40
Introduzione
Nel 1546 (6 Febbr.) Stefano Margani locò ai Mattei per
2 anni una terza parte di Castel di Leo con la Torricella
e Calandrella (che vi sta al N. ; v. la carta dell’ I. G. M.)
dal fosso dei Mortari verso Castel di Leo ; i confini fu-
rono: 1° i beni di Costantino Salviati; T le altre parti di
Castel di Leo (AST. prot. 137, S. Arroni, 335).
Nel 1547 (20 Maggio) questa parte fu venduta da Giam-
battista Margani e fratelli a Girolamo Giustini, Avvocato
Concistoriale {A. Cap. Bernardino Conti ap. N. C. 34, J.
M. 457).
Nel 1564 (12 Sett.) Cencio Capizucehi, in nome della
moglie Tarquinia Santi, che ne fu padrona a metà con
Diana Santi, moglie di Bernardo de Militihus, ne locò una
parte a Lodovico Cosciari: i confini furono i beni di Lello
de Fabiis, e di Pietro Paolo Giustini e fratelli (AST. C. Sac-
coccia prot. 1522, f. 546v, 556 . Lo stesso giorno Diana Santi
gli locò la sua parte (f. 547v). Due giorni dopo Ermete Ben-
tivoglio ne locò la sua parte allo stesso Cosciari (ìbii. 555v).
Il 2 Ott. poi Virginia Colonna, vedova di Luca de Mas-
simi, diede in affitto il Casale Torricola ai Brozzi di Città
di Castello (f. 635' ). Nel sec. xvii fu lasciato da Mons. Cosimo
Giustini al Conservatorio di S. Caterina della Rota, al quale
ancora spetta (Cut. A. VII, 13).
Abbiamo visto che la rappresentazione di un recinto,
fortificato con una chiesa dentro, che porta il nome della
Cornacchiola, conviene assai più a Castel di Leva, come
pure conviene a questo la posizione della strada. Non
saprei dunque con che cosa identificare la torre che porta
il nome di Castel di Lio, se non con la Torre di S. Ana-
stasia, supponendo sbagliato il posto di questa.
La Torricella di S. Anastasia prese il nome della chiesa
omonima nel Palatino, dalla quale fu locata per 12 anni
a Giacomo Albertoni nel 1496, 8 Dicembre (A. Cap. P. N.
de Pacificis ap. N. C. 15). Non so se vi si possa riferire la
vendita di un Casale di S. Anastasia da Tommaso Capoc-
cini ad Ippolito Porcari nel 1512, 16 Aprile (A. Cap. Giro-
lamo Bracchini 118 ap. J. C. 368) oppure di una metà di
un Casale del medesimo nome, fatta da Giovanni de Cupis,
Arcivescovo di Trani, a favore di Alessio Boccamazza il
29 Ottobre del medesimo anno (A. Cap S. Vannuzzi 483
ap. •/. B. 686) che fu redimita per Ippolito Porcari dagli
eredi di Domenico Boccamazza il 26 Luglio 1519 (A. Cap.
P. M. de Pacificis 90 ap. J. cit.), v. Cat. A. VII, 38.
s. *Falcognano.
Il T. (IX, 433) crede che questo fu forse un possesso
del Card. Falco, Rettore e Dispensatore del Monastero dei
Ss. Cosma e Damiano nel secolo ix (ACD. 79, 80). Lo rico-
noscerei quasi con certezza nella bolla di Onorio 111 per
S. Alessio « Turrim cum vineis, ortis, canapinis, silvis in
Falconiano » (ASA. 29).
Nel 1392 i monaci di S. Maria Nuova permutarono il
Casale Falcognano di loro proprielà col Casale « Vetere
alias Turris rotunda » delle monache di S. Sisto (A V. AB.
Bonifacii IX: IV, 13 pag. 97; I). C.) e così « una parte di
1 Lo .7. T. 146 cita un documento rogato dal not. Pietro Pantalei e
dice che la compra fu fatta da Simea Tedallini.
