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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Orsi, Paolo: Messana: la necropoli romana di S. Placido; e di altre scoperte avvenute nel 1910-1915
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0084
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150

MESSA.NA

160

TQt]axaóiv (àov. per xQiaxaóior) collima con quel che
si legge in una defissione attica (Wuensch, n. 99):
xal Tfjv xù>v xqiaxàStav àvis'Qwffiv. Quella lamina
frantumata che dall' Akerblad e poi dal Boeckh ( G. I. G.
1034) fu definita altrimenti, fu dal Wuensch rico-
nosciuta per una defissione, e ciò è confermato da
questa lamina nostra. In quella l'offerta funebre è
fatta ai àmnóxai %i)6vioi xal ènixvfxfìioi; in questa
è fatta direttamente ad Hermes, al quale sappiamo
che anche in Argos erano offerte le funebri trigesimali
(Plut. Qu. Gr., 24). Dicendo ad Hermes « prendi,
o ricevi, la sacra offerta trigesimale di lei » (aixàg)
cioè per la morte di lei, il defìgente lascia intendere
che quella sacra offerta era data ad Hermes, antici-
patamente, da lui stesso, che forse la deponeva in
quella stessa tomba in cui deponeva la lamina im-
precatrice. Un fatto simile si rileva dalla sopra ci-
tata lamina attica nella quale, dopo àviégoaffiv il de-
fìgente dice:

acp" fjg óéówxa òexaxijv /as'xqi fjfisQwv xsxxccqccxovtcc

Son notizie queste che vanno aggiunte a quanto,
dopo Hermann ed altri, sulle funebri xqiaxàóig nota
Bolide, Psyche*, I, 234.

Al ghiotto Hermes, che secondo Aristofane (Pace,
193 sgg.) è tutt'altro che insensibile a siffatti doni,
il defìgente chiede che si prenda la offerta e corra
(xQt!%e), egli che è il corriere (xqóxic) divino, il ce-
lere portatore di tutti (navxàyig), alla dimora inferna,
corra per chiudere (xXa'ffrjg) laggiù sotterra colei, te-
nervela chiusa cioè, xrjqttv, xaxéyiv, come ad Hermes
suol esser detto in più altre defissioni. Termina quindi
il suo dire il defìgente, rivolgendo allo stesso dio le
gravissime parole : « e non permettere che più oltre si
aggiri fra gli uomini un'altra Medusa ». In cauda
venenuml II motivo della defissione qui si fa mani-
festo; si vede che, secondo forse la trista esperienza
del defìgente, questa cara Ninfetta era bella e affa-
scinante di viso, ma funesta e letale per quanti vi
figgesser lo sguardo. Questa lamina dunque va collo-
cata fra le defissioni a soggetto erotico.

Il pieno uso dell'alfabeto ionico, la presenza del
sigma lunato estraneo anche alle meno antiche mo-
nete di Messina (210 av. C), la permanenza di ta-
lune forme dialettali, inducono a credere che questa
lamina non possa essere più antica del primo od, al

massimo, del secondo sec. av. C. Avremo un più pre-
ciso terminus post quem, se al prof. Orsi riuscirà di
determinare l'età della tomba in cui questa lamina
fu trovata — .

Fio. 26.

Sulla seconda laminetta (tìg. 26) di mm. 71 X 62,
la quale era piegata in quattro e riempita di segni
e sgorbi senza apparente valore litterale, il eh. Com-
paretti crede tuttavia di poter leggere:

€AnIAo Y A I

A (w) M [t

« Deve seguire od essere sottinteso oro/xa. È il ' no-
« men datura Aver no '. Le lettere sono curiosamente
« tormentate da tratti che pajon ferirle *.

Fio. 27.

Sep. 4. Scheletro di adulto in nuda terra, col
cranio a SSE, appoggiato alla copertura del sepolcro
seguente:

Sep. 5. Tumulo in fabbrica a spiovente, della
forma e dimensioni come da annessa fig. 27 ; sull' in-
tonaco molti avanzi di rosso, ed all'estremità di le-
vante il ciottolo rituale. Sotto di esso, alla profon-
dità di m. 1,10, vi era un cadavere di adulto, col
cranio ad oriente, cremato disteso in situ, senza
poi procedere all' ' ossilegium ». Solo la testa ed il
 
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