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DellaVolpaia, Eufrosino; Ashby, Thomas [Hrsg.]
Le piante maggiori di Roma dei sec. XVI e XVII: riprodotte in fototipia (Appendice 2): La campagna romana al tempo di Paolo III: mappa della campagna romana del 1547 di Eufrosino della Volpaia ; riprod. dall'unico esemplare esistente nella Biblioteca Vaticana — Roma, 1914

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https://doi.org/10.11588/diglit.25720#0078
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62

Introduzione

Nel 1299 Obicio di Bartolomeo Ranieri vendette un ter-
reno « in loco qui dicitur Intergo » a Giovanni Piscioni o
Pesce per 24 fiorini (ABV. Caps. LXXIV fase. 143: D. C.)

e, nel 1305, questi, per Pesce suo figlio, vendette a Giacomo
di Malambrini Ricci una terza parte di un Casale in loco
qui dicitur Lotergo (ABV. Instr. Cas. anno 1200 etc. L. Ceci

f. 32v : D. C.).

Nel 1339 il Capitolo di S. Pietro comprò un quarto Ca-
salis Piscis da Nicolò Tebaldeschi tutore dei pupilli de
Piscionibus per 500 fiorini (ABV. Caps. LXXIV, fase. 143:
D. C.). Nel 1343 Donato e Francesca sua moglie vendettero
a Lello e Giovanni figli di Giovanni Pesci una terza parie
del Casale Lotergo : i confini furono 1) i beni dei due fra-
telli, 2) i beni di S. Pietro, 3) i beni di Nicola Maglori,
4) l’ospedale di S. Pietro, 5) S. Angelo in Pescheria (sopra
p. 58), 6) gli eredi de Sassitanis, 7) Romano di Nicola
Muti (sopra p. 59; ABV. Ceci cit. f. 28: I). C.).

Vi sono molti altri documenti nell’/t/t V. notati dal D. C.
riguardanti vendite di parti di Acquafredda e Casale Pesci
nel sec. xiv: p. es. una vendita di vigne in Acquafredda
fatta al Capitolo dalla famiglia Pesci (Caps. XXXVII,
fase. 144).

Nel 1574 (27 Magg.) vi fu una terminazione fatta dal-
l’agronomo Girolamo Valperga fra il Casale la Massa,
degli eredi del fu Antonio Galletii de Massa (v. sopra
p. 59) e Casale di Pesce dei Canonici di S. Angelo in Pe-
scheria.

Dieci giorni prima il Valperga aveva posto i termini tra
i Casali di Massa e Malagrotta (A. Cap. C. Saccoccia 443
473, 475 ap. N. C. 46).

Più tardi la tenuta diventò una parte dell’altra più vasta
detta Porcareccia.

L’edifìzio indicato nella pianta doveva stare sul Monte
del Quarticciuolo, a S. della strada di Boccea, ove la carta
dell’ I. G. M. indica le vestigio della Via Cornelia (tagli di
una strada antica, che portano fino al Casalotto).

s. M i m o 1 i.

Forse è identico al casale qui vocatur Menori che fu di
S. Stefano Maggiore citato nelle bolle di Leone IV e
Leone IX (ABV. 2, 17).

Un pezzo di terra ad Memolim appartenne a S. Pietro
già nel 1083 o 1084 (28 Apr.), e se ne parla pure nel 1174
(ABV. 27, 57): è menzionato anche nella bolla d’Inno-
cenzo III del 1214 (T. I, 123; IX, 485).

Fu ancora del Capitolo di S. Pietro al tempo del Nicolai
(Cat. A. Ili, 13; N. M. I, 63).

Pare che la tenuta ora non si estenda più a S. della
strada, a giudicare dalla carta dell’ I. G. M. Già il Cing.
non indica più il Casale, che stava nel triangolo fra il
fosso di S. Spirito ed il fosso delle Campanelle, a S. della
Via Cornelia.

d. Palmarolo.

