14
Introduzione
8. S. Susanna, 9. S. Atanasio dei Greci, 10. S. Giacomo degli
Incurabili, 11. S. M. dei Monti, 12. S. M. Vallicella.
1610. Canonizzazione di S. Carlo. « Ioannes Maggius fecit
1610 », presso A. Vaccari.
1611. 30 stampe colle pitture e statue degli altari di
diverse chiese di Roma. « Io. Maggi del. - Matteo Greuter
excud. », dedicato alla Duchessa Cristina di Savoia da Paolo
Maupin.
1612. « Aedium Quirinalium descriptio », ded. a Paolo V
dall’« Abbas de Angelis ». « Ioannes Maggius Romanus deli-
neauit et incidit Romae 1612 », presso Mascardi. Parigi B. N.
V. X. 43, p. 313 e Top. Rom. format. 6 in fine. V. F. Ehrle,
La grande veduta Maggi-Mascardi del tempio e del palasso
Vaticano, Roma, 1914, p. 7.
1615. Il nostro Vaticano.
1617. Sabina. « Ioannes Maggius delineavit et incidit,
1617 ». Bibl. Vatic. Stamp. Barber. EEE. VII. 23; dedic. al
Card. Benedetto Giustiniani da « Gioseppe de Rossi ». Cor-
sin. 75928.
1618. Le Fontane di Roma: « Ioannes Maggi Romanus
infvenit F[ecit] 1618 ». 1. della Torre del Belvedere, 2. dello
Scoglio del Belvedere, 3. di Scossa Cavalli, 4. del Borgo,
5. di S. Pietro in Montorio, 6. di S. Maria ai Monti, 7. di
Piazza del Tritone, 8. del Quirinale, 9. della Villa del Card.
d’Este. - La copia _L la Bibl. Angelica (i. 8. 28) con 29 fon
tane porta il titolo : « Fontane diverse | che si vedano nel
Alma Città | di Roma et altre parte d’| Italia, delineate da
Giovanni [ Maggi Pitore et | architetto con diuerse altre |-
nouamente dal Istesso inuentate et poste in luce ad instan[za
di Giosepe Rossi Milanese. [ In Roma con licentia dell’ In-
periori. | L’anno M.D.C.XVIII ». Al margine inferiore: «Illmo
D.D. Corniti Francisco Mariae Mamiano de Robore ... grati
animi ergo Ioseph de Rubeis Mediolanensis D.D. ». Cf. L. Oz-
zola nel Repertorium fiir Kunstwissenschaft (1909), 406.
Nel volume segnato C. 1. 12 della stessa Biblioteca si
trova un’altra copia con 48 fontane. Nel titolo, del resto iden-
tico, è detto : « ad istanza | di Gio. Domenico Rossi alla Pace |
1645 | in Roma ». In una terza copia C. 1. 8, anch’essa della
Angelica vi sono 23 fontane, senza titolo.
Vale dunque di questa collezione come di tante altre ciò
che abbiamo dimostrato (v. Roma prima di Sisto V, p. 15, 26)
per lo « Speculum magnificentiae Romanae » e per 1’ « Anti-
quae Urbis splendor ».
1618. « Aedificiorum et ruinarum Romae ex antiquis atque
hodiernis monumentis [11. 2] ... incisus ac delineatus a Io.
Maggio Romano ... Ioanni van Santhen Flandro Ultraiectensi
S. D. N. Pauli V architecto ... Ioseph de Rubeis Mediola-
nensis DD. 1618». Bibl. Vatic. Cicogn. IV, 3768.
1 V. sopra p. 7.
2 Cf. qui sotto p. 15.
3 L’antichità / di Roma, / di 4/[astro] Bartholomeo / Mar-
nano, / tradotti in lingua / volgare per M. Herjcole Barbarasa /
da Terni. Con priuilegio del Sommo Pontefice. / M-D-XL Vili.
Sull’ultima pagina : In Roma / Per Antonio Biado. Ad Instan-
tia di M. / Giovanni de la Gatta, ne l’anno / M-D-XL Vili.
Ff. 141, 12°.
1618. La Pigna.
1619. S, Pietro e sua piazza, presso Matteo Greuter.
1621. La presa di S‘ Jean d’Angély. « Ioannes Maggius »,
dedic. al Card, de Sourdis da I. Rossi.
