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Ehrle, Franz [Hrsg.]; Bufalini, Leonardo [Hrsg.]; Bufalini, Leonardo [Ill.]
Le piante maggiori di Roma dei sec. XVI e XVII: riprodotte in fototipia (Band 1): Roma al tempo di Giulio III: la pianta di Roma di Leonardo Bufalini del 1551, riprodotta dall' esemplare esistente nella Biblioteca Vaticana — Roma, 1911

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https://doi.org/10.11588/diglit.25719#0029
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4. - Disegno e leggende della pianta e loro fonti

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il Tre visi si affrettò a cedere ad altri impresari1 le opere da eseguirsi per 18,000 scudi, metten-
done così 6000 a parte per sè. Ma le conseguenze di questo procedere si manifestarono presto.
Malgrado tutta la longanimità di Pio IV, gli fu tolta in breve tempo la direzione dell’impresa,
sicché egli morì tra le miserie nel principio del pontificato di S. Pio V (1566-1572).

Tanto basterà per darci un’idea dell’uomo, al quale, come sembra, dobbiamo la seconda
edizione della nostra pianta, e per spiegarci lo stile ampolloso e confuso delle lettere ivi aggiunte.
Il suo unico merito è appunto questa edizione e, per essa, la conservazione della pianta Bufa-
liniana. 1 2

§ 4. Il disegno e le leggende della pianta e le loro fonti. — Chi vuole indagare il
punto di partenza, dal quale si mosse il Bufalini, quando cominciò a disegnare e misurare la
città, dovrà mettere da parte le collezioni di stampe e di disegni e rivolgersi ai libri degli archeo-
logi. Fra essi due nomi attireranno facilmente la sua attenzione in modo speciale, cioè Andrea
Fulvio 3 e Bartolomeo Marliano. 4 Frugando i loro libri e le diverse edizioni di essi, il ricerca-
tore rimarrà a prima vista colpito dalla meravigliosa pianta 5 di Roma antica, che il Marliano
ha inserito nella seconda edizione della sua Urbis Romae topographia, 6 pubblicata nel 1544 tra
le pagg. 12 e 13. Ecco, dirà, l’embrione della pianta del Bufalini!

Ed invero la parentela fra le due piante è evidente. Tutte e due hanno la stessa orientazione :
il settentrione nell’angolo superiore sinistro, quindi il ponente col Vaticano nell’angolo inferiore
sinistro. Anche nella Marlianiana come nella Bufaliniana spiccano chiare e nette dal dettaglio del
rimanente disegno, le mura della città colle loro torri. In ambedue le piante sono notate lungo il
giro delle mura, in gran numero, le misure dei singoli tratti, espresse nella Marlianiana in stadi
e piedi. 7 Inoltre in tutte e due le piante vediamo la stessa attenzione usata nel disegno coro-

1 Si parla della revisione dei lavori eseguiti per mer-
catores et alios quoscumque sublocatores nell’Archivio di
Stato di Roma, Regest. mandatorum Pii V, an. 1566-
1573, f. 24.

2 Di un disegno fatto a mano della nostra pianta mi
diede gentilmente notizie abbondanti e precise il chia-
rissimo Dott. Ermanno Egger. Esso sembra eseguito per
conto del ben noto archeologo il Barone Filippo von
Stosch (f 1757) tra gli anni 1721 e 1731, nella cui raccolta
si trova ancora al presente nella Biblioteca Imperiale
(Hoibibliothek) di Vienna. In questo disegno la pianta è
spartita secondo i rioni della città, di maniera che ogni
foglio contiene un rione, cioè quella parte della pianta, che
riguarda il rione rispettivo.

Nella copia il disegno lascia parecchio a desiderare;
inoltre non poche iscrizioni sono omesse, altre aggiunte
da una seconda mano. D’altra parte vi si trovano anche
della prima mano alcune iscrizioni che mancano nei tre
esemplari originali. Le seguenti meritano speciale atten-
zione : R. I (Monti) ; al di sotto della Scala Santa : S. Alexan-
dra. - R. II (Trevi): Platea S. Marcelli:- R. VII (Regola):
Trinitas Peregrinorum. - R. XII (Ripa) sull’Isola Tiberina:
7]empium| Isis, TJemplum] lovis; nell’altra metà: 7]em-
plum] Fauni mine i?ar7[holomaei|. - Del resto non vi è
dubbio che il disegno sia fatto secondo un esemplare della
seconda edizione del 1560 diretta dal Trevisi.

3 Cf. Jordan, l. c., I, 81.

4 Cf. Bertolotti, Bartolomeo Marliano, archeologo
del sec. XVI negli Atti e memoria della Deputasene del-
IEmilia N. Sei*. IV (1880), 107-138; lo stesso, Artisti Subal-
pini, negli Atti della Società di Archeologia e di Belle Arti,
Torino, II (1878), 121 seg. e Lanciani, Storia degli scavi,
II, 240 seg.

5 Così la chiama un buon intenditore: il chiarissimo
Comm. Lanciani, 1. c., II, 241.

6 [B. Marliani] Vrbis Romae topographia | nvper ab
ipso avetore nonnvllis erro\ribvs svblatis emendata \ ad-
dita etiam interpretatione Nominvm, _ qvae vnica | Litera
nel Syllaba in antiqvis titvlis | scripta inuenivntvr \ evi
etiam ab eodem adiectae svnt qvam \ breuissimae obserua-
tiones de Praenomine, Nomine et Cognomine \ De quibvs
etsi multi multa scripsere, neino \ tamen hactenus rei
iteritatein attigisse videtur I Roma [un disegno] instavrata |
Ingrato nihil deterivs | Cum Priuilegio Pauli III Pont. Max.

Sull’ultima (123) pagina: Romae in aedibus Valerii
Dorici et Aloisii fratris, Academiae \ Romanae impres-
sorum, Mense Setembris (!) | M ■ D * XLIIII.

Pagg. 122 numerate, precedono tre pagine de prae-
nomine , ff. 3-6 l’indice, fogli sei non numerati con
Nvper adiecta: note polemiche; un volume in foglio, con
molte incisioni.

La bella edizione di Ioannes Oporinus di Basilea del
1550 ha un indice più copioso ed esatto.

8 Marlianus, l. c.., p. 11 c. 7.

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