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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Rellini, Ugo: La caverna di Latrònico: e il culto delle acque salutari nell'età del bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0236
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LA CAVERNA DI LATRÒNICO ECC.

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dificata con un muretto per adattarvi una porta e uti-
lizzar la grotta in tempi recenti. Il suolo compatto
quasi tutto, non permetteva assaggi : in fondo, invece,
si era formato un accumulo di terra finissima e scura,
nella quale feci scavare tino a circa 2 metri e 50.
A quella profondità incontrai pochi cocci dell'età del
bronzo, con superfìcie ingubbiata e lisciata, qualche
altro di ceramica più rozza decorata a festoni, impron-
tati con le dita, sovrapposti, un pezzo di corno di
cervo lisciato e un dente di cervo. Null'altro.

Cotesta grotta, asciuttissima, illuminata da feri-
toie laterali, presentava condizioni ottime per l'abi-
tazione, ma potrebbe darsi che le vestigia ne fossero
scomparse, nei più recenti lavori di adattamento di
cui essa mostra le traccie.

In un'altra grotta, giù sul fiume si erano, non è
molto, scoperti due scheletri umani, a quanto pare
senza corredo, ed è probabile si trattasse di inuma
zioni preistoriche, considerando la località e altre se-
polture preistoriche di cui dirò fra breve.

Ma fu nella più grande e più bella di quelle
grotte, che pure si trova presso la salita della
Via nuova, che avvenne nel 1912, per merito del
cav. Vittorio Di Cicco, direttore del Museo di Po-
tenza, una importante scoperta. L'annuncio egli ne
diede nel Bullettino di Paletnologia italiana del-
l'anno 1914.

Durante la mia escursione nell'estate scorsa, nella
Basilicata, ebbi l'opportunità di vedere nel Museo di
Potenza il materiale che il Di Cicco aveva estratto
da quella caverna, il quale mi interessò vivamente
perchè si connetteva con talune questioni che da
qualche tempo avevano attirato la mia attenzione. Il
Di Cicco volle essere così cortese da consentirmene
lo studio e la pubblicazione, agevolandomi col for-
nirmi tutte quelle notizie ch'io potevo desiderare : e
però mi è gradito esprimergli qui i miei ringrazia-
menti.

Studiato quindi e fotografato in Potenza il mate-
riale che dal Di Cicco era stato recuperato, sentii
la necessità di sostare a Latrònico, per rendermi
meglio conto, sui luoghi, delle condizioni di giaci-
mento.

Do anzitutto un cenno descrittivo della caverna,
notissima ai Valligiani e a quanti dai paesi circon-
vicini si recano a cercar sollievo da quelle acque,

senza che però se ne fosse mai sospettata prima
l'importanza paletnologia (1).

A chi scende dalla parte di Latrònico, la caverna
appare ben presto in una magnifica scena. La balza
pittoresca in cui essa si apre, si protende dal monte,
coronata di quercie. e da lungi si scorge l'ampio
maestoso ingresso dell'antro.

Presso la caverna sgorgano le acque solfuree, che
raccogliendosi in un rapido rivo dal color celesto-
gnolo, l'Acquaio, le passano davanti e corrono al
fiume. Oltrepassato l'Acquare si sale alla grotta per
un comodo viottolo che si stacca oggi dalla svoltata
della Via nuova, ma anche prima che questa si trac-
ciasse, facile ne era l'accesso.

L'apertura guarda a N-E e immette in un breve
vestibolo, donde si passa a una grande sala circolare
(m. 5 X 5) il cui pavimento si avvalla in una conca
regolare, mentre la volta si solleva ad alta cupola
gotica. Dalla volta e dalle pareti pendono e sporgono
fasci di stalattiti, panneggiamenti e festoni, con bel-
lissimo effetto decorativo. Di fronte all' ingresso è
una piccola camera rotonda (m. 3 X 2) sollevata sul
piano della sala circolare, tutta rivestita di stalattiti.
Dalla sala circolare si distaccano due gallerie irre-
golari di disuguale lunghezza. La più breve è quella
di destra, che piega dirigendosi verso Nord. Scende
alquanto e finisce dopo 5 m. L'altra, di m. 28, è la
più lunga; viene salendo dirigendosi verso S-W. Quasi
verso la metà di questa galleria più lunga, sta una
camera di m. 4X4, che discende sotto il piano della
grotta principale.

La galleria più lunga va a sboccare sul fianco
meridionale del mónte con una apertura secondaria,
ma questa porzione estrema o terminale dell'antro è
stata interclusa da un proprietario del luogo accata-
stando grossi blocchi in un angusto passaggio. È stata
così separata una grotticella di m. 9 X 6 alla quale
si accede per l'apertura secondaria che ho ricordato.
In cotesto spazio si riponeva in serbo del fieno, e però
cotesta grotta fu indicata dal Di Cicco, nei cartellini
del Museo di Potenza, col nome di « Grotta del fieno ».

(l) L'efficacia curativa di quelle acque era tradizionalmente
nota, benché a pena ora sia sorto un molto modesto stabili-
mento, li acava, / bai/ni di Latronicn. — La caverna della
quale ci occupiamo è conosciuta col nome di " Grotta grande ».
 
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