Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
731

LA BASILICA DI SALEMI

732

rativo ('), sebbene di ciò si trovino frequenti riscontri
anche altrove, come nelle basiliche della Venezia Giu-
lia. Ma in Sicilia è presumibile che si tratti d'influenza
africana, sovratutto perchè un' iscrizione di tale tipo,
ci appare nel ricordato musaico del Lilibeo, tanto
affine al nostro per la sua decorazione.

Non è fuori luogo ricordare infine il carattere
africano, già rilevato, del nome del dedicante Con-
vuldio.

Questi rapporti artistici con la vicina regione, sono,
per la Sicilia pienamente spiegati dalle molteplici
relazioni che intercessero nei bassi tempi'imperiali e
bizantini, tra l'Africa e la nostra Isola (sovratutto la
parte occidentale), che ebbero avvenimenti storici
comuni ed assai spesso vera e propria unità politica (*).
Nell'architettura, come ha recentemente dimostrato
una notevole indagine di F. S. Freshfield (?), questi
rapporti sono sovratutto rappresentati dall'introdu-
zione dello schema caratteristico della cella trichora,
nel quale sono costruite, in maggior parte, le nostre
chiesette rurali d'età bizantina.

Nulla siamo in grado di riferire sul terzo e più
profondo mosaico, ove si tolga ch'esso era « a linee
geometriche ». Ma questa meschina notizia rende pro-
babile ch'esso fosse di gusto non dissimile dai due po-
steriori, fra i quali spira una evidente aria di famiglia.

Certamente il repertorio di forme, assai limitato,
di cui disponevano i modesti artigiani dei nostri mu-
saici, aveva carattere tradizionalista. E forse, operava
anche su di essi mentre eseguivano un pavimento,
l'influenza di quello vecchio che si doveva sostituire.

Va opportunamente rilevato intanto che i nostri
musaici costituiscono, come si è visto, gli esempi forse
più tardi, ma ad ogni modo del tutto coerenti, di un
ìusieme omogeneo di pavimenti s ciliani a decorazione
geometrica sui quali hanno agito le medesime influenze
che attestano pertanto una fioritura locale con carat-
teri ben definiti.

(*) Es. un musaico dei pressi di Costantini: Schultze,
Arck. d. Altchristl. Kunst, pag. 67,

(2) Cfr. Pace, op. cit., pag. 35.

Fra i documenti minori di questi rapporti, ricordo la nota
lampada di bronzo di Selinunte e l'epitafio del diacono Ausa-
nius. Salinas, Ricordi di Selinunte Cristiana. Palermo, 1883.
pag. 10 seg.

(3) Gtllae Trichorae, Londra, 1913 ; cfr. col. 724, nota 3.

La documentazione di tale persistenza del mosaico,
di cui non avevamo altre testimonianze sicure ('), non
è l'unico merito dei nobili avanzi di Salemi; essi
infatti per la prima volta ci dànnouna certa idea del
livello e di alcune tendenze delle arti decorative e
costruttive nei bassi tempi imperiali in Sicilia, mentre,
in linea più generale, ci attestano un certo benessere
delle popolazioni rurali in età che senz'altro fonda-
mento che il preconcetto retorico, si ritiene general-
mente di completa miseria.

V.

Il villaggio.

Tutto intorno alla basilica appaiono, come s'è già
accennato, le tracce di un villaggio. Il Salinas ne

(') Si parla in molti libri di un Antioco siciliano del
sec. IV d. Cr. inventore di un nuovo genere di mosaico (cfr.
ad es. Gregorovius, Passeggiate per l'Italia, Roma, 1909,
voi. IV, pag. 231). La questione merita qualche parola.

Simmaco, contemporaneo di S. Ambrogio, da non confon-
dere col suo più celebre omonimo vittima di Teodorico, scrive
in una lettera: » nunc elegantia mihi ingenii tui et inventionum
subtilitas praedicanda est, novum quippe musivi genus et
intemptatum superioribus repperisti, quod etiam nostra rusti-
citas ornandis cameris temptabat adfigere, si vel in tabulis vel
in tegulis exemplum de te praemeditati operis sumpserimus »
(Symmac. Epist. Vili, 42 ed Seek, in Mon. Germ. Historica,
a. a. VI, pag. 227).

La tradizione manoscritta riproduce questa lettera come
una seconda parte della precedente, diretta ad un Antioco che
fu proconsole nel 395 e prefetto dell'annona nel 394 ; gli edi-
tori le hanno giustamente separato perchè esiste una frase con-
clusiva che è una sicura chiusa della prima. Tuttavia ritengo
che anche la seeonda, quella cui appartiene il brano che c'in-
teressa, sia diretta se non allo stesso personaggio, certamente
ad un altro di Antioco. Le lettere sono infatti ordinate a
gruppi, secondo le persone cui erano dirette e l'amanuense
dell'archetipo nostro, non avrebbe certamente pensato a fondere
in una le due lettere, ancorché la prima mancasse della for-
mula più comune del saluto, senza che ambedue apparissero
dirette ad un personaggio dello stesso nome.

Ma che questo personaggio sia siciliano, non so proprio
da che cosa i nostri eruditi abbiano potuto cavarlo, perchè la
menzione che si ha della Sicilia in principio della lettera, si
presterebbe, se mai, all'opposta deduzione.

Oscuro è per noi quale possa essere il « novum musivi
genus » trovato da Antioco. Se « genus » dovesse equivalere
« tecnica » potrebbe pensarsi ad una più larga applicazione
di tessere di smalto o pasta vitrea. Ma è una pura supposi-
zione. Giova intanto ricordare come 1' « exemplum .... in
tabulis vel in tegulis » richiesto nella lettera, fa proprio pen
sare a quei musaici in lastra di gusto africano, di cui ho ricor
dato qualche esempio a col. 726, nota 3.
 
Annotationen