300
O. MARUCCHI
versò il sangue per la fede e anche di un’ anima eletta vissuta
nei secoli della pace.
E questa defunta potrà pure venerarsi ancorché non se ne
conosca il nome, come si venerano molti santi quorum nomina
Deus scit, ed anche con un nome convenzionale.
E concluderò tutto il mio articolo col dichiarare che io non
intendo entrare in disquisizioni teologiche e quindi prescindo
assolutamente dalla questione del culto che non tocca a me di
trattare. Il mio studio si riduce allo studio archeologico di una
antica iscrizione cristiana. E se di questa iscrizione molti hanno
dato una interpretazione fantastica, sarà lecito a me di darne
la spiegazione che mi sembra più accettabile e più naturale,
senza che mi si possa accusare per questo di venir meno alla
dovuta riverenza verso l’autorità della Chiesa, di cui sono figlio
ossequente, e la quale nulla ha che vedere con una questione
puramente archeologica.
La Chiesa del resto nulla ha da temere dalla ricerca della ve-
rità, giacché è basata su fondamenti solidi ed incrollabili, e su
quella pietra che non cederà giammai alla furia delle tempeste.
E la nostra fede nelle verità rivelate dipende da motivi così
alti e così ragionevoli di credibilità che non può neppur vacillare
se anche la moderna critica corregge alcuni apprezzamenti in
cose non essenziali riguardanti leggende o santuari o imagini o
reliquie. Ed è anzi da desiderare che si correggano una volta,
piuttosto per iniziativa dei credenti che degli increduli, talune
erronee opinioni troppo facilmente ammesse, con la massima
buona fede, dalla ingenua pietà dei nostri maggiori.
Orazio Marucchi.
O. MARUCCHI
versò il sangue per la fede e anche di un’ anima eletta vissuta
nei secoli della pace.
E questa defunta potrà pure venerarsi ancorché non se ne
conosca il nome, come si venerano molti santi quorum nomina
Deus scit, ed anche con un nome convenzionale.
E concluderò tutto il mio articolo col dichiarare che io non
intendo entrare in disquisizioni teologiche e quindi prescindo
assolutamente dalla questione del culto che non tocca a me di
trattare. Il mio studio si riduce allo studio archeologico di una
antica iscrizione cristiana. E se di questa iscrizione molti hanno
dato una interpretazione fantastica, sarà lecito a me di darne
la spiegazione che mi sembra più accettabile e più naturale,
senza che mi si possa accusare per questo di venir meno alla
dovuta riverenza verso l’autorità della Chiesa, di cui sono figlio
ossequente, e la quale nulla ha che vedere con una questione
puramente archeologica.
La Chiesa del resto nulla ha da temere dalla ricerca della ve-
rità, giacché è basata su fondamenti solidi ed incrollabili, e su
quella pietra che non cederà giammai alla furia delle tempeste.
E la nostra fede nelle verità rivelate dipende da motivi così
alti e così ragionevoli di credibilità che non può neppur vacillare
se anche la moderna critica corregge alcuni apprezzamenti in
cose non essenziali riguardanti leggende o santuari o imagini o
reliquie. Ed è anzi da desiderare che si correggano una volta,
piuttosto per iniziativa dei credenti che degli increduli, talune
erronee opinioni troppo facilmente ammesse, con la massima
buona fede, dalla ingenua pietà dei nostri maggiori.
Orazio Marucchi.