2 Vedi pure il Catasto dell’anno 1435 redatto da Stefano Magna-
cuzzi, p. 2 a* D. C.
esso [se non tutto] spettava, circa il 1400, al monastero di
S. Sisto, che ebbe da Bonifacio IX la facoltà di venderla » :
ed infatti nel 1404 (12 Genn.) il Casale dello Falcognano
fu venduto a Paolo di Stefano Tedallini per 500 fiorini
d’oro (v. la bolla originale di Bonifazio IX (ASS. Vili, iii,
26, B, 77. C.). 1
Nel 1421 Simea ed il fratello Giacomo Tedallini ebbero
la facoltà di donarlo a S. Angelo di Roma (D. C. ap. T. ;
secondo A. R. I, 44, invece, Giacomo lo donò all’ospedale
Lateranense: ASS. IV, vii, 21, B). 2
Nello stesso anno i due Tedallini donarono delle vigne
fuori di Porta del Popolo all’ospedale del SS. ( J. cit.). Una
parte fu poi dei Colonna, e in seguito dei Cenci (v. l’inven-
tario dei beni di Cristoforo Cenci del 1562 ASS. Il, iii, 57, e
la terminazione del 1579 citata sotto Porta Medaglia),
un’altra fu della chiesa dei Ss. Sergio e Bacco, la quale
(nonostante la vendita fatta nel 1427 ai Colonna di un Casale
di Falcognana, che sembra sia stato di questa chiesa, vedi
R. S. R. XX, 1897, p. 417 n. 31) ancora nel 1571 (14 Sett.)
insieme coi canonici di S. Giorgio in Velabro, locò a Giu-
lio Cenci il Casale di Falcognano di rubbia 73 apparte-
nente prò indiviso alle due chiese (Arch. Urbano Dionisio
Serapti f. 237 ap. N. C. 39). v. Cat. A.-VII, 22, 25.
È il Casale ora detto Falcognana di sopra, ricostruito
nel Settecento.
* Passo di pizo merlo.
Troviamo il nome pure presso il Boc. (27v) « piccolo
merlo », e il Cat. A. (VII, 25) mette qui il quarto di
S. Merlo (sic!). È la traversa del Fosso dei Preti.
d. *S. Apolinare.
Nel 1479 (5 Marzo) « l’ospedale di S. Spirito cedeva il
Casale Solforata [non una parte del fondo principale forse,
ma piuttosto questa porzione] alla chiesa di S. Apollinare,
il che vuol dire al Collegio Germanico, in cambio di un
altro Casale ed un pezzo di Gogna presso il mare (A. V.
Sisto IV, 46, 301 B. C.) » T. IX, 440.
Nel 1551 (23 Marzo) « un Casale di S. Apollinare, di
100 rubbia, fu incorporato in Monte Migliore, quando il
fondo divenne di Tiberio Naro» (T. IX, 438).
L’edifizio sta al posto del Casale Abbruciato, ora
riedificato, che contiene però le traccia di un Casale più
antico. A sinistra vi è la Torre delle Grotte, anch’essa
medioevale.
s. * S. Io(anne) in Campo.
La tenuta di S. Giovanni in Campo della Minerva è
indicata nel Cat. A. (VII, 43); fu di rubbia 430. Nel 1770
fu del Marchese Riccardi, cosicché uno dei quarti della
tenuta di Falcognana Riccardi o Nuova, porta ancora il
nome di S. Giovanni in Campo (T. IX, 433, N. A. II, 13).
A che cosa corrisponda l’edifizio indicato nella carta non
è certo : dovrebbe stare all’intersezione della nostra strada
con quella che ora porta dalla Solfatara alla Pavona ed
Albano;3 forse è la Torre del Vescovo, ma l’edifizio sud-
detto è alquanto spostato (v. T. IX, 166).
3 A tale punto quest’ultima strada verrà attraversata dalla nuova
ferrovia di Napoli.