II. - L’editore della pianta.
Secondo il Baglione 1 il Maggi fu soltanto il dise-
gnatore della nostra pianta, mentre essa sarebbe stata
« intagliata in legno da Paolo Maupini ». Questa asser-
zione così precisa potrebbe sembrare essere confer-
mata da un trattatello manoscritto, che in questi giorni
è stato gentilmente regalato alla Biblioteca Vaticana
dal chmo prof. Cristiano Hiilsen e forma adesso il
cod. vatic. lat. 10947. È un fascicolo di otto fogli in 4°,
scritto nella prima metà del secolo xvn, intitolato « Anti-
chità di Roma, estratte dalla pianta di Paolo Maupin, 2
1625, con licenza de’ Superiori ». Quindi questo scritta-
rello era pubblicato o almeno destinato ad esser pubbli-
cato per le stampe.
L’autore comincia senza una parola d’introduzione:
« Romolo edificò Roma l’anno del Mondo 3209 et
auanti la venuta di Cristo 753 nel medesimo luogo,
doue furono esposti lui e Remo ». Avendo poi parlato
del successivo ingrandimento della città e dell’allarga-
mento delle sue mura chiude questo primo paragrafo
con le seguenti parole : « Ma essendo più volte (le mura)
da barbari rouinate e gettate per terra, et i successori
nel ristaurarle, pigliando minor circuito, più uolte ri-
fatte e instaurate restano ora, come nel disegno si
mostrano. Li capitoli seguenti per alfabeto mostrano
sotto il disegno della nuoua Roma, l’antichità della
vecchia ».
Quindi l’autore descrive brevemente sotto certe pa-
role d’ordine, disposte secondo le lettere dell’alfabeto e
desunte da Chiese, Archi, Campi, Monti, etc., le antichità
principali della città, dando così ai lettori un compen-
dioso sunto dell’archeologia e topografìa Romana clas-
sica del suo tempo.
Più che di qualunque altro libro, per quanto ho
potuto constatare, l’autore si serve della traduzione
italiana delle « Antichità di Roma » di Bartolomeo
Marliano,3 che Ercole Barbarasa pubblicò in Roma
nel 1548. Per non poche descrizioni, alquanto più lun-
Del resto il nostro anonimo avrà usato l’edizione pubblicata
In Roma, Per Andrea Fei. / MDCXX1I. / Ad Istanza di Pom-
pilio Lotti. Pp. 310, 16°.
Accanto a questa traduzione del Marliano potevano, come
fonti del nostro trattatello, venire in questione Lucio Fauno, Delle
Antichità della città di Roma II. 5 (Venezia, 1548) e Lucio Mauro,
Le Antichità della città di Roma (Venezia, 1556) ; però non ho po-
tuto scoprire alcuna traccia di materiali derivati da questi due libri.
Introduzione
8. S. Susanna, 9. S. Atanasio dei Greci, 10. S. Giacomo degli
Incurabili, 11. S. M. dei Monti, 12. S. M. Vallicella.
1610. Canonizzazione di S. Carlo. « Ioannes Maggius fecit
1610 », presso A. Vaccari.
1611. 30 stampe colle pitture e statue degli altari di
diverse chiese di Roma. « Io. Maggi del. - Matteo Greuter
excud. », dedicato alla Duchessa Cristina di Savoia da Paolo
Maupin.
1612. « Aedium Quirinalium descriptio », ded. a Paolo V
dall’« Abbas de Angelis ». « Ioannes Maggius Romanus deli-
neauit et incidit Romae 1612 », presso Mascardi. Parigi B. N.
V. X. 43, p. 313 e Top. Rom. format. 6 in fine. V. F. Ehrle,
La grande veduta Maggi-Mascardi del tempio e del palasso
Vaticano, Roma, 1914, p. 7.
1615. Il nostro Vaticano.
1617. Sabina. « Ioannes Maggius delineavit et incidit,
1617 ». Bibl. Vatic. Stamp. Barber. EEE. VII. 23; dedic. al
Card. Benedetto Giustiniani da « Gioseppe de Rossi ». Cor-
sin. 75928.
1618. Le Fontane di Roma: « Ioannes Maggi Romanus
infvenit F[ecit] 1618 ». 1. della Torre del Belvedere, 2. dello
Scoglio del Belvedere, 3. di Scossa Cavalli, 4. del Borgo,
5. di S. Pietro in Montorio, 6. di S. Maria ai Monti, 7. di
Piazza del Tritone, 8. del Quirinale, 9. della Villa del Card.
d’Este. - La copia _L la Bibl. Angelica (i. 8. 28) con 29 fon
tane porta il titolo : « Fontane diverse | che si vedano nel
Alma Città | di Roma et altre parte d’| Italia, delineate da
Giovanni [ Maggi Pitore et | architetto con diuerse altre |-
nouamente dal Istesso inuentate et poste in luce ad instan[za
di Giosepe Rossi Milanese. [ In Roma con licentia dell’ In-
periori. | L’anno M.D.C.XVIII ». Al margine inferiore: «Illmo
D.D. Corniti Francisco Mariae Mamiano de Robore ... grati
animi ergo Ioseph de Rubeis Mediolanensis D.D. ». Cf. L. Oz-
zola nel Repertorium fiir Kunstwissenschaft (1909), 406.
