perdono l’austerità caratteristica del Podhale, anche il livello di esecuzione è più basso.
In tutta la Polonia meridionale prevale un tipo di tetto a quattro spioventi, decisivo ai
fini di uno snellimento del profilo della casa. Differenziazioni regionali appaiono
invece nelle varie caratteristiche della decorazione delle pareti. Le capanne della
regione di Cracovia venivano dipinte di bianco e di celeste, più a est prevaleva il colore
bruno. A volte venivano dipinti solo gli spazi tra le travi calafatati con l’argilla, mentre
nella zona del villaggio di Zalipie (distretto di D§browa Tarnowska), esiste ancora oggi
l’uso di rivestire le costruzioni con una ricca decorazione floreale eseguita dalle donne.
Tra le rimanenti regioni, quella di Kurpie presenta l’architettura popolare più
interessante; vi compare una ricca decorazione scolpita nell'incorniciatura delle porte
e delle finestre e sui culmini dei tetti (p. 126). In numerosi villaggi della Polonia nord-
orientale, abitati da una popolazione di origine nobile, attaccata alle proprie tradizioni
e desiderosa di differenziarsi dai contadini, era consuetudine ornare le case con un
atrio sia pure modestissimo, una reminiscenza della facciata dei palazzi neoclassici. Un
tipo specifico di abitazione da annoverare tra gli esempi dell’architettura popolare fu
creato nei borghi. La casa dava di solito sulla via o sulla piazza, con una loggia che
poggiava su pilastri in legno, spesso riccamente scolpita, e che a volte formava insieme
con altre dello stesso genere una lunga fila di portici attorno alle piazze dei mercati.
A una tradizione del tutto differente, legata tra l’altro a insediamenti olandesi del
secolo XVII, appartiene una parte dell’architettura rurale della Pomerania, in
particolare quella di Zulawy sul delta della Vistola (p.124), dove veniva usata la
tecnica a graticcio e una disposizione dei locali molto articolata, diversa da quella di
altre parti della Polonia.
Altri tipi di costruzioni rurali erano destinati a scopi puramente funzionali. È difficile
parlare di architettura a proposito delle stalle, anche se i fienili, che in alcune regioni si
trovano raggruppati fuori del perimetro del villaggio, potevano costituire un elemento
importante della forma del paesaggio, e perfino creare un insieme para-urbanistico. Si
riscontrano spesso granai in legno molto decorati che, però, di regola appartenevano
alle proprietà nobiliari o ecclesiastiche (p. 125). Una funzione di primaria importanza
nel paesaggio avevano i mulini a vento, purtroppo rimasti ormai rarissimi. Vanno
anche considerate come architettura popolare le osterie e le locande gestite da ebrei,
veri e propri centri di vita sociale nella maggior parte dei villaggi. Lo spazio creato per
la loro funzionalità era costituito da una grande sala da pranzo e da alcune stanzette
per gli ospiti che vi pernottavano. A parte le maggiori dimensioni, all’esterno non si
differenziavano fondamentalmente dalle case dei villaggi o dei borghi.
L’architettura popolare non soddisfaceva i bisogni artistici, e gli elementi decorativi
che in essa si riscontrano avevano più che altro lo scopo di sottolineare il prestigio e
l’opulenza del proprietario. Essa costituisce soprattutto un documento di una
determinata fase dello sviluppo sociale e culturale. Oggi ne interpretiamo i valori
estetici attraverso la comprensione del rapporto, tra forma e funzione, frutto di una
tradizione secolare, ammiriamo l’abilità tecnica della sua esecuzione e gustiamo il
modo in cui essa è organicamente inserita nell’ambiente naturale. La sua rapida ed
irreversibile scomparsa costituisce senza dubbio una perdita irreparabile per il
paesaggio polacco.
La tradizionale fattoria contadina era pressoché autosufficiente. La scarsa produttività
dell’agricoltura faceva sì che il contadino possedesse solo di rado disponibilità
finanziarie e limitasse al minimo indispensabile i suoi acquisti di merci in città. La
maggior parte dei bisogni vitali veniva soddisfatta perciò all’interno del proprio
ambiente producendo da sé mobili e altri oggetti dell’arredamento domestico,
vasellame, attrezzi domestici e agricoli, infine vesti e varie specie di tessuti per l’uso e
la decorazione. Ciò richiedeva lo sviluppo di svariate abilità, soprattutto falegnameria
e intaglio, lavorazione dell’argilla e del ferro, e il possesso delle varie tecniche di
tessitura. Diverso era il grado di professionalità nell’esecuzione dei singoli lavori di
artigianato. Ognuno praticamente era in grado di eseguire le forme più elementari di
mobilio; assai diffusa era la tessitura, però la produzione di oggetti simili ma più
complessi o più decorati richiedeva una bottega più sviluppata dal punto di vista
dell’attrezzatura come pure il possesso di una certa capacità professionale.
