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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Patroni, Giovanni; Castelfranco, Pompeo: La stazione palustre di campo Castellaro presso il Vhò di Piadena
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0175
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341

LA STAZIONE PALUSTRE DI CAMPO CASTELLARO

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romano si riferiscono alla medesima tavola citata
immediatamente prima.

Non mancano, come ben può credersi, i riscontri
della nostra suppellettile col materiale delle palafitte
subalpine, sia occidentali, sia orientali. La palafitta
di Mercurago ci dà spilloni di bronzo analoghi ai
nostri, a testa biconica (1,9), a collaretto costolato (10),
a cruna (11), e decorazioni di vasi a triplice linea
incisa, aguzzata in dente di lupo o curvata a semi-
cerchio (18).

Le palafitte del lago di Varese ci danno lo spil-
lone a capocchia globulare vuota (III, 22). a riccio (23),
l'ornamentazione della ceramica a semicerchi concen-
trici incisi e riempiti di puntini (32), le unghiate con
applicazione del polpastrello (II, 18). E sebbene in
taluni vasi la tecnica dell'ornato sia diversa (appli-
cazione di cordicelle a nodini, come taluni credono,
o di pettini), tuttavia i motivi e la loro sovrapposi-
zione in zone sono gli stessi, consistendo essi in denti
di lupo riempiti di parallele ad uno solo dei lati
(19, 21), motivo tanto persistente che lo troviamo an-
cora, con tutt'altra tecnica, nella ornamentazione dei
vasi di Golasecca.

A Polada, oltre ad un'ascia di bronzo a margini
rialzati, di forma allungata e simile alla nostra (IV, 15),
troviamo nella ceramica i denti di lnpo fatti con ton-
dini cupelliformi impressi (23).

A Peschiera abbiamo gli spilloni a riccio (VII, 8),
a bottone piatto o conico con collaretto costolato
(17, 23), a globo vuoto (22), a cruna (27), ed anche
il tipo tanto caratteristico a tre anelli (1). Vi tro-
viamo anche un piccolo tubo di bronzo frammentato
(VIII, 9), ma senza foro laterale. Nè vi manca la
decorazione fittile a denti di lupo riempiti di paral-
lele ad un solo lato (IX, 13), l'ansa tricostolata ed
a lunula; mentre la palafitta del Mincio ci dà anse
lunate a cornetti rudimentali ed a bottoni (23, 24),
e la decorazione di un disco di bronzo della mede-
sima palafitta (26) sembra quasi aver servito di mo-
dello al figlilo che decorò uno dei più graziosi fondi
di tazza del Castellaro.

Arquà Petrarca ci offre una tazzina perfettamente
analoga all'esemplare intatto rinvenuto nei primi scavi
del cav. Orefici (X, 19), solo col labbro un poco più
accollato, e poi anse costolate ed a rostro (21), alquanto
più sviluppate, ed orli seghettati (1 8).

Le anse lunate di Gottolengo e del campo Chia-
vichetto di Regona, che hanno affinità con le nostre,
pur mostrando in parte maggiore sviluppo di forme
e di ornati, meritano soprattutto menzione perchè pro-
venienti da stazioni all'aperto, senza palafitta e meno
ancora limitate e munite.

Qui ricorderemo pure lo spillone a tre anelli del
sepolcreto di Povegliano Veronese (XXXVII, 14).

Ma non prive di riscontri col materiale del Ca-
stellaro sono anche le più caratteristiche tra le terre-
mare emiliane. Castione ci offre un manico di legno
(XIII, 8) a rigonfiamento, strozzatura e pomo termi-
nale, cui pare aver servito di modello il nostro spil-
lone di osso. Vi troviamo pure tra altre un'ascia a
margini rialzati (XIV, 1) ancora immanicata in un
bastone di corno quasi cilindrico e attendato alla base,
il quale ricorda da vicino il nostro pezzo analogo,
salvochè questo non ha ricevuto la perforazione tras-
versale che era necessaria a quello speciale adatta-
mento. Vi è ancora un vaso con mammelloni e protu-
beranze ornate di solchi incisi (23), e vi sono le
spade (7, 8) e una forma da fondere una spada (9)
a larga costola mediana, come uno dei nostri fram-
menti. Si può inoltre citare l'osso umano forato ado-
perato come flauto che forma riscontro alla falangina
forata del Castellaro.

Campeggine ha lo spillone ad anello semplice
(XV, 12), e quello a riccio di filo di bronzo, lo scal-
pello a fusto quadrangolare (10), e la pietra discoide
(18) affatto simile alla nostra figurata nella prece-
dente relazione.

Un bellissimo gruppo di riscontri offre la terra-
ruara di Gorzano nel Modenese: lo spillone a cruna
con pomo e strozzatura (XVI, 17), quello a tre anelli
(22, 23) e ad uno solo (24, qui con bottoni laterali);
i pugnaletti a costola con tallone tondeggiante fissato
al manico da tre o quattro chiodelli (4, 5), l'ascia a
margini rialzati (9), la cuspide di corno quadrango-
lare a dentini (XVII, 4), l'ansa a rostro (19), quella
lunata ad orecchioni pieni e piatti (XVIII, 1) e a
brevi cornetti tronchi (7 : appartiene ad una scodella
a labbro analoga alle nostre), gli orli seghettati (11,12),
i semicerchi concentrici incisi (13), complicati con
bugne (18) e spartenti a spicchi fondi di tazze con
labbro risentito (17), gl'incavi cupelliformi (12, 13),
i bitorzoli rilevati (22) e coprenti anche l'intera
 
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