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GLI SCAVI RECENTI NELL'ABITATO DI OSTIA

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Dei tre quadri della parete, il centrale soltanto è
rimasto pressoché intero nella scena mitologica che v'è
figurata la quale nasconde quindi la precedente che
essa ha sostituito e di cui le sfaldature dell' intonaco
bianco lasciano apparire appena qualche traccia. Non
si saprebbe del resto dolersene troppo, che per tale
sostituzione ci si è conservata una scena non affatto
comune del ciclo dionisiaco.

Sul fondo bianco si distaccano, con tenui colori
sfumati, tre figure. Una di pieno prospetto, virile, nudo
il corpo, eccetto, forse, la spalla sinistra da cui sembra
cadere una clamide, guarda innanzi a sè, il braccio
destro disteso lungo la persona e con in mano un cadu-
ceo, il sinistro ripiegato a sorreggere nella curva del
gomito un fanciullo. Questo bimbo, in verità, più assai
lo si indovina di quel che non lo si veda : se ne cerca
invano, nonché i tratti del corpo e del viso, ma la posi-
tura stessa. Però l'atteggiamento della figura virile, la
presenza del caduceo, la forma del capo, tale come se
fosse coperto dal pétaso, la possibilità di identificare
questo abbozzo umano, che essa regge sul braccio, con
un bimbo ricoperto forse dalla stessa clamidi1 della figura
o forse fasciato ancora con sue proprie bende — l'aspetto
è quello di un fagotto da cui sporga una testa — inducono
a riconoscere Hermes col fanciullo Dionysos in brac-
cio. Infatti, a ricevere questo dono, protende ambe le
braccia una figura muliebre seduta, innanzi alla quale
Ermete s'è fermato. Siede di profilo a destra, ha vesti
di color giallognolo e sembra abbia cinti i capelli da
una benda legata dietro l'occipite, e dalla quale spor-
gono delle foglioline. Che sia seduta è chiaro : come
e dove sedesse, quali siano stati i tratti del volto e tutto
ciò insomma che potrebbe individuarla, manca: rimane
di questa, come delle altre figure, non molto più che una
macchia con contorni che rendono possibile di differen-
ziarla nelPatteggiameto e nel sesso.

Così può dirsi della terza persona seduta di pro-
spetto nella parte superiore del corpo un poco indietro
e in mezzo alle due descritte. Il braccio sinistro è ripie-
gato sul capo che sembra cinto di una coroncina di fo-
glie e il destro sembra sostenga un tirso.

L'insieme della scena fa pensare alla consegna del
fanciullo Dioniso fatta da Hermes ad una delle ninfe
nutrici, alla presenza della divinità del luogo in cui tale
scena si svolge : se si vuol proprio porre sopra ciascuna
di queste tre ombre la luce di un nome, si posson desi-

gnare con Hermes, Ino-Leukothea e Nysa ; si sarà ap-
prossimativamente nel vero.

Hermes che porge il fanciullo Dioniso alle ninfe
(Apollodoro III, 4, 3) è infatti motivo molto antico e
ricercato. Sul trono di Amyclae era rappresentato col
fanciullo sul braccio (Paus. 3, 18, 11) ; e un 'Eqii7tg
Jiórvtior (péqoav ncùòa a quanto lo stesso Pausania ci
riferisce (3, 11, 11), era sul mercato di Sparta. Il tipo
è anzi illustrato da.alcune monete di Sparta (Imhoof-
Blumer, Mann, gr., p. 173, fig. 90-91) in cui Hermes con
petaso, calzari alati e clamide svolazzante sulla spalla
sinistra, cammina a destra ; la testa è di prospetto.
Tiene nella mano sinistra il caduceo, e sul braccio il pic-
colo Dioniso seduto che ha anch'esso il braccio sinistro
alzato. Nel diritto della moneta Iulia Domna e Plautilla.
In altre monete Hermes volge indietro il capo e oltre
il caduceo nella sinistra, tiene sulla spalla destra un
bastone. Tipo analogo riproducono alcuni bronzi di Co-
rinto coH'effigie di Adriano nel dritto (Mionnet, II, 179,
231), di Sagalassos e di Philadelfia (Zeitschr. f. Numism.
VIIT, 57). Anche su alcuni rilievi si riscontra analoga
rappresentazione con Hermes in corsa. Il tipo cambia
invece nel gruppo di Cephisodoto, in cui Hermes non
è più il messaggero porgitore del dio fanciullo alle ninfe
ma un « Mercurius Liberum patrem in infantia nutriens »
(Plinio, N. H. XXXIV, 87) (*).

Più rara è invece la scena della consegna del fan-
ciullo alle ninfe. In un'anfora di Atene (Stackelberg,
Oràber d. Hellenen, tav. 21) Hermes con petaso, calzari
alati, coperto di clamide, si ferma innanzi a Sileno e
porge il bimbo Dioniso che, avvolto in un mantello,
sorride a Sileno. Questi siede sopra una roccia, ha in
mano il tirso e dietro a lui s'avanza una ninfa che porta
in mano un càntaro, pronta a nutrire il dio.

Sostanzialmente analoga, la scena, che il dipinto
ostiense riproduce, molto differisce dal dipinto vascolare;
così che vien fatto di associarla piuttosto ad un dipinto
murale, sulla attestazione del Venuti (Descrizione di Er-
colano, p. 104) che lo vide tra le pitture di Ercolano
e così descrive : « nel tempio vicino al teatro eravi nel
mezzo della parete un Mercurio alato con un bambino
in collo, appresso al quale una donna sedente che prende
il detto Mercurio per mano ; dal che argomentai essere

(!) Per ciò che si connette a questo tipo e all'originale prassi-
telico cfr. Roscher, Lex., Dionysos, 1123. r
 
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