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CAVERNETTE E RIPARI PREISTORICI NELL'AGRO FAI.ISCO

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posta su di un ripido pendìo di tufo titoide. Tut-
tora, alla base della sua parete di fondo, da una
screpolatura orizzontale del masso scaturisce una vena
abbondante di acqua ».

« Il piano della caverna è ripieno di melma e di
detriti che l'incrostazioni calcaree fanno cadere dalla
volta; il pendìo, fin sotto l'imboccatura, si trovò ri-
colmo di terra riportata, che misurava m. 1 uel
punto massimo di profondità, e decresceva mano a
mano verso l'imboccatura dell'antro e verso il piede
della scogliera»,

« Fu precisamente sotto a questo punto culmi-
nante di terrapieno che il largo taglio trasversale
del nostro scavo incontrò, a m. 0,65, i primi indizi
di una stratificazione artificiale di piccoli frammenti
di tufo i quali tendevano a formare un ripiano di-
nunzi all'antro, siccome abbiamo avuto luogo di no-
tare nella caverna grande segnata al 2 ».

« Sebbene l'uniformità di questo piano fosse stata
guastata dal tempo e dall'uso, nondimeno soltanto
sopra allo stesso ci fn dato raccogliere qualche nu-
cleo spezzato di silici varie, scaglie, e due utensili,
dei quali uno bitagliente e spezzato ad una estremità,
l'altro con testa arrotondata a piccoli colpi, appar-
tenenti a quella classe da noi distinta col nome di
sgorbie. Il ripiano suddetto tendeva a prolungarsi
più sulla manca che sulla destra di chi guarda la
caverna. Sulla destra, allo stesso succedeva uno strato
di ceneri e carboni e terra bruciata in grande quan-
tità, tra cui frammenti di fittili bruciati e scorie ve-
trificate le quali accennavano ad uno scarico di for-
nace ».

» Avanzando sempre la nostra esplorazione, si
venne alla scoperta di un canaletto artificialmente

sono gli abbozzi delle cuspidi à ermi, molto interessanti per lo
studio tecnico. Qualcuno consimile era stato pur da me raccolto.

Oltre le selci sopra citate, che ho ripreso in esame in queste
note, altre ne esistono nei magazzini del Museo di Villa Giulia,
disposte su alcuni panneaux, provenienti specialmente dalla
caverna n. 2, ma sono quasi tutte dei rifiuti, 'tuttavia è certo
che questa industria litica è perfettamente la stessa di quella che
ho trovato nel corchianese. Degna di nota è qualche jjunta del
tipo della Gravette. ed una lama che può interpretarsi come un
punteruolo, la cui punta lunga e fine, è individuata con un ma-
gnifico lavoro di ritocco. Pure interessanti sono alcuni esem-
plari niicrolitici, tra cui una bellissima cuspide à-dos-rabattu.
Mi è sembrato necessario segnalare questi esemplari non ricordati
nella relazione del Pasqui, perchè sono i migliori.

tagliato a ridosso di un piccolo rialzo del piano na-
turale. Correva trasversalmente a tre m. circa dal-
l'apertura della caverna, con andamento curvilineo
sulla destra, e rettilineo sulla manca, per seguire
la naturale inclinazione della roccia ».

« Era profondo circa 50 Cini e largo uniforme-
mente 40, tagliato con piccone e diviso in due punti
con tramezzi di tufo incastrati a bella posta onde
formare specie di vasche. Un canaletto sfioratore si
muove dall'orlo e con forte declive piega sulla sini-
stra, lungo la scogliera ».

« Il canaletto si trovò ripieno di argilla verdo-
gnola, tra la quale nessun avanzo dell' industria litica ».

« Appariva evidentemente un'opera molto tarda
rispetto al periodo litico delle nostre caverne, dove
giammai si sono riscontrate traccie di lavoro così re-
golare e profondo. Scopo del medesimo era di racco-
gliere le acquo abbondanti che scorrevano liberamente
dal fondo dello speco, anzi per meglio guidarle dove
il piano dello stesso si abbassava un poco, si ritrovò,
in seguito alle nostre ricerche, sotto all'apertura un
largo solco artificiale in direzione del canale men-
zionato ».

Tutte queste opere sono così bene conservate che,
spurgate a motivo di scavo, tutt'ora funzionano: cioè

10 stillicidio si raccoglie nelle vasche del canale e
l'esuberanza dello stesso esce dal canaletto sfioratore ».

« Nel mezzo a quel cumulo di macerie bruciate
e che poco sopra abbiamo detto appartenere a scarico
di fornace, presso la parte destra del canale, posa-
vano sopra alla terra compatta ed arrossate dal fuoco
due grandi parallelepipedi di tufo accoppiati alla di-
stanza di circa mezzo metro l'uno dall'altro. Erano
così regolarmente disposti e compenetrati dal calore
che fu facile riconoscere in essi e dattorno il luogo
dove erigevasi la fornace. Era essa contemporanea al
canale raccoglitore dello stillicidio, poiché questo im-
pediva l'invasione delle umidità e quasi circondava

11 piano della fornace dalla parte dell'antro. I due
diatoni posti sul piano del focolare rappresentavano
gli appoggi su cui venivano disposti i fittili ».

« Accennammo che la piccola opera idraulica non
poteva avere relazione con la civiltà primitiva, che
si svolse nelle caverne. Ancora gli avanzi della for-
nace che a quell'opera si riferiscono, rivelano con
chiarezza che la caverna è stata utilizzata a scopo
 
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