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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 2.1893

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Heft 3
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Croce, Benedetto: Sommario critico della storia dell'arte nel Napoletano[3]
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Colombo, Antonio: Il chiatamone [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.71016#0057

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

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presso Napoli, che appartengono certo ai tempi del Du-
cato. Son di oro, con lavori di filigrana. Nel rovescio,
vi si vede, tra due pavoni eretti, un monogramma che è
forse quello del nome della dama napoletana cui appar-
tenevano V).
continua.
Benedetto Croce.

IL CHIATAMONE
II.
La strada — Le case.
Quantunque un documento del 24 febbraio 1343 attesti
l'esistenza di una via, che, da S. Maria a Cappella, metteva
capo al Castello dell'Ovo, pure il sentiero, deve ritenersi

dell'Ovo, e proseguendo pel Chiatamone, doveva fermarsi
presso la spiaggia prossima all'orto di messer Artuso (Pap-
pacoda?). La strada, larga 20 palmi, era pure garentita,
dalla parte del mare, da parapetto alto 4 palmi, con mura
di simile grossezza. C).
Nelle Cedole di Tesoreria si segnano ancora duc. 200,
grana 2, e 4 piccoli, pagati, ai 30 aprile 1466, per fab-
briche al Castello dell'Ovo e al Chiatamone. Ma, se nel
documento si nota che quella somma era stata destinata
per acquisto di calce, pozzolana, lapillo ed altri materiali, e
per la mercede giornaliera agli operai, non si rileva però,
quali fossero le opere ivi eseguite (2). Non pertanto, è da
supporre che la via aragonese, lasciata in abbandono, gua-
sta pure talora dagli impetuosi flutti del mare, col volgere
degli anni venisse a distruggersi; altrimenti non potrebbe
spiegarsi come, in un processo compilato nell'anno 1586,
un testimone avesse dichiarato che, al Chiatamone, « prima


Il Chiatamone
(Da una stampa del s. XVIII).

attraversasse, a mezza costa, il monte Echia, lasciando fuori
la contrada che, posta sulla riva del mare, il documento
stesso ricorda col nome di Piatamone (2). Non può dubi-
tarsi, però, che una strada, in quel luogo, fosse fatta in ap-
presso costruire da Alfonso I d'Aragona, il quale, nel 15
aprile 1458, ne aveva pattuito lo appalto coi maestri mu-
ratori Carlo de Marino e Giovanni Trestoll. La nuova via,
che attraversava il lido, appiè d'un eremitaggio, di fronte
al castello (3), cominciava dal capo del molo del Castello

(1) Cfr. Capasso, Monumenta cit., II, Parte II, p. 255, Inaures by-
zantini operis prope Neapolim recens inventae; che ne dà anche un di-
segno. — Dei suggelli e delle monete napoletane del periodo del Ducato
discorsero il Sambon e il Capasso, riproducendone anche i tipi princi-
pali. Cfr. Arch. Stor. per le prov. napol., 1889, f. 3-4, e#CAPAsso, Mo-
num., II, P. II, pp. 243-54, e tav. XX. Anche nelle monete, conside-
randole dal lato artistico, si può seguire la suggestiva decadenza del-
l'arte e poi il risollevarsi.
(2) Arch. Municipale, Platea di S. Maria a Cappella, fol. 87 t. Ivi
dicesi: « extra dictam viam quae vadit ad castrum Ovi, est quidam
« locus qui vocatur Piatamone, iuxta lictus maris ».
(3) Può darsi fosse quell'eremitaggio che, nel 1345, aveva fatto
costruire Ludovico di Durazzo. V. num. precedente.

« non ci era strada, ma si andava pel lido del mare, sino
« al Castello » (3). Nè v'è dubbio che, quanto allora atte-
stavasi, doveva riferirsi ad un'epoca anteriore al 1566,
quando, col sorgere delle mura, che cinsero il Chiatamo-
ne, quella strada fu di nuovo costruita.
Difatti, D. Pietro di Toledo, Vicerè di Napoli, che s'era
rivolto ad abbellire la città, ne allargava pure il perimetro,
facendo nel 1,37 « tirar la fabbrica, da Carbonara insino alla
« Porta di Chiaia, restando il monte di S. Martino in luogo
« di mura » (4); ma un avvenimento, successo più tardi,
mosse D. Parafan de Ribera, Duca d'Alcalà, allora Viceré,

(1) Minieri Riccio, Alcuni fatti di Alfonso I d'Aragona, Arch. Stor.
nap., voi. 6, pag. 460.

(2) Cedole di Tesoreria, voi. 44, fol. 254. Conf. Barone, Le cedole
etc., Arch. stor. nap., voi. 9, pag. 210.

(3) Platea di S. Maria a Cappella, fol. 87. La notizia di questo
processo, di cui appena un sunto è trascritto nella cit. Platea, mi fu
comunicata dal ch.mo Comm. Bartolomeo Capasso, cui qui rendo vive
azioni di grazie.

(4) Capaccio, Il Forestiere, pag. 804. Conf. pure Napoli descritta
nei principii del secolo XVII, in Arch. stor. nap., voi. 7, pag. 80.
 
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