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CAULONIA
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Abbiamo inoltre due notizie, die associano C. col
capo stesso di quella scuola. L' una, di nhin conto,
come di ninna attendibilità, è l'aneddoto sull'orsa
bianca, la cui apparizione in C. al tempo di Pitagora
sarebbe stata considerata come un prodigio (lambì.,
Vita Pyth., 142; Apollon., Mirab-, 6). L'altra è la
notizia data da Dicearco (fr. 31) presso Porfirio ( Vita
Pyth., 56), che sopraffatti in Crotone i Pitagorici,
Pitagora si salvò tìg KavXmviav tòv oqfiov, e di là
a Locri; dove però della lezione s'è dubitato. Parti-
colare questo importante, più che per la vita di Pita-
gora, per la topografia di C. Poiché, se non si accetta
la correzione del Nauck eìg Kavlttn'iuxrjv oq/iov, o
altra affine, e si mantiene il testo tal quale, se ne ha
una conferma ai risultati della esplorazione archeo-
logica, secondo cui Caulonia, lungi dall'avere un na-
vale alquanto discosto, era essa stessa piantata sul
mare.
D'assai maggior momento sarebbe, se fosse sicuro,
quel che narra Apollonio Tianeo presso Iamblico (262)
sulle discordie insorte a Crotone dopo la catastrofe
dei Pitagorici e sedate da un arbitrato di Tarantini,
Metapontini e Cauloniati. La menzione appunto di C.
che perdette presto, come vedremo, ogni importanza,
potrebbe confermare la ipotesi di A. Rostagni ('), che
il mal rido Apollonio attinga qui in parte ad una
fonte assai più attendibile, allo storico Timeo. Solo,
se anche la notizia dell' arbitrato e dell' esilio dei
Pitagorici, che gli arbitri sancirono, è da Timeo, è
invenzione d'Apollonio, se non tutto quello che vi è
oltre a ciò nel suo racconto, e che è per sè alquanto
sospetto, almeno, come bene ha visto V. Rose, la
menzognera citazione degli f'Tio/nvìjiiara twv Kqotw-
viut&v.
Checché ne sia, non v' è dubbio, che come le
vicine Crotone e Metaponto, così anche C. dovette
sottostare prima al dominio politico della setta pita-
gorica e partecipare poi alla reazione violenta che
imperversò contro i Pitagorici nella M. Grecia circa
la metà del sec. V. Trascorso forse qualche decennio,
la concordia civile turbata da queste contese fu rista-
bilita, al dire di Polibio (li, 39, fi)' dall'intervento
pacifico degli Achei della madrepatria. Dopo di che
(') Atti Accad. Scienze Torino, voi. XLIX (1913-1914),
pp. 558; 570.
Crotone, Sibari sul Traente e C. si strinsero in lega,
gettando le basi di quella confederazione italiota, che
al tempo di Dionisio il vecchio abbracciò quasi tutte
le città greche dell'Italia meridionale (Diod., XIV, 91),
e che tenne testa per qualche tempo al tiranno ed
ai barbari italici suoi alleati.
Nel periodo che precedette, se non le origini
prime, certo il grande incremento della lega italiota,
cade la spedizione ateniese in Sicilia. Nel 415 quando
l'armata agli ordini d'Alcibiade, Nicia e Lamaco co-
steggiò il mare Ionio, le città achee non fornirono
agli Ateniesi comodità di mercato, ne diedero ad essi
licenza di sbarcare entro le mura, né permisero che
approdassero nel loro territorio e si fornissero d'acqua
(Thuc, VI, 44, 2). Nel 413 si comportarono invece
in modo alquanto più amichevole. I Metapontini,
xurce %ò £v{i[ia%ixóv (Thuc, VI, 33, 4), giusta un'al-
leanza, che però Tucidide non dice quando fosse
stata conchiusa, fornirono aiuti. I Crotoniati non vol-
lero permettere che gli Ateniesi attraversassero per
terra il loro territorio; tuttavia dal confine fra Cro-
tone e Turi al confine locrese la spedizione potè sempre
approdare presso le città; nuqtTrlsov ì'a%ovitg nQÒg
xaìg nóXedi, ciò che invece non potè fare a Locri.
Fra le città greche presso cui ancorò, dovette essere
probabilmente anche C. ; e forse allora gli Ateniesi
commisero quel legname per costruzioni navali, che
poi fu incendiato sul territorio cauloniate da una
squadra siracusana (VII, 25, 2).
Dopo questo episodio C. non riemerge dalla oscu-
rità che nel 389. Allora Dionisio il vecchio deside-
roso di spingere innanzi con vigore la sua guerra
contro gli Italioti « tragittate (dice Diodoro, XIV,
« 103, 3) le sue forze, cinse d'assedio C, e piantate
« presso le sue mura macchine d'assedio, le diede
« ripetutamente l'assalto ». Ma non abbandonarono C.
gli alleati ; mosse verso la città, secondo narra Po-
lieno (Strat., VI, 9, 11), Aristide di Elea, con una
squadra di 12 triremi. Tosto Dionisio, avvistatolo,
equipaggiò 15 delle navi da guerra che aveva seco,
e gli si fece incontro. Aristide si ritrasse davanti la
forza soverchiante del nemico; ma riuscì poi, giocando
d'astuzia, ad eludere la sorveglianza della squadra
che lo inseguiva, e potè felicemente approdare a C.
