
del vestito, ammesso che servissero a questo uso ;
perciò siamo portati a restringere, in ogni modo, la
parte del vestito stesso nella quale esse potevano es-
sere applicate, limitandoci al petto. Ma le borchie
appaiono anche di dimensioni troppo notevoli, per la
funzione decorativa cui dovrebbero soddisfare; ed è
facile immaginare come una di quelle rigide borchie,

(') Notizie, 1900, pag. 558.

(*) Martha, in Daremberg-Saglio (Lasa)

(3) E questo uno dei mutivi prediletti dell'arte etrusca e
la sua applicazione risale molto indietro nel tempo. Esso tro-
vasi già dipinto nell'ipogeo tarquiniese delle Leonesse, cit.,
e per un'età più recente ricorre in altri ipogei, del Tifone e
Bruschi (Mon. Inst. II, tav. Ili, Vili, XXXVI) e nella tomba
dipinta di Bomarzo (Mon. Inst. I, tav. XL1I, 2). Lo stesso
motivo è applicato a rilievo sul fondo della lampada di Cor-
tona (Mon. delVInstituto, III, tav. XLI-XLI1) e sopra un
puteale di terracotta trovato a Marzabotto (E. Brizio, Rela-
zione sugli scavi eseguiti a Marzabotto presso Bologna, in
Mon. antichi dei Lincei, tav. IX, 4; cfr. Montelius, La ci-
vilisation primitive de V Italie, parte I, tav. CVIF, 15).
Cfr. inoltre alcuni frammenti di vaso a rilievi trovati a Boi-
sena, con un giro di delfini, rappresentati secondo lo stesso
motivo (senza le onde): Notizie, 1903, pag. 588 e sgg., figg. 5
e 6. Per lo stesso motivo su specchi, cfr. Gerhard, op. cit., I,
tav. XXVIII.
 
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