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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 23.1917

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Vaccari, Alberto: Osservazioni sopra alcune iscrizioni giudaiche del Museo Cristiano Lateranese
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https://doi.org/10.11588/diglit.19831#0035
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ISCRIZIONI GIUDAICHE

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QeóSoros tpocpevs reKvw y\vKvr(d)r(w)

Gire aè lodare reKvov eovvaptiv ero
pii) xpvaé(t) Oeìvai Bei/sapevos (?). Nvv, Aecr
iror a, eV eiprjvri Ko{l)priaiv aùrov, ’lovarov
vr]inov àav(y)icpiTov èv SiKaidpari aov.

('G)vrdoe nei pai ’lovaros èrwv 8 ptjvwv ri yXv
kvs ™ rpocpe(t) wv.

Questo ordinamento ci dà un testo, se non perfettamente
scorrevole, almeno tollerabile e migliore che in altre iscri-
zioni intatte; il senso poi riesce al tutto chiaro:

« Teodoto il tutore al (suo) figliuolo carissimo.

« 0 potessi, mio figlio Giusto, collocarti in una urna di
argento dopo averti allevato (Bpexpdpevos; ovvero seppellendoti,
Baifrapevos?). Ora, o Signore (accogli) in pace la dormizione
di lui, Giusto, fanciullo incomparabile nella tua legge. Qui
riposo io, Giusto, di anni 4, mesi 8, caro al (mio) tutore ».

Tolta la prima linea, che forma come il titolo o introdu-
zione, il corpo dell’ iscrizione dividesi in tre membri o periodi
di lunghezza uguale: nel primo, Teodoto, il tutore o educa-
tore (rpocpevs), parla al suo pupillo, Giusto; nel secondo, il
medesimo fa una preghiera a Dio per il suo caro protetto;
nel terzo, parla il piccolo Giusto.

Nel primo membro la sintassi è perfetta e per la corret-
tezza della lingua o della ortografia, oltre la correzione ovvia
di aapa) in aopw, fa solo difficoltà il Bex/rapevos; non oso deci-
dere fra Bpexjrapevos (cfr. rpocpevs sopra) e Baifrdpevos; il primo
va forse meglio. Nel secondo membro manca il verbo, ma
facilmente si può supplire dal contesto, come ho indicato nella
traduzione; è una elissi non insolita in simili casi. Invece
può giustamente criticarsi una dura scorrettezza di stile nei
due accusativi Koipriaiv avrov e lovarov, ecc. Il secondo potrebbe
considerarsi come apposizione epesegetica del primo : tanto è
dire « accogli in pace la dormizione di lui », quanto « accogli
lui stesso in pace ». Ma di quel Koi/njaiv ctvrov darò tra poco
altra spiegazione migliore e non inverosimile.

Nuovo Bull. cVArch. crìat. — Anno XXIII.

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