Notizia questa interessante non solo per se stessa,
ma perchè sembra altresì dimostrare, che le fortifi-
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Abbiamo inoltre due notizie, die associano C. col
capo stesso di quella scuola. L' una, di nhin conto,
come di ninna attendibilità, è l'aneddoto sull'orsa
bianca, la cui apparizione in C. al tempo di Pitagora
sarebbe stata considerata come un prodigio (lambì.,
Vita Pyth., 142; Apollon., Mirab-, 6). L'altra è la
notizia data da Dicearco (fr. 31) presso Porfirio ( Vita
Pyth., 56), che sopraffatti in Crotone i Pitagorici,
Pitagora si salvò tìg KavXmviav tòv oqfiov, e di là
a Locri; dove però della lezione s'è dubitato. Parti-
colare questo importante, più che per la vita di Pita-
gora, per la topografia di C. Poiché, se non si accetta
la correzione del Nauck eìg Kavlttn'iuxrjv oq/iov, o
altra affine, e si mantiene il testo tal quale, se ne ha
una conferma ai risultati della esplorazione archeo-
logica, secondo cui Caulonia, lungi dall'avere un na-
vale alquanto discosto, era essa stessa piantata sul
mare.
D'assai maggior momento sarebbe, se fosse sicuro,
quel che narra Apollonio Tianeo presso Iamblico (262)
sulle discordie insorte a Crotone dopo la catastrofe
dei Pitagorici e sedate da un arbitrato di Tarantini,
Metapontini e Cauloniati. La menzione appunto di C.
che perdette presto, come vedremo, ogni importanza,
potrebbe confermare la ipotesi di A. Rostagni ('), che
il mal rido Apollonio attinga qui in parte ad una
fonte assai più attendibile, allo storico Timeo. Solo,
se anche la notizia dell' arbitrato e dell' esilio dei
Pitagorici, che gli arbitri sancirono, è da Timeo, è
invenzione d'Apollonio, se non tutto quello che vi è
oltre a ciò nel suo racconto, e che è per sè alquanto
sospetto, almeno, come bene ha visto V. Rose, la
menzognera citazione degli f'Tio/nvìjiiara twv Kqotw-
viut&v.
Checché ne sia, non v' è dubbio, che come le
vicine Crotone e Metaponto, così anche C. dovette
sottostare prima al dominio politico della setta pita-
gorica e partecipare poi alla reazione violenta che
imperversò contro i Pitagorici nella M. Grecia circa
la metà del sec. V. Trascorso forse qualche decennio,
la concordia civile turbata da queste contese fu rista-
bilita, al dire di Polibio (li, 39, fi)' dall'intervento
pacifico degli Achei della madrepatria. Dopo di che
(') Atti Accad. Scienze Torino, voi. XLIX (1913-1914),
pp. 558; 570.
Crotone, Sibari sul Traente e C. si strinsero in lega,
gettando le basi di quella confederazione italiota, che
al tempo di Dionisio il vecchio abbracciò quasi tutte
le città greche dell'Italia meridionale (Diod., XIV, 91),
e che tenne testa per qualche tempo al tiranno ed
ai barbari italici suoi alleati.
Nel periodo che precedette, se non le origini
prime, certo il grande incremento della lega italiota,
cade la spedizione ateniese in Sicilia. Nel 415 quando
l'armata agli ordini d'Alcibiade, Nicia e Lamaco co-
steggiò il mare Ionio, le città achee non fornirono
agli Ateniesi comodità di mercato, ne diedero ad essi
licenza di sbarcare entro le mura, né permisero che
approdassero nel loro territorio e si fornissero d'acqua
(Thuc, VI, 44, 2). Nel 413 si comportarono invece
in modo alquanto più amichevole. I Metapontini,
xurce %ò £v{i[ia%ixóv (Thuc, VI, 33, 4), giusta un'al-
leanza, che però Tucidide non dice quando fosse
stata conchiusa, fornirono aiuti. I Crotoniati non vol-
lero permettere che gli Ateniesi attraversassero per
terra il loro territorio; tuttavia dal confine fra Cro-
tone e Turi al confine locrese la spedizione potè sempre
approdare presso le città; nuqtTrlsov ì'a%ovitg nQÒg
xaìg nóXedi, ciò che invece non potè fare a Locri.
Fra le città greche presso cui ancorò, dovette essere
probabilmente anche C. ; e forse allora gli Ateniesi
commisero quel legname per costruzioni navali, che
poi fu incendiato sul territorio cauloniate da una
squadra siracusana (VII, 25, 2).
Dopo questo episodio C. non riemerge dalla oscu-
rità che nel 389. Allora Dionisio il vecchio deside-
roso di spingere innanzi con vigore la sua guerra
contro gli Italioti « tragittate (dice Diodoro, XIV,
« 103, 3) le sue forze, cinse d'assedio C, e piantate
« presso le sue mura macchine d'assedio, le diede
« ripetutamente l'assalto ». Ma non abbandonarono C.
gli alleati ; mosse verso la città, secondo narra Po-
lieno (Strat., VI, 9, 11), Aristide di Elea, con una
squadra di 12 triremi. Tosto Dionisio, avvistatolo,
equipaggiò 15 delle navi da guerra che aveva seco,
e gli si fece incontro. Aristide si ritrasse davanti la
forza soverchiante del nemico; ma riuscì poi, giocando
d'astuzia, ad eludere la sorveglianza della squadra
che lo inseguiva, e potè felicemente approdare a C.
Notizia questa interessante non solo per se stessa,
ma perchè sembra altresì dimostrare, che le fortifi-