Introduzione
Nel 1546 (6 Febbr.) Stefano Margani locò ai Mattei per
2 anni una terza parte di Castel di Leo con la Torricella
e Calandrella (che vi sta al N. ; v. la carta dell’ I. G. M.)
dal fosso dei Mortari verso Castel di Leo ; i confini fu-
rono: 1° i beni di Costantino Salviati; T le altre parti di
Castel di Leo (AST. prot. 137, S. Arroni, 335).
Nel 1547 (20 Maggio) questa parte fu venduta da Giam-
battista Margani e fratelli a Girolamo Giustini, Avvocato
Concistoriale {A. Cap. Bernardino Conti ap. N. C. 34, J.
M. 457).
Nel 1564 (12 Sett.) Cencio Capizucehi, in nome della
moglie Tarquinia Santi, che ne fu padrona a metà con
Diana Santi, moglie di Bernardo de Militihus, ne locò una
parte a Lodovico Cosciari: i confini furono i beni di Lello
de Fabiis, e di Pietro Paolo Giustini e fratelli (AST. C. Sac-
coccia prot. 1522, f. 546v, 556 . Lo stesso giorno Diana Santi
gli locò la sua parte (f. 547v). Due giorni dopo Ermete Ben-
tivoglio ne locò la sua parte allo stesso Cosciari (ìbii. 555v).
Il 2 Ott. poi Virginia Colonna, vedova di Luca de Mas-
simi, diede in affitto il Casale Torricola ai Brozzi di Città
di Castello (f. 635' ). Nel sec. xvii fu lasciato da Mons. Cosimo
Giustini al Conservatorio di S. Caterina della Rota, al quale
ancora spetta (Cut. A. VII, 13).
Abbiamo visto che la rappresentazione di un recinto,
fortificato con una chiesa dentro, che porta il nome della
Cornacchiola, conviene assai più a Castel di Leva, come
pure conviene a questo la posizione della strada. Non
saprei dunque con che cosa identificare la torre che porta
il nome di Castel di Lio, se non con la Torre di S. Ana-
stasia, supponendo sbagliato il posto di questa.
La Torricella di S. Anastasia prese il nome della chiesa
omonima nel Palatino, dalla quale fu locata per 12 anni
a Giacomo Albertoni nel 1496, 8 Dicembre (A. Cap. P. N.
de Pacificis ap. N. C. 15). Non so se vi si possa riferire la
vendita di un Casale di S. Anastasia da Tommaso Capoc-
cini ad Ippolito Porcari nel 1512, 16 Aprile (A. Cap. Giro-
lamo Bracchini 118 ap. J. C. 368) oppure di una metà di
un Casale del medesimo nome, fatta da Giovanni de Cupis,
Arcivescovo di Trani, a favore di Alessio Boccamazza il
29 Ottobre del medesimo anno (A. Cap S. Vannuzzi 483
ap. •/. B. 686) che fu redimita per Ippolito Porcari dagli
eredi di Domenico Boccamazza il 26 Luglio 1519 (A. Cap.
P. M. de Pacificis 90 ap. J. cit.), v. Cat. A. VII, 38.
s. *Falcognano.
Il T. (IX, 433) crede che questo fu forse un possesso
del Card. Falco, Rettore e Dispensatore del Monastero dei
Ss. Cosma e Damiano nel secolo ix (ACD. 79, 80). Lo rico-
noscerei quasi con certezza nella bolla di Onorio 111 per
S. Alessio « Turrim cum vineis, ortis, canapinis, silvis in
Falconiano » (ASA. 29).
Nel 1392 i monaci di S. Maria Nuova permutarono il
Casale Falcognano di loro proprielà col Casale « Vetere
alias Turris rotunda » delle monache di S. Sisto (A V. AB.
Bonifacii IX: IV, 13 pag. 97; I). C.) e così « una parte di
1 Lo .7. T. 146 cita un documento rogato dal not. Pietro Pantalei e
dice che la compra fu fatta da Simea Tedallini.