Nel volume segnato C. 1. 12 della stessa Biblioteca si
trova un’altra copia con 48 fontane. Nel titolo, del resto iden-
tico, è detto : « ad istanza | di Gio. Domenico Rossi alla Pace |
1645 | in Roma ». In una terza copia C. 1. 8, anch’essa della
Angelica vi sono 23 fontane, senza titolo.
Vale dunque di questa collezione come di tante altre ciò
che abbiamo dimostrato (v. Roma prima di Sisto V, p. 15, 26)
per lo « Speculum magnificentiae Romanae » e per 1’ « Anti-
quae Urbis splendor ».
1618. « Aedificiorum et ruinarum Romae ex antiquis atque
hodiernis monumentis [11. 2] ... incisus ac delineatus a Io.
Maggio Romano ... Ioanni van Santhen Flandro Ultraiectensi
S. D. N. Pauli V architecto ... Ioseph de Rubeis Mediola-
nensis DD. 1618». Bibl. Vatic. Cicogn. IV, 3768.
1 V. sopra p. 7.
2 Cf. qui sotto p. 15.
3 L’antichità / di Roma, / di 4/[astro] Bartholomeo / Mar-
nano, / tradotti in lingua / volgare per M. Herjcole Barbarasa /
da Terni. Con priuilegio del Sommo Pontefice. / M-D-XL Vili.
Sull’ultima pagina : In Roma / Per Antonio Biado. Ad Instan-
tia di M. / Giovanni de la Gatta, ne l’anno / M-D-XL Vili.
Ff. 141, 12°.
1618. La Pigna.
1619. S, Pietro e sua piazza, presso Matteo Greuter.
1621. La presa di S‘ Jean d’Angély. « Ioannes Maggius »,
dedic. al Card, de Sourdis da I. Rossi.
II. - L’editore della pianta.
Secondo il Baglione 1 il Maggi fu soltanto il dise-
gnatore della nostra pianta, mentre essa sarebbe stata
« intagliata in legno da Paolo Maupini ». Questa asser-
zione così precisa potrebbe sembrare essere confer-
mata da un trattatello manoscritto, che in questi giorni
è stato gentilmente regalato alla Biblioteca Vaticana
dal chmo prof. Cristiano Hiilsen e forma adesso il
cod. vatic. lat. 10947. È un fascicolo di otto fogli in 4°,
scritto nella prima metà del secolo xvn, intitolato « Anti-
chità di Roma, estratte dalla pianta di Paolo Maupin, 2
1625, con licenza de’ Superiori ». Quindi questo scritta-
rello era pubblicato o almeno destinato ad esser pubbli-
cato per le stampe.
L’autore comincia senza una parola d’introduzione:
« Romolo edificò Roma l’anno del Mondo 3209 et
auanti la venuta di Cristo 753 nel medesimo luogo,
doue furono esposti lui e Remo ». Avendo poi parlato
del successivo ingrandimento della città e dell’allarga-
mento delle sue mura chiude questo primo paragrafo
con le seguenti parole : « Ma essendo più volte (le mura)
da barbari rouinate e gettate per terra, et i successori
nel ristaurarle, pigliando minor circuito, più uolte ri-
fatte e instaurate restano ora, come nel disegno si
mostrano. Li capitoli seguenti per alfabeto mostrano
sotto il disegno della nuoua Roma, l’antichità della
vecchia ».
Quindi l’autore descrive brevemente sotto certe pa-
role d’ordine, disposte secondo le lettere dell’alfabeto e
desunte da Chiese, Archi, Campi, Monti, etc., le antichità
principali della città, dando così ai lettori un compen-
dioso sunto dell’archeologia e topografìa Romana clas-
sica del suo tempo.
Più che di qualunque altro libro, per quanto ho
potuto constatare, l’autore si serve della traduzione
italiana delle « Antichità di Roma » di Bartolomeo
Marliano,3 che Ercole Barbarasa pubblicò in Roma
nel 1548. Per non poche descrizioni, alquanto più lun-
Del resto il nostro anonimo avrà usato l’edizione pubblicata
In Roma, Per Andrea Fei. / MDCXX1I. / Ad Istanza di Pom-
pilio Lotti. Pp. 310, 16°.
Accanto a questa traduzione del Marliano potevano, come
fonti del nostro trattatello, venire in questione Lucio Fauno, Delle
Antichità della città di Roma II. 5 (Venezia, 1548) e Lucio Mauro,
Le Antichità della città di Roma (Venezia, 1556) ; però non ho po-
tuto scoprire alcuna traccia di materiali derivati da questi due libri.