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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Rellini, Ugo: La caverna di Latrònico: e il culto delle acque salutari nell'età del bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0295
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581

la caverna di latrònico ecc.

582

molte lampade si rinvennero tra gli scarichi delle
officine (1).

Anche il pensiero si volge ad una talassocrazia
sarda che il Patroni genialmente intuiva, additando
acutamente le ragioni della ben diversa condizione
in cui si trovava l'Ichnusa preistorica (2).

Già da tempo l'Orsi aveva veduto l'introduzione
del rame e dei primi oggetti di rame e di bronzo in
Sicilia non solo dall'oriente, ma anche dall'occidente,
cioè dalla Spagna (3). Nel ciclo della civiltà enea del
Mediterraneo occidentale entra ora, e notevolmente,
la Sardegna, le cui genti se indubbiamente molto ri-
cevettero dall'oriente, pur seppero svolgere una loro
particolare e notevole civiltà, e anche conobbero le
vie del mare prima di essere soffocati dalla domina-
zione semitica.

Sulle coste italiane, avverte il Taramelli, giun-
gevano dalla Sardegna formelle di rame e all' E-
truria si recavano molte di quelle navicelle votive di
bronzo, così abbondanti e caratteristiche in Sardegna,
mentre probabilmente si otteneva da Campiglia lo
stagno (4).

Non insisteremo in troppo larghe conclusioni, perchè
siamo ancora lungi dallo splendore della civiltà che
ebbe centro nell' isola minossica. Ma notando la più
stretta affinità degli scalpelli di cui parliamo del-
l' Italia meridionale, della Sicilia, di Granata con
quelli sardi, sarà per lo meno lecito sospettarne la
provenienza dalla Sardegna, anche se si voglia am-
mettere che essi discendono da un prototipo orientale
più antico.

Dallo studio degli scalpelli larghi con spalla e
codolo risulta per ora la loro posizione insulare o al
margine meridionale del continente europeo, ed anche
la loro età, del finire del bronzo o della transizione
al ferro. Dovette essere allora che essi giunsero nel-
l'Italia meridionale.

23. Frammenti indeterminabili; taluni spettanti,
a quanto pare, a qualche vaso : tra questi una piccola
e rozza testina femminile.

fi) Taramelli, B. P. /., XLI, 1915, pag. 127.
(2) Patroni, Mon. ant., XIV, col. 252 nota; cfr. Taramelli,
AJon. ant., XIX, col. 117, nota.

P) Orsi, B. P.I., XXVI, pag. 273 sg.

(*) Taramelli, B. P. L, XLI, 1915, pag. 130.

Serie seconda. — Oggetti di corno e di osso.

1. Parecchie rotelle di corno cervino, con foro cen-
trale. Altre ne erano uscite dalla grotta, qualcuna
con cerchielli incisi secondo lo stile dei terramaricoli;
son da considerarsi teste di spilloni.

Fio. 46. - Dalla stipe della Pertosa. 1:1

Un frammento di osso, decorato con cerchielli.
2. Un oggetto di corno consistente in una por-
zione segata ai due capi in modo da averne una se-

Fig. 47. — Dalla terramara del Montale. 1:1

zione di cilindro cavo. La superfìcie è ornata con
quattro linee parallele, tirate in giro, un po' distanti,
la prima profondamente marcata.

Parzialmente incrostato e corroso (fig. 46).

Questo oggetto, d'ignoto uso, è la stessa cosa di
un altro, che uscì dalla famosa terramara del Montale,
 
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