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Ehrle, Franz [Hrsg.]; Bufalini, Leonardo [Hrsg.]; Bufalini, Leonardo [Ill.]
Le piante maggiori di Roma dei sec. XVI e XVII: riprodotte in fototipia (Band 1): Roma al tempo di Giulio III: la pianta di Roma di Leonardo Bufalini del 1551, riprodotta dall' esemplare esistente nella Biblioteca Vaticana — Roma, 1911

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https://doi.org/10.11588/diglit.25719#0016
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12

Introduzione

E ciò che diciamo dalla veduta Fiorentina, vale egualmente per la Romana, in dodici fogli
reali, della quale le forme si trovarono parimente in questa stessa bottega. 1

Tale presunzione è di non piccolo interesse per la storia di quest’ultima veduta, alla quale
ora torna la nostra discussione. Parrebbe dal detto sopra, che la sua patria non fosse Roma, ma
Firenze. Il disegno senza dubbio sarà stato fatto a Roma, ma a Firenze sarebbe stato inciso in
legno e pubblicato. Ciò non può sorprendere chi pensa allo sviluppo meraviglioso che l’arte ' delle
stampe aveva preso a Firenze verso la fine del secolo XV.

Del resto la veduta Rosselliana di Roma - così la possiamo intanto chiamare dal nome di
colui che fu almeno il proprietario delle sue forme - la quale senza dubbio è stata il prototipo delle
tre vedute di Roma sopra menzionate, ed in ispecie quello del grande panorama di Mantova, fu
disegnata, come ha dimostrato il De Rossi, 2 dopo il 1471 (Paolo II ed il palazzo di Venezia) e
prima del 1483 (morte del Card. d’Estouteville f 1483, ed il tetto di S. Agostino, 1484). Di più non
vi è dubbio, che se Francesco era capace di disegnare ed intagliare la pianta Fiorentina, egli avesse
anche l’abilità necessaria per fare la pianta Romana. D’altra parte non abbiamo alcun indizio di
un soggiorno di Francesco a Roma.

L’unica cosa che possiamo dire in questo ordine di idee è che niente impedisce che egli fra
il 1470 (lavoro a Siena) ed il 1480 (andata in Ungheria) sia stato a Roma,3 dove suo fratello Cosimo
lavorava, almeno nel 1481 e 1482, nella Cappella Sistina. 4

D’altra parte non vi è prova alcuna per ritenere che Lucantonio degli Uberti abbia mai soggior-,
nato a Roma. Inoltre perchè egli possa aver incisa la veduta Rosselliana di Roma, dobbiamo
supporre che il disegno fatto, come abbiamo veduto, prima del 1483, sia rimasto inalterato per diversi
anni fin verso il 1504 e per conseguenza sia stato inciso quando in parecchi dettagli non rispondeva
più alla realtà, essendo, come sembra, Lucantonio alcuni decenni più giovane di Francesco Rosselli.

Del resto in favore delforigine Fiorentina è buon argomento anche la stretta parentela, che
la pianta Romana mostra, nel suo disegno, colla Fiorentina. È ben vero che non essendosi fin al
presente ritrovata alcuna copia, conosciamo la pianta Romana soltanto dalla riproduzione nella tela
Mantovana. Ma è da supporsi, che questa ce la mostri nelle sue linee generali almeno. Ora queste
sono identiche a quelle della Fiorentina.

Al contrario, nella finezza ed esattezza del lavoro, la pianta di Firenze è di parecchio superiore
alla tela Mantovana; ma ciò non include che fosse egualmente superiore alla pianta Romana, perchè
con molta verosimiglianza, questa fu poco diligentemente riprodotta su tela. Del resto anche alla
pianta Fiorentina toccò presto l’onore di essere dipinta nella Sala dei Duecento, nel Palazzo Vecchio.5

1 Troppo tardi per poter approfittarmene nel testo
ricevetti dal chiarmo prof. Tlulsen il sunto di una comuni-
cazione, che egli fece nellTstituto per la storia dell’arte

di Firenze sulla relazione fra le due più antiche vedute
di Roma e di Firenze. I miei lettori ringrazieranno con me
l’eccellente conoscitore della topografia'Romana per il
gentile permesso datomi di pubblicare qui nell’appendice
questo sunto integralmente.

In esso il chiar. autore: 1) ci mostra nuove traccie
dell’originale del cosiddetto panorama di Mantova e delle
vedute affini; - 2) dimostra che questo originale secondo
tutta la probabilità era una veduta divulgata per la stampa
già negli ultimi anni del secolo xv; - 3) rintraccia la

stretta parentela, che mostrano fra loro la veduta di Roma

perduta e quella di Firenze sopravvivente nella copia

Berlinese; - 4) conclude che l’autore della perduta veduta
di Roma è da cercarsi fra gli scolari di Leone Battista
Alberti e che la veduta fu probabilmente eseguita a Fi-
renze e pubblicata dallo stesso editore, al quale dobbiamo
la veduta Berlinese di Firenze, cioè da Francesco Rosselli.

2 L. c., p. 107.

3 È da notarsi che allora a Roma i mercanti pren-
devano gusto in queste vedute di città, come lo mostra il
fatto, che secondo il Vasari (Vita, ed. Milanesi, III, 498)
il Pinturicchio adornò le loggie del Belvedere di Inno-
cenzo Vili (1484-1492) con vedute di Roma, Milano, Firenze,
Venezia e Napoli.

4 E. Steinmann, Die Sixtinische Kapelle, I (1901).

5 II bel sogno, accarezzato ancora dal De Rossi (/. c.,
p. 113), di trovare una veduta di Roma disegnata da Raf-
 
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