2 Vedi pure il Catasto dell’anno 1435 redatto da Stefano Magna-
cuzzi, p. 2 a* D. C.
esso [se non tutto] spettava, circa il 1400, al monastero di
S. Sisto, che ebbe da Bonifacio IX la facoltà di venderla » :
ed infatti nel 1404 (12 Genn.) il Casale dello Falcognano
fu venduto a Paolo di Stefano Tedallini per 500 fiorini
d’oro (v. la bolla originale di Bonifazio IX (ASS. Vili, iii,
26, B, 77. C.). 1
Nel 1421 Simea ed il fratello Giacomo Tedallini ebbero
la facoltà di donarlo a S. Angelo di Roma (D. C. ap. T. ;
secondo A. R. I, 44, invece, Giacomo lo donò all’ospedale
Lateranense: ASS. IV, vii, 21, B). 2
Nello stesso anno i due Tedallini donarono delle vigne
fuori di Porta del Popolo all’ospedale del SS. ( J. cit.). Una
parte fu poi dei Colonna, e in seguito dei Cenci (v. l’inven-
tario dei beni di Cristoforo Cenci del 1562 ASS. Il, iii, 57, e
la terminazione del 1579 citata sotto Porta Medaglia),
un’altra fu della chiesa dei Ss. Sergio e Bacco, la quale
(nonostante la vendita fatta nel 1427 ai Colonna di un Casale
di Falcognana, che sembra sia stato di questa chiesa, vedi
R. S. R. XX, 1897, p. 417 n. 31) ancora nel 1571 (14 Sett.)
insieme coi canonici di S. Giorgio in Velabro, locò a Giu-
lio Cenci il Casale di Falcognano di rubbia 73 apparte-
nente prò indiviso alle due chiese (Arch. Urbano Dionisio
Serapti f. 237 ap. N. C. 39). v. Cat. A.-VII, 22, 25.
È il Casale ora detto Falcognana di sopra, ricostruito
nel Settecento.
* Passo di pizo merlo.
Troviamo il nome pure presso il Boc. (27v) « piccolo
merlo », e il Cat. A. (VII, 25) mette qui il quarto di
S. Merlo (sic!). È la traversa del Fosso dei Preti.
d. *S. Apolinare.
Nel 1479 (5 Marzo) « l’ospedale di S. Spirito cedeva il
Casale Solforata [non una parte del fondo principale forse,
ma piuttosto questa porzione] alla chiesa di S. Apollinare,
il che vuol dire al Collegio Germanico, in cambio di un
altro Casale ed un pezzo di Gogna presso il mare (A. V.
Sisto IV, 46, 301 B. C.) » T. IX, 440.
Nel 1551 (23 Marzo) « un Casale di S. Apollinare, di
100 rubbia, fu incorporato in Monte Migliore, quando il
fondo divenne di Tiberio Naro» (T. IX, 438).
L’edifizio sta al posto del Casale Abbruciato, ora
riedificato, che contiene però le traccia di un Casale più
antico. A sinistra vi è la Torre delle Grotte, anch’essa
medioevale.
s. * S. Io(anne) in Campo.
La tenuta di S. Giovanni in Campo della Minerva è
indicata nel Cat. A. (VII, 43); fu di rubbia 430. Nel 1770
fu del Marchese Riccardi, cosicché uno dei quarti della
tenuta di Falcognana Riccardi o Nuova, porta ancora il
nome di S. Giovanni in Campo (T. IX, 433, N. A. II, 13).
A che cosa corrisponda l’edifizio indicato nella carta non
è certo : dovrebbe stare all’intersezione della nostra strada
con quella che ora porta dalla Solfatara alla Pavona ed
Albano;3 forse è la Torre del Vescovo, ma l’edifizio sud-
detto è alquanto spostato (v. T. IX, 166).
3 A tale punto quest’ultima strada verrà attraversata dalla nuova
ferrovia di Napoli.