È il fundus Palmis attribuito alla via Clodia della bolla,
di Leone IV per il monastero Vaticano di S. Martino
(ABV. 2 in B. S. B. XXIV, 435) e Palombarolum della bolla
di Leone IX (ivi, 17).

Nel 1045 (19 Nov.) una certa Lavinia, moglie di Fuscone,
vendette a Pietro detto Episcopo la sua intera porzione del

Casale Palmi, confinante da una parte con i beni di SS. Cosma
e Damiano (ACD. 48).

Nel 1428 Cristoforo di Paolo Martini vendette al Capi-
tolo di S. Pietro il Casale di Palmarola vecchia per 1100 fio-
rini (ABV. Caps. XXXIX, fase. 156: D. C.).

Il fondo principale è sempre rimasto alla Basilica Vati-
cana fino ai tempi recenti (Cat. A. II, 13; N. A. II, 523;
T. IX, 485) ma il nome si è esteso fin verso la via Trion-
fale, poiché già nel 1229 Matteo Orsini parla del Casale
menni Palmarolinm quod fuit olint Ammazsalupi (T. X, 25).

Nel Cat. A. cit. si vede ancora la forma della torre, ma
il Casale è ora modernizzato.

s. C (a sa le) di Ber(nardino) S(an)ta M(ari)a,

Il Boc. (10) parla del « Casaletto di Bernardino Santa
Maria », e l’edifizio è l’attuale Casalotto ora incluso nella
tenuta della Porcareccia, che ancora conserva traccie di un
castello medioevale, sopra il quale fu costrutto.

Quanto alla famiglia Santamaria, non la trovo ricordata
dallo Jacovacci.

s. La fico.

Sarà stato dalla parte S. della strada, poco prima di arri-
vare alla Porcareccia.

d. Porcherecchio.

Nel 1002 un prete Bomanus donò alla Chiesa di S. Lucia
iuxta posterulam quattuor portarum (poi della Tinta) fer-
ra m de Porcaricia (B. S. B. 1878, 108).

Il fundus qui vocatur Porcaritia figura pure fra i beni
delle Chiese del Castello aureo nella bolla del 1192 di Cele-
stino III (ABV. 79).

Una parte di Porcareccia fu assegnata all’ospedale di
S. Spirito da Innocenzo III e venduta da esso ai Massimi
nel 1527.

Dalla divisione dei beni del fu Angelo Massimi nel 1564
(30 Giugno) risulta che vi erano 213 rabbia confinanti con
S. Pietro, S. Spirito e gli eredi di Luca Massimi (AST.
prot. 1522, C. Saccoccia, 425).

Nel 1593 (15 Giug.) Fabio Massimi la vendette a Tiberio
Ceuli per 28000 scudi (Dee. S. Botae coram Caunitz. Rom.
loc. Montium 2 lui. 1710: D. C.).

Il Ceuli dopo pochi anni la cedette ai Borghese, per
i quali venne ai Salviati (N. A. II, 598: T. IX, 486). Questa
parte è ora chiamata Porcareccina.

Il nome viene dall’« allevamento dei porci, al quale il
terreno allora selvoso doveva essere adatto ».

Un’altra parte molto più grande che ritiene il nome di
Porcareccia fu donata con Paola (v. Pauoli) dal cardi-
nale Giovanni de la Balue nel 1491 (anno della sua morte)
all’ospedale suddetto, al quale tuttora appartiene (v. Cat. A.
II, 15, 16; III, 17; e cf. L. S. S. IV, 111).

È da notare una concordia dell’anno 1516 fra il Capi-
tolo di S. Pietro e l’ospedale di S. Spirito super valle
Casalis Saraceni (seti sepulturae) ; il Capitolo diede all’ospe-
dale un monte di 13 rabbia vicino alla Porcareccia, e
l’ospedale donò la valle insieme con 6 */4 rabbia di Mimoli
(ABV. Caps. XXXIX fase. 152 D. C.).

d. S. Apolinare.

Quello che si vede sembra un edifizio rovinato, forse
una chiesa o cappella.
 
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