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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Rellini, Ugo: La caverna di Latrònico: e il culto delle acque salutari nell'età del bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0275
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la caverna di latrònico ecc.

542

sospendere il giudizio sulla stazione di Butmir e a
non accettarla come termine di riferimento. D'altronde
le lunghe discussioni dei dotti tedeschi sulla priorità
della Bandkeramiko della Schnurkeramik a Butmir.
e in genere nell' Europa centrale, non hanno condotto
a un risultato positivo: sembra tuttavia prevalente
la tendenza di ascrivere coteste ceramiche a una fase
del neolitico già lontana dal suo principio (]).

Gli scavi a Dimini e Sesclo sono integrati da
quelli importantissimi dei signori Wace. Droop e
Thompson a Zerelia e quindi in altre località tessale.

Essi stabilirono la successione dei tipi ceramici
osservati dallo Tsountas, ma il più notevole risultato
fu l'aver riconosciuto la sovrapposizione della cera-
mica nerolucida alla ceramica colorata di Dimini. Ed
abbiamo tutte le ragioni per credere, per le osserva-
zioni ricordate del Ridola, che un giorno la stratigrafia
potrà provare lo stesso fatto nell' Italia meridionale.

Le ricerche in Tessaglia inoltre accertavano che
la ceramica della Grecia settentrionale non deriva
dalle ceramiche micenee (2).

(1) Dechelette, Manuel, I, pag. 547.

(2) E della maggiore importanza tenere presente la stra-
tigrafia ammessa per la Tessaglia dai sigg. Wace e Thompson
(Preistorie Thessaly, 1912) che accettarono in sostanza la
successione delle ceramiche stabilita dallo Tsountas (op. cit.),
riconoscendo peraltro nuovi tipi e scindendo il terzo periodo
dello Tsountas in due, calcolitico e del bronzo : così i periodi
divenivano quattro. I due primi sono identici a quelli che lo
Ts. aveva chiamato neolitici (At_,; B,_s), e gli autori insi-
stono nel dichiarare che non vi è tra essi netta distinzione,
ma l'uno passa lentamente nell'altro. Essi sono specialmente
caratterizzati dalla ceramica dipinta, soprattuto da quella di-
pinta di color rosso sul bianco lAsp) che col tempo doveva
degenerare di quantità e di qualità, alla quale si accompagna
la ceramica incisa Per gli stessi autori la comparsa im-
provvisa di questa old red on white fin dal primo strato neo-
litico, è uno strano problema. Sono, soprattutto nel II periodo,
tazze carenate e vasi di assai complesse forme delle quali non
vi è traccia nel vero neolitico italiano : importa rilevare che
forme e decorazioni talora son simili per le due classi di cera-
miche dipinta o incisa. A Dimini e Sesklo però anche com-
parvero cocci decorati a unghiate e a sgrafBature non riunite
in disegni geometrici, che sono identici a quelli di Tremiti,
di Lama dei Peligni ecc. e che probabilmente rappresentano
anche in Tessaglia, almeno a mio avviso, le persistenze di una
più antica età.

A Sesklo, Ts. trovò due ascie di puro rame, presso il muro
della casa neolitica, ove egli le credette appositamente sepolte.
In cotesta località Ts. trovò anche, nel II strato neolitico un
piccolo pendaglio di oro, simile ad uno di pietra di Dimini :
i sigg. W. e Th. ritennero che l'oro fosse conosciuto prima
del bronzo. A Sesklo e Zerelia si trovarono due accette di pietra
imitate da forme metalliche; a Zerelia negli strati inferiori era

