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Ostrowski, Jan K. <Prof., Dr.>
Arte popolare polacca — Bologna, 1981

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https://doi.org/10.11588/diglit.31059#0035
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deH’ornamentazione. Dal punto di vista della pianta, tra la primitiva soluzione
monolocale e le soluzioni più strutturate (mai superiori ai cinque vani, di varia
destinazione) non si danno molte soluzioni intermedie. Tra i monumenti superstiti non
ci sono più esempi di edifici di un solo vano usato per tutti i bisogni vitali. La
differenziazione spaziale più semplice fu introdotta in tempi assai lontani, con la
graduale separazione del vestibolo dalla stanza d’abitazione e più tardi del magazzino,
per giungere, in soluzioni più evolute, ad una articolazione caratterizzata da un
raddoppio in pianta che si compone di vestibolo, due stanze, alcova e magazzino.
Nell’ambito di queste possibilità le variazioni regionali si limitarono ad aspetti
secondari, quali ad esempio la collocazione centrale o asimmetrica del vestibolo, le
proporzioni dei singoli vani, ecc. Queste osservazioni si riferiscono naturalmente solo
alla casa d’abitazione vera e propria. Infatti la fattoria agricola era composta dalla
stalla dei bovini, quella dei cavalli, il fienile, il locale per la trebbiatura del grano e i
magazzini di vario genere. A seconda delle usanze locali essi costituivano una
costruzione a parte, oppure erano uniti direttamente alla zona della casa che serviva
come abitazione.

Nelle capanne contadine, anche le più strutturate, lo spazio restava molto limitato e le
funzioni dei singoli locali differivano molto da quelle in uso nelle abitazioni moderne.
Tutta la vita della casa si concentrava nella stanza più grande, che era
contemporaneamente cucina, stanza da pranzo, locale per i lavori domestici e stanza
da letto di una parte della famiglia. L’elemento più importante era la stufa, oppure un
semplice focolare, che serviva sia a cucinare che a riscaldare. Le stufe spesso erano
prive di canna fumaria e il fumo si disperdeva nella stanza uscendo all’esterno
attraverso le fessure del tetto. Rari esempi di questo tipo si possono incontrare ancora
in alcune zone di montagna. Le pareti e il soffitto continuamente affumicati della
stanza erano ricoperti da uno spesso deposito di fuliggine: da qui l’abitudine di
chiamarla la «stanza nera». A1 contrario, la «stanza bianca», libera degli effetti del
fumo, era la stanza da letto, elegante, nella quale venivano anche ricevuti gli ospiti di
riguardo. Era adibita a stanza da letto anche la piccola alcova, mentre il magazzino
serviva come deposito dei prodotti agricoli.

La differenziazione regionale dell’edilizia rurale era determinata da numerosi fattori,
quali le condizioni climatiche, la reperibilità dei particolari materiali da costruzione, il
tipo prevalente di economia, infine l’assetto «urbanistico» del villaggio rurale e della
fattoria, legato spesso alle tradizioni medievali di fondazione dei villaggi e degli
appezzamenti.

Nelle regioni carpatiche ricche di legname, particolarmente nel Podhale, a Orawa e
Spisz, sorse un tipo di casa dalle pareti formate da grosse travi, con l’esterno quasi non
lavorato e lasciato sempre nel colore naturale del legno (p. 121-123). II tetto a causa
delle abbondanti precipitazioni, era molto alto, acuto, a quattro spioventi, ricoperto di
assicelle o scandole. Grazie all’alto livello raggiunto dalla carpenteria del Podhale,
alcuni frammenti della costruzione (per esempio, i telai delle porte), assumevano
forme costruttive e scultoree particolarmente ricche (p. 127). La casa del Podhale,
annerita dal tempo, dal corpo slanciato e ben inserita nell’aspro paesaggio montano,
desta un’impressione di austerità e di dignità, che evoca epoche remote della storia. La
fattoria, racchiusa entro un quadrato, assomiglia piuttosto ad un primitivo
insediamento fortificato. L’architettura del Podhale ottenne ben presto il
riconoscimento della cultura ufficiale e fu prendendo lo spunto da essa che Stanislaw
Witkiewicz, pittore e teorico dell’arte, creò intorno al 1900, lo «stile di Zakopane»,
uno stile architettonico-decorativo che ancora oggi costituisce una delle espressioni
dell’arte nazionale polacca.

Nella vicina Orawa sorse la più bella varietà di casa di campagna polacca (p. 118).
Restando in genere molto simile alle costruzioni del Podhale, si è aggiunta una
innovazione, che consiste in un locale-granaio ricavato nel sottotetto sopra la stanza
bianca. Si è prodotta così una sopraelevazione del tetto, che a sua volta ha permesso di
elevare il soffitto della stanza nera sempre piena di fumo, la quale è venuta così ad
assumere dimensioni mai viste nell’architettura popolare. Dall’esterno l'accesso al
vano superiore è assicurato da una balconata che corre lungo tutta la facciata della
casa, esaltandone i valori decorativi.

Nelle regioni di pianura, dove era più difficile disporre di legname abbondante, la
31 copertura del tetto in scandole era sostituita da quella in paglia (p. 120). Le capanne
 
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