108 P. Querquetulana P. Celimontana
gnente, uomini e bestiami agli dii: altri la derivarono
da Mezio il traditore condottiero degli Albani punito
con terribile supplizio da Tulio Ostilio: forse l’ebbe com-
mune colla tribù Mezia da un castello di questo nome:
Maecia tribus, dice Festo, a quodam castigo sic ap-
pellatili', il quale castello sembra che fosse nell’ Agro
Romano fra Preneste e Tibur e si noti che il nome
Maecia trovasi pur scritto Metia, colla stessa ortogra-
fia della porta.
Nella valle fra l’Oppio ed il Celio presso la odierna
chiesa de’ ss. Pietro e Marcellino fu la porta Querque-
tulana ricordata da Plinio lib. XVI. c. X. detta Quer-
quetularia da Festo, seppure non sia, come par proba-
bile, un’errore de’copisti, la quale trasse nome dal quer-
ceto dove trovavasi , che diè pure al Celio, come fu
veduto a suo luogo, il nome di Querquetulano, ed al sa-
cello delle Ninfe Querquetulane posto sulla falda adia-
cente dell’Esquilino, secondo Varrone de Ling. Lat.
lib. IV. e Festo. Le strade che oggi si congiungono
presso l’Ospedale di s. Giovanni Laterano dal centro di
Roma, cioè lo stradone così detto, la via de’ ss. Quat-
tro, e la via di s. Stefano Rotondo sono nella direzione
di vie antiche che mettevano capo al ripiano del Celio,
detto dagli antichi ’Campas Coelimontanus. Laonde in
quel punto fu la porta Celimontana, della quale fanno
menzione Cicerone nella orazione contro Pisene c. XXIII.
e Livio lib. XXXIV. , che la mostra percossa dal ful-
mine l’anno di Roma 558. Et porta. Coelimontana ful-
mine icta est, murusque circa multis locis de coelo ta-
ctus. Dopo il nodo delle tre strade sovraindicate la falda
orientale del Celio presenta un accesso, oggi chiuso en-
tro la vigna Fonseca, dove sono sorgenti abbellite con
un ninfeo instaurato ne’tempi moderni. Quelle fonti ri-
chiamano a memoria il Campus Fontinalium posto dai
gnente, uomini e bestiami agli dii: altri la derivarono
da Mezio il traditore condottiero degli Albani punito
con terribile supplizio da Tulio Ostilio: forse l’ebbe com-
mune colla tribù Mezia da un castello di questo nome:
Maecia tribus, dice Festo, a quodam castigo sic ap-
pellatili', il quale castello sembra che fosse nell’ Agro
Romano fra Preneste e Tibur e si noti che il nome
Maecia trovasi pur scritto Metia, colla stessa ortogra-
fia della porta.
Nella valle fra l’Oppio ed il Celio presso la odierna
chiesa de’ ss. Pietro e Marcellino fu la porta Querque-
tulana ricordata da Plinio lib. XVI. c. X. detta Quer-
quetularia da Festo, seppure non sia, come par proba-
bile, un’errore de’copisti, la quale trasse nome dal quer-
ceto dove trovavasi , che diè pure al Celio, come fu
veduto a suo luogo, il nome di Querquetulano, ed al sa-
cello delle Ninfe Querquetulane posto sulla falda adia-
cente dell’Esquilino, secondo Varrone de Ling. Lat.
lib. IV. e Festo. Le strade che oggi si congiungono
presso l’Ospedale di s. Giovanni Laterano dal centro di
Roma, cioè lo stradone così detto, la via de’ ss. Quat-
tro, e la via di s. Stefano Rotondo sono nella direzione
di vie antiche che mettevano capo al ripiano del Celio,
detto dagli antichi ’Campas Coelimontanus. Laonde in
quel punto fu la porta Celimontana, della quale fanno
menzione Cicerone nella orazione contro Pisene c. XXIII.
e Livio lib. XXXIV. , che la mostra percossa dal ful-
mine l’anno di Roma 558. Et porta. Coelimontana ful-
mine icta est, murusque circa multis locis de coelo ta-
ctus. Dopo il nodo delle tre strade sovraindicate la falda
orientale del Celio presenta un accesso, oggi chiuso en-
tro la vigna Fonseca, dove sono sorgenti abbellite con
un ninfeo instaurato ne’tempi moderni. Quelle fonti ri-
chiamano a memoria il Campus Fontinalium posto dai