In ogni villaggio doveva esserci un fabbro, il primo professionista delle campagne. Poi
si venne a formare col tempo una classe particolare di artigiani di villaggio o di borgo
che producevano per le campagne oggetti adatti al fabbisogno, ai gusti e alle possibilità
32
In tutta la Polonia meridionale prevale un tipo di tetto a quattro spioventi, decisivo ai
fini di uno snellimento del profilo della casa. Differenziazioni regionali appaiono
invece nelle varie caratteristiche della decorazione delle pareti. Le capanne della
regione di Cracovia venivano dipinte di bianco e di celeste, più a est prevaleva il colore
bruno. A volte venivano dipinti solo gli spazi tra le travi calafatati con l’argilla, mentre
nella zona del villaggio di Zalipie (distretto di D§browa Tarnowska), esiste ancora oggi
l’uso di rivestire le costruzioni con una ricca decorazione floreale eseguita dalle donne.
Tra le rimanenti regioni, quella di Kurpie presenta l’architettura popolare più
interessante; vi compare una ricca decorazione scolpita nell'incorniciatura delle porte
e delle finestre e sui culmini dei tetti (p. 126). In numerosi villaggi della Polonia nord-
orientale, abitati da una popolazione di origine nobile, attaccata alle proprie tradizioni
e desiderosa di differenziarsi dai contadini, era consuetudine ornare le case con un
atrio sia pure modestissimo, una reminiscenza della facciata dei palazzi neoclassici. Un
tipo specifico di abitazione da annoverare tra gli esempi dell’architettura popolare fu
creato nei borghi. La casa dava di solito sulla via o sulla piazza, con una loggia che
poggiava su pilastri in legno, spesso riccamente scolpita, e che a volte formava insieme
con altre dello stesso genere una lunga fila di portici attorno alle piazze dei mercati.
A una tradizione del tutto differente, legata tra l’altro a insediamenti olandesi del
secolo XVII, appartiene una parte dell’architettura rurale della Pomerania, in
particolare quella di Zulawy sul delta della Vistola (p.124), dove veniva usata la
tecnica a graticcio e una disposizione dei locali molto articolata, diversa da quella di
altre parti della Polonia.
Altri tipi di costruzioni rurali erano destinati a scopi puramente funzionali. È difficile
parlare di architettura a proposito delle stalle, anche se i fienili, che in alcune regioni si
trovano raggruppati fuori del perimetro del villaggio, potevano costituire un elemento
importante della forma del paesaggio, e perfino creare un insieme para-urbanistico. Si
riscontrano spesso granai in legno molto decorati che, però, di regola appartenevano
alle proprietà nobiliari o ecclesiastiche (p. 125). Una funzione di primaria importanza
nel paesaggio avevano i mulini a vento, purtroppo rimasti ormai rarissimi. Vanno
anche considerate come architettura popolare le osterie e le locande gestite da ebrei,
veri e propri centri di vita sociale nella maggior parte dei villaggi. Lo spazio creato per
la loro funzionalità era costituito da una grande sala da pranzo e da alcune stanzette
per gli ospiti che vi pernottavano. A parte le maggiori dimensioni, all’esterno non si
differenziavano fondamentalmente dalle case dei villaggi o dei borghi.
L’architettura popolare non soddisfaceva i bisogni artistici, e gli elementi decorativi
che in essa si riscontrano avevano più che altro lo scopo di sottolineare il prestigio e
l’opulenza del proprietario. Essa costituisce soprattutto un documento di una
determinata fase dello sviluppo sociale e culturale. Oggi ne interpretiamo i valori
estetici attraverso la comprensione del rapporto, tra forma e funzione, frutto di una
tradizione secolare, ammiriamo l’abilità tecnica della sua esecuzione e gustiamo il
modo in cui essa è organicamente inserita nell’ambiente naturale. La sua rapida ed
irreversibile scomparsa costituisce senza dubbio una perdita irreparabile per il
paesaggio polacco.
La tradizionale fattoria contadina era pressoché autosufficiente. La scarsa produttività
dell’agricoltura faceva sì che il contadino possedesse solo di rado disponibilità
finanziarie e limitasse al minimo indispensabile i suoi acquisti di merci in città. La
maggior parte dei bisogni vitali veniva soddisfatta perciò all’interno del proprio
ambiente producendo da sé mobili e altri oggetti dell’arredamento domestico,
vasellame, attrezzi domestici e agricoli, infine vesti e varie specie di tessuti per l’uso e
la decorazione. Ciò richiedeva lo sviluppo di svariate abilità, soprattutto falegnameria
e intaglio, lavorazione dell’argilla e del ferro, e il possesso delle varie tecniche di
tessitura. Diverso era il grado di professionalità nell’esecuzione dei singoli lavori di
artigianato. Ognuno praticamente era in grado di eseguire le forme più elementari di
mobilio; assai diffusa era la tessitura, però la produzione di oggetti simili ma più
complessi o più decorati richiedeva una bottega più sviluppata dal punto di vista
dell’attrezzatura come pure il possesso di una certa capacità professionale.
In ogni villaggio doveva esserci un fabbro, il primo professionista delle campagne. Poi
si venne a formare col tempo una classe particolare di artigiani di villaggio o di borgo
che producevano per le campagne oggetti adatti al fabbisogno, ai gusti e alle possibilità
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