Queste osservazioni van raffrontate coi resultati dei
larghi e magnifici scavi di Arturo Evans a Cnosso,

apparso un amo di bronzo del quale nella loro opera generale
gli autori non tennero conto, non essendo sicuri della sua posi-
zione stratigrafica. D'altronde la mancanza del metallo non
può meravigliare, poiché esso, rarissimo e rintracciato con
cura quando si smarriva, manca quasi sempre negli strati eneo-
litici. Ma una scoperta importante si deve al dott. Sotiriadis,
il quale trovò, ad Aya Marina nella Focide, un mucchio di
armi di bronzo tra cui era una daga del tipo minoico primi-
tivo. E singolare che gli autori pur riconoscendo per cotesta
scoperta l'evidenza del metallo nel I periodo preistorico tes-
salo, dichiarano di preferire il nome di neolitica a cotesta età
solo a cagione della grande quantità degli oggetti di pietra
che durarono fino al loro IV periodo (op. cit., pag. 24, nota 5).
È noto d'altronde che essi fanno corrispondere il loro I e II pe-
riodo neolitico tessalo all'età del bronzo di Creta, cioè al pri-
mitivo e medio minoico. Per essi, allorché il bronzo era comu-
nemente in uso nell'Egeo, a Troia, a Vinca, la Tessalia era
tuttora nell'età neolitica ed eneolitica, mentre lo Ts. aveva
considerato contemporanea l'età del bronzo nelle isole egee e
sul continente. Ammisero cioè due aree nell'età primitiva del
bronzo: l'una a sud, a torno a Creta, l'altra nel nord da Troia
alla Serbia in Europa e da Troia all'Anatolia in oriente: nel
mezzo, la Tessaglia persisteva in fase neolitica (pp. 233,
237 sg.).

Io inclino a considerare spettanti all'età eneolitica gli
strati tessali predetti accettando il giudizio dell'Hubert (i'iti-
thropologie, 1909, pag. 197 sg.) e del compianto Jatta (Puglia
preìst., pag. 103 seg.) che fu forse il miglior conoscitore del
nostro eneolitico meridionale. Soprattutto ritengo altamente
significativi i raffronti istituiti dal Peet (Stone and bronze etc.
pag. 219 sg.) tra la ceramica dipinta tessala e quella dell'eneo-
litico siciliano. Cosi il Gervasio ritenne l'eneolitico pugliese
caratterizzato dalla pittura vascolare, dai disegni geometrici
graffiti a cotto, dal largo impiego dell'ossidiana. Per le Puglie
si debbono aggiungere i saggi rari, ma non meno interessanti,
di decorazione plastica, come l'ornato a faccia umana del vaso
di Molfetta (Mayer, op. cit , tav. 111,21). Saggi di decorazione
plastica, tra cui la spirale a rilievo, compaiono negli strati tes-
sali. Anche sono da ricordare talune speciali forme di anse,
l'nso di applicare la decorazione a una parte sola del vaso, la
frequenza dei martelli forati che, come dimostrò il Colini, spe-
cialmente si diffusero nell'eneolitico. Tutto ciò aggiungendosi
alle forme quadrate delle capanne tessale, alle traccio di for-
tificazioni, costituisce un complesso che a mio avviso indub-
biamente caratterizza la civiltà eneolitica.

Ma a prescindere dalle discussioni cronologiche, un fatto
certo e importantissimo hanno messo in luce i sigg. W. e Th.
e cioè la sovrapposizione della ceramica nero-lucida che W. e
Th. ascrivono al periodo calcolitico alla bella ceramica poli-
croma del tipo di Dhimini (Bsa)- Talora la ceramica a super-
ficie lisciata bruno-rossastra o nera si presenta incisa con mo-
tivi geometrici, e le incisioni sono riempite di sostanza bianca.
Ma importa rilevare che cotesto tipo il quale si trovò special-
mente a Tsangli, presenta uno stile diverso da quello della
ceramica nero-lucida italiana ricordata, benché anche qui .si
abbiano motivi geometrici, linee e punti. (La differenza è accen-
tuata dal fatto che gli autori riproducono, come avvertono, le
fotografie dipinte con linee bianche laddove il riempimento
bianco era caduto, il che fa scambiare cotesta ceramica con
qualche altra ceramica tessala dipinta di bianco su nero). Gli
 
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