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STAZIONI PREISTORICHE NEI/LA PROVINCIA DI BOLOGNA

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ramente visibili nel frammento appartenente alla con-
vessità) le tracce della stecca con cui dovè essere la-
vorato il tubo interuameute. In complesso si tratta di
Cattura rozza. L'orifìzio, misurato sul suo piano termi-
nale, ha un diametro interno di cm. 3,5 circa, e uno
esterno di cm. 5 circa: internamente l'apertura si re-
stringe alquanto; e il restringimento appare ottenuto
intenzionalmente mercè una ulteriore assai imperfetta
applicazione di uno strato di argilla. L'orifizio è molto
arrossato in confronto delle pareti ; e quindi deve aver
subito più intensamente l'azione di un qualche fuoco.
Lo spessoro delle pareti, per quanto vada lievemente
diminuendo a partire dall'orifizio, rimane sempre con-
siderevole, mantenendosi nella media di 1 cm.

La prima impressione che si ha nell' esaminare
questo singolare strumento, suggerisce il riscontro con
il noto corno da suono proveniente dalla terramara di
Castellaro di Gottolengo (Prov. di Brescia), che si
conserva nel Museo preistorico di Roma, e che fu
magistralmente illustrato dal sen. Luigi Pigorini (Di
alcuni strumenti da suono dei terramaricoli, in
Sirena Helbigiana. pag. 232 e seg. ; cfr. Bullonino
di paletnologia italiana, 26, 1900, 184; e la Nota
/ due più antichi strumenti da suono italici nella
pubblicazione II Centenario Verdiano, Parma, 1913,
n. 5, pag. 12).

Lo stato eccellente di conservazione dell'esemplare
romano ha consentito di avere la prova sperimentale
della destinazione sonora dello strumento : diciamo
sonora, piuttosto che musicale, perchè in realtà, stanto
la sua notevole grossezza in rapporto con la lunghezza,
esso non dà altro suono che il fondamentale, e tutt'al
più, forzando molto il fiato, si arriva ad ottenere l'ot-
tava; onde è da credere ch'esso fosse usato come corno
da suono per dare segnali.

Confrontato col corno del Museo Preistorico, il
nostro tubo di Toscanella presenta alcune differenze
notevoli: l'incurvamento è molto più sensibile, mentre
la conicità, vale a dire l'ingrossamento progressivo
dall'una estremità all'altra, è meno accentuato che nel
corno di Roma. D'altro lato, nel corno di Roma l'ori-
fizio, come del resto tutta quanta la superficie, è li-
scio, mentre nel tubo di Toscanella è munito di quel
cercine che abbiamo descritto. In fine, se l'apertura
del corno di Roma non è perfettamente orizzontale,
molto più obliqua, vale a dire più inclinata verso la

curva concava del corno, è l'apertura nel tubo di To-
scanella.

Or mentre por questi caratteri il tubo di Tosca-
nella si allontana, nell'aspetto puramente formale, dal
corno del Museo Preistorico, per gli stessi caratteri
si avvicina al tipo di altri tubi fittili che si sono
rinvenuti, sempre in numero assai limitato, in altre
parti d'Europa e precisamente : in Ungheria, nella
nota officina di Velem St.-Veit, presso Giins (Bar.
Coloman de Miske, Die pràhistorische Ansiedelung
Velem St. - Vid, Wien, 1908. t. XXI, pag. 20; e
Pràhistorische Werkstàttenfunde aus Velem Si.- Veil
bei Giins, Mitleilungen der anthropologischen Ge-
sellschaft in Wien 1899, SitsungsbericlUe; figg. 10.11),
in Slesia a Boyadel presso Griinberg (H. Seger, Bei-
Iràge zur Vorgeschichte Schlesiens [in : Schlesiens
Vorseit in Bild und Schrift] 1909, f. 20, pag. 22),
in Svizzera, a Morigen (F. Keller, Lake Dwellings,
tav. 74, tìg. 6). Se noi confrontiamo il nostro tubo di
Toscanella con gli esemplari dei suddetti tubi fittili,
quali sono pubblicati nelle opere ora citate, e quali
sono riprodotti dal Déchelette, Manuel <l'archéologie
préhistorir/ue, II, 1 (1910), pag. 186, fig. 56, tro-
viamo che essi presentano in generale un andamento
curvilineo analogo a quello del nostro tubo, soltanto
più accentuato nel senso che la curva tende a pie-
garsi a guisa di gomito, mentre l'apertura terminale
del tubo cade nel braccio minore di questo gomito
in un piano non più obliquo, come nel nostro corno di
Toscanella, ma addirittura verticale. Alcuni degli
esemplari extra-italiani recano decorazioni a rilievo e
a incisione sulla superficie esterna: un esemplare di
Velem St.-Veit presenta, come unico ornamento, un
cercine in rilievo intorno all' apertura, precisamente
come il nostro tubo di Toscanella. Questi tubi fittili
sono stati spiegati (cfr. Déchelette, op. cit.), come parti
terminali di mantici che dovevano essere applicate ai
soffiétti in cuoio destinati a produrre una corrente
d'aria la quale attraverso il tubo s'immetteva nella
fornace per alimentarvi il fuoco. Poiché questi man-
tici erano, dunque, in primo luogo, utensili da fon-
ditori, si comprende come i relativi tubi fittili si
siano rinvenuti specialmente in stazioni ed officine
dell'età del bronzo. E se ci sono ragioni per ascrivere
il tubo di Toscanella alla stessa categoria di oggetti,
esse non tanto consisteranno nelle analogie formali
 
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