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383

GLI SCAVI RECENTI NELL'ABITATO DI OSTIA

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Bacco condotto a balia». Nell'ostiense il bimbo è ancora
in braccio a Mercurio e benché la ninfa protenda le mani
a riceverlo, Hermes non l'ha ancora consegnato.

In ogni modo la rappresentazione è chiara e ac-
quista pregio per la sua rarità nel numeroso ciclo dei di-
pinti parietali. Sarebbe vano voler precisare se la ninfa
nutrice sia Ino o Dione o una delle altre molte che
ogni luogo di culto volle assegnare a balia del figlio di
Semele ; si può invece con più certezza identificare con
Xysa la terza figura con la quale la scena vien localiz-
zata nel luogo più diffusamente congiunto al culto di
Bacco fanciullo (Iliade, Z 133) (1). Non sarà forse inutile
di osservare che questo episodio non troppo comune
del mito dionisiaco è riprodotto in un dipinto del secondo
secolo d. Cr., alla quale epoca ci riportano appunto le
monete sopra ricordate di Adriano, Iulia Domna e Plau-
tina, che ci dànno nei loro rovesci Hermes col fanciullo
Dioniso.

Con lo stesso ciclo dionisiaco dovevano aver con-
nessione gli altri quadri della stanza-tablino dell'abita-
zione, a giudicare dal poco che rimane di uno dei quadri
laterali — l'altro è perduto — una figura di sileno in color
giallo-oro (ridotta ora al solo busto) accanto ad un al-
bero. Ben poco rimane ma si apprezza la vivacità di
espressione con cui è resa la testa.

Sopra i quadri descritti, circondati da lastre poli-
crome a imitazione di marmi, si stacca dalla parete una
cornice di quattro mattoni, in tutto simile a quella che
nelle altre stanze regge la travatura del soffitto. Essa
manca però nelle pareti vicine ; e poiché non esiste nep-
pure nel tablino dell'appartamento adiacente, perfetta-
mente corrispondente a questo, è da considerarsi forse
come un errore o uiri sbadataggine del muratore dimen-
tico che questa stanza non era soffittata ma a vòlta:
essa non ha infatti alcuna funzione pratica nò decorativa.

In ogni modo il decoratore l'ha ricoperta d'intonaco
e conserva ancora le traccie dell'ultimo dipinto. È divisa
ia tre scomparti rettangolari listati con una sottile riga
rossa,, di maggiore dimensione il centrale che non i laterali
i quali hanno i lati corti curvilinei. Questi laterali ri-
petevano forse la stessa figurazione, e cioè : in color giallo
oro un calice fiancheggiato da due cornucopia con volute
alle estremità inferiori ; è un semplice motivo decorativo,
molto bene appropriato al piccolo spazio che occupa.

(') Cfr. Roscher, Lex. Dionysos, 1049.

Altrettanto bene s'accorda decorativamente alla cornice
la piccola figura muliebre che resta del rettangolo cen-
trale. Seduta di profilo a destra, senza essere appoggiata,
tiene a sostegno del corpo, leggermente inclinato in
avanti, il braccio destro che teso contro il suolo, con la
mano spiegata, le fa da solido puntello. L'altro braccio,
protese in avanti, tiene un oggetto che si direbbe un ti-
mone se al di sotto della pala non avesse una protube-
ranza conica che produce l'orribile effetto di enfiare
smisuratamente il ginocchio della figura sul quale pog
già. La lunga veste che fascia il corpo è colorata di giallo
dalla cintola in giù ; il resto del corpo, le braccia e l'og-
getto sono in color mattone. Il listello rosso che riquadra
il rettangolo costituisce il piano di posa della figura che
è messa in una singolare giacitura in accordo con la
sagoma della cornice. Fra i tre rettangoli sono fascio
policrome.

Questa scialbatura bianca che ha sostituito il vec-
chio dipinto verso la fine del terzo secolo, fu certo un
riparo apportato a tutti gli ambienti dell'appartamento,
giacche se ne conserva dappertutto qualche traccia. Ed
è fortuna che, sparita nelle altre stanze col togliere le
terre stesse di scarico, ci abbia dato qui almeno la possi-
bilità di osservarla e di descriverla.

Tablino della casa di Ganimede. — Traccie
sicure di scialbatura non sono rimaste nelle pareti di
questa sala che ci mostrano invece il vecchio dipinto
superiore a quelli di ogni altro ambiente finora scoperto
in Ostia, non solo per vastità della superficie affrescata
ma anche per molteplicità di motivi e per la novità degli
elementi decorativi introdotti (tavole II e TU).

Lo stato di conservazione è tutt'altro che buono.
Tutta la zona inferiore delle pareti e la maggior parte
della parete destra sono perduti : è però possibile con ciò
che rimane afferrare, anche a prima vista, il disegno d'in-
sieme, essendo tra le parti rimaste e le parti perdute una
singolare compensazione : eccetto, s'intende, le sin-
gole figure che, scomparse, lo sono irrimediabilmente.
Ma neppur tutto ciò che resta è saldo : moltissime crina-
ture e rigonfiature sollevano dalla parete la superficie
dipinta. Tanto la caduta quanto il distacco dei dipinti
dipendono dalla cattiva qualità dell'intonaco su cui
sono stati applicati. Sono caduti tutti quelli dei piani
superiori, nei cui intonachi si osservarono tre strati :
uno di calcinaccio fino impastato, un secondo di malta
comune, un terzo di colla. Il primo intonaco del piano
 
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