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Nibby, Antonio
Roma nell'anno 1838: descritta da Antonio Nibby (Parte 1): Antica — Roma: Tipografia delle belle arti, 1838

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https://doi.org/10.11588/diglit.68900#0105
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Porta Romanula 85
pe che domina il Tevere, che conserva il nome di Rupe
Tarpèa: di là scendendo lambirono la palude allora esi-
stente del Velabro, e raggiunsero il recinto primitivo
presso la porta Mugonia, che rimase, come si vide, al-
meno fino ai tempi di Livio ed Ovidio, sotto Augusto,
ma restò chiusa entro il nuovo vallo.
Questo recinto nuovo diè occasione a variare le
porte: la Romana e la Mugonia rimasero inutili: in luogo
loro furono aperte la Romanula, la tannale, e la Gar-
mentale: così si verifica il passo di Plinio lib. III. c. V.
§. IX ricordato di sopra, che Romulo alla sua morte la-
sciò tre o quattro porte: Urbem tres portas habentem
Romulus reliquit, aut ut plurima tradentibus creda-
mus qualuor' Di queste porte il sito, come la etimologia
della Romanula sono determinati da Varrone, che dopo
aver parlato della Mugonia aggiunge, come un altra porta
del Palatino la Romanula così detta ab Roma, cioè dalla
Roma primitiva di Romulo, e posta a contatto della Via
Nuova: quae habet gradus in Nova Nia ad Nolupiae
sacellum. E nel libro VI. §. 24. Hoc sacrifìcium fit
in Uelabro, qua in Novain Uiam exitur ut aiunt
quidam ad sepulcrum Hccae, ut quod ibi prope fa-
ciunt Diis Manibus Servilibus sacerdotes, qui uter-
que locus extra urbem antiquam fuit non longe a
porta Romanula, de qua in priore libro dixi. Ho
detto di sopra che le mura partendo dalla rupe Tar-
peia lambivano la palude del Velabro onde raggiungere
quelle primitive del Palatino alla porta Mugonia, quindi
secondo Varrone in questo tratto fu la porta Romanula
che era a contatto col Velabro e colla Via Nuova, che
è quanto dire non lungi dalla strada odierna, che da
s. Teodoro conduce a s. Anastasia e quasi direi al bivio
fra questa chiesa e quella di s. Giorgio in Velabro. E
siccome rimaneva abolita la Romana primitiva, questa che
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