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CAUI.ONIA
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« secundum Hyginum, qui sciipsit de situ urbiuin
« Italicarum, olim non est ».
Ma qualche altra traccia lasciarono i Cauloniati
di sè, oltre le rovine della loro città. Essi, dice Stia
bone (loc. cit.), dg SixfMccv imo ^uq^uquìv è^kni-oov
xaì rfjv sxsì Kavkwviav l'xTiffav. Questa C siciliana
doveva essere d'assai scarsa importanza, perchè non
è menzionata, che io sappia, se non da Stefano Biz
s. v.: KavXwrùc. taxi xaì iikkr] ^ixth'ag; un pic-
colo borgo dunque, che qualche città greca amica
permise ai Cauloniati fuggenti di edificare nel suo
territorio, se almeno la notizia straboniana non è un
puro mito etimologico; ciò che non par credibile,
vista l'età tarda a cui viene ascritta la fondazione
della C. siciliana. Cacciati dai barbari i Cauloniati
furono certamente una volta, poco prima del 270,
quando distrussero C. i Campani di Regio; forse una
seconda volta nel 215, se Annibale cedette la loro
città, come Crotone, ai Bruzì ; o nel 205-2CKÌ se diede
ordine che s'evacuasse prima di lasciarla ai Romani.
Ma durante la seconda punica, se ai Caulonitani
fosse stato permesso di fondare una città o una bor-
gata in Sicilia, probabilmente ne avremmo notizia pre-
cisa. Deve dunque la C. siciliana risalire al 270 circa,
e allora si capisce come le vittime dei Campani ven-
nero accolte benevolmente nella Sicilia greca, dove
Ierone combatteva i Mamertini, alleati dei loro con-
nazionali dall'altra sponda dello stretto. Ierone il
quale non esitò più tardo a dare il suo aiuto ai Ro-
mani, che assediavano Regio (Zonara, Vili, 6), perchè
la città, liberata dagli usurpatori Italici, tornasse ai
Greci che l'avevano posseduta sino allora. Ma se così
è, la nuova C. dovrà cercarsi iu qualche punto dello
stato di Ierone, ossia non troppo lontano dalla costa
orientale di Sicilia ; e cadrà la ipotesi dello Schubring
{Rhein. Museurn, XXIII, pag. 117) (') che si debba
identificare con la Calloniana, sita nel territorio di
Sommatino e Ravanusa, di cui è parola nell'Itine-
rario di Antonino.
Checché ne sia, la C. italiana non sopravvisse du-
rante l'impero che come stazione sulla via costiera;
perciò essa appare nella Tabula Peutingeriana ed è
registrata nel Geografo Ravennate ; e perciò Agrippa
si dava cura di registrarne la distanza di 70 miglia
dal promontorio Lacinio (Plinio, H. TV., Ili, 96). Così
terminava oscuramente la vita della città greca una
volta illustre; tanto oscuramente chetino a ieri, può
dirsi, non ne era assodata con esattezza nemmeno la
ubicazione. E lo storico, il quale ha raccolto e cer-
cato di collegare le testimonianze sparse e frammen-
tarie intorno a questa città, non può se non espri-
mere l'augurio che esse vengano riccamente integrate
da trovamenti archeologici ed epigrafici.
('} Accolta anche dall'Holin. Storia della Sicilia, farad,
itti., II, pag. 274, n. 1.
Gaetano De Sanctis
della 1!. Università di Torino.
Monumenti Antichi - Vol. XXIII.
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« secundum Hyginum, qui sciipsit de situ urbiuin
« Italicarum, olim non est ».
Ma qualche altra traccia lasciarono i Cauloniati
di sè, oltre le rovine della loro città. Essi, dice Stia
bone (loc. cit.), dg SixfMccv imo ^uq^uquìv è^kni-oov
xaì rfjv sxsì Kavkwviav l'xTiffav. Questa C siciliana
doveva essere d'assai scarsa importanza, perchè non
è menzionata, che io sappia, se non da Stefano Biz
s. v.: KavXwrùc. taxi xaì iikkr] ^ixth'ag; un pic-
colo borgo dunque, che qualche città greca amica
permise ai Cauloniati fuggenti di edificare nel suo
territorio, se almeno la notizia straboniana non è un
puro mito etimologico; ciò che non par credibile,
vista l'età tarda a cui viene ascritta la fondazione
della C. siciliana. Cacciati dai barbari i Cauloniati
furono certamente una volta, poco prima del 270,
quando distrussero C. i Campani di Regio; forse una
seconda volta nel 215, se Annibale cedette la loro
città, come Crotone, ai Bruzì ; o nel 205-2CKÌ se diede
ordine che s'evacuasse prima di lasciarla ai Romani.
Ma durante la seconda punica, se ai Caulonitani
fosse stato permesso di fondare una città o una bor-
gata in Sicilia, probabilmente ne avremmo notizia pre-
cisa. Deve dunque la C. siciliana risalire al 270 circa,
e allora si capisce come le vittime dei Campani ven-
nero accolte benevolmente nella Sicilia greca, dove
Ierone combatteva i Mamertini, alleati dei loro con-
nazionali dall'altra sponda dello stretto. Ierone il
quale non esitò più tardo a dare il suo aiuto ai Ro-
mani, che assediavano Regio (Zonara, Vili, 6), perchè
la città, liberata dagli usurpatori Italici, tornasse ai
Greci che l'avevano posseduta sino allora. Ma se così
è, la nuova C. dovrà cercarsi iu qualche punto dello
stato di Ierone, ossia non troppo lontano dalla costa
orientale di Sicilia ; e cadrà la ipotesi dello Schubring
{Rhein. Museurn, XXIII, pag. 117) (') che si debba
identificare con la Calloniana, sita nel territorio di
Sommatino e Ravanusa, di cui è parola nell'Itine-
rario di Antonino.
Checché ne sia, la C. italiana non sopravvisse du-
rante l'impero che come stazione sulla via costiera;
perciò essa appare nella Tabula Peutingeriana ed è
registrata nel Geografo Ravennate ; e perciò Agrippa
si dava cura di registrarne la distanza di 70 miglia
dal promontorio Lacinio (Plinio, H. TV., Ili, 96). Così
terminava oscuramente la vita della città greca una
volta illustre; tanto oscuramente chetino a ieri, può
dirsi, non ne era assodata con esattezza nemmeno la
ubicazione. E lo storico, il quale ha raccolto e cer-
cato di collegare le testimonianze sparse e frammen-
tarie intorno a questa città, non può se non espri-
mere l'augurio che esse vengano riccamente integrate
da trovamenti archeologici ed epigrafici.
('} Accolta anche dall'Holin. Storia della Sicilia, farad,
itti., II, pag. 274, n. 1.
Gaetano De Sanctis
della 1!. Università di Torino.
Monumenti Antichi - Vol. XXIII.
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