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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Bendinelli, Goffredo: Tomba con vasi e bronzi del V secolo avanti Cristo: scoperta nella necropoli di Todi
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0457
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TOMBA CON VASI

alla presenza di spettatori e di giudici. Più frequenti
le scene della palestra, cui si ispira tutta una spe-
ciale categoria di coppe sopra ricordate. Nè mancano,
inoltre, scene generiche di congedo, con uomini ar-
mati di doppia lancia, alla presenza e in compagnia
di parenti. Alle scene di conversazione tra fanciulle
e personaggi virili ammantati vanno infine connesse
altre scene d'indubbio contenuto erotico, costituite
di Eroti alati i quali presentano doni ad una fan-
ciulla, oppure inseguono a volo una donzella rilut-
tante.

Mancano, a quanto sembra in modo assoluto, scene
di soggetto mitologico, con azione caratterizzata da
personaggi propri, non essendo il caso di parlare di
scene mitologiche riguardo a soggetti generici ed al-
legorici come quelli con Eroti volanti. Unici super-
stiti della mitologia in quest'arte ceramica avanzata
rimangono alcuni Satiri e alcune Menadi, danzanti e
rincorrentisi, in un affastellamento di vaghe remini-
scenze generiche.

Tale è la facies presentata nel complesso dalle
numerose coppe dipinte; facies di stampo schietta-
mente attico, la cui età coincide colla metà circa e
coli'ultimo terzo del secolo V av. Cr. ('). Scarsi gli
elementi nuovi, originali ancora per la ceramica del-
l'epoca e tratti a prestito, forse, dalla grande scultura
fidiaca e post-fidiaca. Numerosi gli elementi tolti a
prestito dal repertorio glorioso della ceramica attica
di stile severo. Non mancano motivi pittorici i quali
si possano far risalire allo stile di Euplironios e della
sua scuola, ma risulta tuttavia molto maggiore l'in-
fluenza di un maestro più recente, e cioè Douris, con
le sue scene di scuola e della palestra, e dei maestri
successivi, in quanto questi si dedicano a riprodurre
scene e asputti dignitosi della vita reale, a preferenza
della mitologia, tanto sfruttata dai ceramografi pre-
cedenti e contemporanei (2).

Oltre che la rarità di soggetti mitologici, si rileva
ancora, a prescindere dalla coppa arcaica di Panpha-
ios, l'assenza assoluta, in così gran numero di coppe,
di qualsiasi avanzo epigrafico, nonché di nomi e di

(!) Cfr. in Pottier, op. cit, i vasi attici del V secolo,
3° periodo.

(2) Intorno a Douris come fondatore della pittura di ge-
nere, ved. Pottier, Dourit, pag. 112,

E BRONZI ECC. 906

iscrizioni vere o proprie. Non trovasi, in mezzo a
tanto vasellame, una sola lettera dell'alfabeto greco.
Ciò, tuttavia, non può avere assolutamente alcun si-
gnificato riguardo all'origine troppo ben controllata
del materiale, ed è dovuto in gran parte alla moda
dei tempi e allo stesso carattere generico delle scene.
Non è da escludere forse anche l'ipotesi che tale as-
senza di tracce epigrafiche, come pure la piccolezza
delle coppe, sia dovuta al fatto che queste fossero
eseguite appunto per l'esportazione in paesi lontani,
dove i soggetti pittorici erano pure gustati, mentre
la lingua greca era ignota al gran pubblico degli
acquirenti.

111.

Kitu funebre.

Il rito della inumazione è quello che vige rego-
larmente nella necropoli etnisca di Todi, nei vari
gruppi fin qui conosciuti di S. Raffaele, Peschiera,
Le Loggie. Le tracce di detta necropoli vanno sinora
dal principio del V secolo alla fine del III secolo
avanti Cristo. La natura del terreno friabile e allu-
vionale e la mancanza di consistenti banchi tufacei a
una conveniente profondità sulle pendici della collina
di Todi, hanno impedito qui, come in altre plaghe
d'Italia, pure fortemente influenzate dalla civiltà
etrusca, l'uso delle tombe a camera e lo sviluppo
di quella caratteristica architettura funeraria tanto
in onore presso altre popolazioni dell' Italia cen-
trale ('). Onde tutto il nostro interesse si raccoglie
nella suppellettile funebre, eccezionalmente ricca e
variata. In tanta ricchezza e varietà di materiale
rileviamo un fatto oltremodo caratteristico, e cioè
la straordinaria quantità di coppe figurate, rinvenute
dentro la tomba, in numero assolutamente spropor-
zionato alle dimensioni di questa e al restante mate-
riale ivi raccolto. Le coppe, lungi dal trovarsi disposte
una presso l'altra o anche solo ammonticchiate una
sull'altra, come di solito si verifica, nell' interno della
tomba, si trovarono sparse qua e là, disposte in tutti

(:) Cfr. le tombe a fossa delle necropoli bolognesi, A.
tìrenier, op. cit., pag. 165.
 
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