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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 2.1893

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Heft 11
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del Pezzo, Nicola: Siti reali [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.71016#0179

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

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la data dell'8 ottobre, e fu pubblicata a Napoli la mattina
del 17. « Vi rimetterà questa Agostino Tucci, il quale ha reso
conto di quanto è stato incaricato. Il Re ha gradito l'amore
del suo popolo, ed ha promesso il suo pronto ritorno sempre
che sia restituita nella capitale e nel regno la pubblica tran-
quillità, il buon ordine e la dovuta sottomissione a' suoi or-
dini ed alla legge. Potete dunque assicurare al popolo nel nome
del Re e nel mio di questi sentimenti di gradimento d'amore
e di piacere di rivederlo, affinchè esso con la sua condotta
corrisponda al suo obbligo, ed alla volontà del Re che vi ma-
nifesta. Sono intanto la vostra buona padrona Carolina (V.
Quella volta dunque la voce del ritorno del Re fu una
fiaba. Già un primo tentativo di ritorno Ferdinando IV
aveva fatto, ma la stessa nave, con cui era entrato nel
golfo di Napoli, lo aveva ricondotto a Palermo. Ritornò fi-
nalmente, e per davvero, il 27 giugno 1802, approdando
alla Favorita.
Dal citato manoscritto tolgo i particolari del fatto. Alle
otto del mattino sbarcò, salutato, pensate con che salva,
da' castelli e fortini del porto, e da due navi moscovite,
come allora erano chiamati i russi. Verso le cinque, ac-
compagnato dal principe ereditario, che stava già a Na-
poli da un anno, uscì a cavallo; al ponte della Maddalena
era un gran palco, dove lo aspettavano le autorità: il po-
polo 1' accolse festante, e 1' accerchiò, impedendo alla ca-
valleria di circondarlo. Così lo accompagnò fino a palazzo
reale. Il Re avea le lacrime agli occhi, e potè a stento
salire le scale. Nel tragitto avea dato una bastonata ad un
soldato, colpevole di aver voluto, con una pontonata di
fucile, fare allontanare un lazzaro, che si stringeva troppo
addosso al Re.

Ferdinando IV ampliò la Favorita con giardini e bo-
schetti verso il mare, acquistando dal barone Zezza una
casina ed un podere che riusciva sopra la via carrese, quella
ora traversata dalla ferrovia. Così diede al giardino l'ingresso
al mare; l'ornò poi qua e là di statue, popolò i boschetti
di piante, e fece disporre anche una piccola pesca in om-
broso laghetto.
Per ornare ed abbellire poi la casa si valse de' migliori
artefici del tempo, e fece fabbricare le stoffe a S. Leucio,
allora, tra le principali fabbriche d'Europa.
A questo periodo della storia della Favorita, e precisa-
mente al 1804 si riferisce la descrizione, che si trova nel
Viaggio del famoso Kotzebue, l'autore drammatico più po-
polare del principio del secolo, lo spione della Santa A1-

(1) Diario napoletano 1798-1825. Manoscritto della Biblioteca della
Società di Storia patria.

leanza caduto poi sotto il pugnale dello studente Sand GL
Alle due ali dell'edifizio erano le due porte d'ingresso,
che riuscivano in due cortili circolari, pe' quali s' entrava
nel giardino. Il primo piano era addobbato per balli e
feste: nel centro, sottoposta al livello delle altre stanze,
era la gran sala centrale, alla quale si scendeva, come si
è detto, dalle stanze laterali per due scaloni di marmo.
Era ornata da busti e da sedici medaglioni, ritratti di al-
trettanti dame viennesi, le quali accompagnarono la Maria
Carolina, quando venne sposa a Napoli; e illuminata da un
gran lampadare di cristallo di rocca, sospeso tra ghirlande
di fiori. Dal lato di mare la sala riusciva sopra una grande
terrazza. Alcune stanze vicine avevano tribune, dalle quali
si poteva assistere alle feste, che si davano nella sala grande,
senza prendervi parte. In fatto di suppellettili, al primo
piano, il Kotzebue trovò il puro necessario; cioè, in alcune
stanze, vide solo tavolini da giuoco e sedie di paglia. Non
così al secondo, destinato al Re. La disposizione delle stanze
quivi era simile a quella del primo. Vi era la sala cen-
trale, anche qui ellittica, e a destra e a sinistra cinque
stanze, due che riguardavano il mare, due il Vesuvio; tutte
quattro immettevano in un' anticamera più grande della
corrispondente al piano inferiore, perchè non vi era lo
scalone di marmo. Nelle stanze a ponente erano dodici
grandi quadri, rappresentanti dodici porti del regno, di Fi-
lippo Hackert (2). Nella stanza ovale era il pavimento di
marmo tolto al palazzo di Nerone a Capri. Una delle
stanze verso levante era biblioteca, con armadi ben fatti,
a porte di lastre e cortine di seta verde, dietro le quali
non si nascondeva nessun libro! Di notevole il Kotzebue
trovò anche alcuni tavolini con ametiste e lapislazzuli
incastonati, un gran camino di marmo con figure d' ani-
mali in rilievo, i tappeti ricavati della real fabbrica di
Belvedere, e un orologio da tavola la cui cassa era tutta
formata di corna di cervi, lavorate al tornio e intagliate.
Se non che 1' ammirazione del Kotzebue vien meno di-
nanzi al giardino, di cui dice « se non fosse in riva al
mare, non avrebbe alcun pregio: gli alberi d'arancio pic-
coli e storti sono inferiori a tanti altri, ed i vigneti sono
assai più belli e grandiosi in campagna. E sarebbe nulla,
se per giunta non fossero tutti pieni di edifiziucci piccoli,
poveri, senza gusto, e questi a lor volta riempiti delle più
brutte statue e busti. » E aggiunge: « fa sempre dolorosa
impressione la vista di brutte scolture, ma quanto più in
questo paese dove si è usi a veder capilavori! »

(1) A. von Kotzebue, Erinnerungen von einer Reise aus Lieflaud
nach Rom and Neapel, Berlino, 1805, I, 344-8.

(2) Dello Hackert, com'è noto, raccolse le memorie autobiogra-
fiche il Goethe, in una compilazione che si trova nella collezione
delle sue opere.
 
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