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IL VATICANO

SALA

D E L

CAMMINO

La sala è coperta con volta a schifo, e giusta l'antica moda è alquanto bassa: dap-
prima fu dipinta da Bernardino Pinturicchio : indi per espresso ordine di Leone X, e ciò
consta dagli stemmi e dalle iscrizioni, le quali alla foggia di grandi trofei occupano i

che nelle altre sale seppe sì bene la natura imitare, poi-
ché T arte allora d' avvenimenti e di passioni occupavasi,
che più da vicino toccavano 1' umana natura , scegliendo
mai sempre soggetti, che potessero esser presentati sotto
l'aspetto il più sublime, e sotto i più commoventi colori.
Quale estensione di sapere, qual precisione di gusto, non
ha il Pinturicchio spiegato nel pensiero e nella esecuzione
de' dipinti Borgia? Conosciam prima ben bene da vicino

PIETRO BONACCORSI
ovveuo

PERINO DEL VAGA

Leggesi in Taja questo miserabile originai quadro del suo
nascimento, cioè che il vero nome fosse Pietro Bouaccor-
si: che per la morte della madre e la fuga del genitore
venisse allattato in sua puerizia da una capra , indi dalla
madrigna : che qualche tempo s'intertenesse come garzone in
bottega d'Andrea de' Ceri, dappoi in quella di Ridolfo
del Ghirlandajo : che fosse condotto a Toscanella , e
quindi a Roma dal Vaga, pittor fiorentino di poca le-
vata: clipper gratitudine al suo maestro adottasse il nome
di Per ino del Vaga: che Giulio Romano lo introducesse
nella scuola di Raffaele • e eh' ivi facesse tanto profitto,
siccome diè a conoscere ne'iuperbi dipinti delle logge Vli-
ticane, ora lavorando stucchi e grotteschi con Giovanni
da Udine, ora, come Polidoro, dipingendo i chiaroscu-
ri , ora facendo storie sugli schizzi, o sull'esempio di Raf-
faele. Lanzi soggiunge, che Perino del Vaga tornato in Ro-
ma saria bastalo solo a far risorgere la pittura, se alla
grandezza della mente avesse corrisposto quella dell'ani-
mo: egli non aveva il cuore cosi magnanimo, come il
maestro : insegnava con gelosia : lavorava con avidità ,
o,a dir meglio, e tutto, non lavorava da se medesimo,
ma prendendo sopra di se qualsisia opera, o di molto o
di poco prezzo, le ficea condurre a' giovani anche a
scapilo del suo decoro. Procurava di tirare a se i mi-
gliori talenti, ma ciò era perchè, dipendendo da lui,
tion gli scemassero le commissioni, nò i guadagni. Ai

buoni aggiungeva e mediocri e cattivi ; ond' è, che
nelle stanze di Castel sant' Angelo, e in altri luoghi
per lui dipinti, tra figure e figure corre talora gran dif-
ferenza. Così Perino abbondava sempre di lavori e di da-
naro : simil traffico dell'arte facea Taddeo Zaccaro, se cre-
diamo al Vasari; e simile ne faceva il Vasari, se cre-
diamo alle sue pitture, Il suddetto stima il Vaga pel pri-
mo disegnatore della scuola fiorentina dopo Michelange-
lo, ed il crede il migliore fra quanti ajutarono Raffaele.
Certo a parer mio niuno potè competere con Giulio al
pari di lui nella universalità professata dal loro maestro. Le
storie del Testamento Nuovo che dipinse nella loggia pa-
pale, furono anche dall'0/-e«j encomiate sopra di ogni al-
tra. Mentre andavasi avanzando l'arte, avvenne il tanto ri-
cordevole Sacco di Roma, e le altre calamità che lo pre-
cedettero, e lo seguirono} per cui gli allievi di Raffaele an-
davano allora dispersi, riparandosi quali in una città, e
quali in altra. Perin del Vaga bisognoso ed afflitto nel 15^8
pervenne a Genova : vi fu accolto lietamente dal principe
Doria; ivi fondò la sua scuola, detta genovese. Daria per
vari anni lo adoperò intorno ad un magnifico suo palazzo
fuori della porta di san Tommaso. Egli presiedette così alle
decorazioni esterne de'marmi sciolti, come alle interne de-
gli stucchi, delle dorature, de' grotteschi, delle altre pitture
a fresco e a olio, onde in quel luogo $i vedesse ritratto il
gusto delle camere e delle logge del Vaticano, opere
allora divolgatissime, e delle quali Perino era slato gran
parte. Nou si conosce questo artefice altrove, siccome in pa-
lazzo Doria , ed è problema se più raffaelleggi o Perino
a Genova, o in Mantova Giulio- Vi sono alcune picciole
istorie d'insigni Romani, di Orazio Coclite, per esempio, e
di Muzio Scevola, che pajon composte da Raffaele: vi sono
scherzi di putti, che pajono ideati da Raffaele: evvi in un
soffitto la guerra Au Giganti contro gli Dei, ove par vedere
in armi que' medesimi soggetti, che in lieto convito nella
casa del Chigi aveva figurato Raffaele. Se l'espressione
non è tanta , se la grazia non va sì oltre , e perchè quel
grande esemplare può emularsi da molti, ma pareggiarsi da
niuno. Si aggiunge a ciò, che Perino per elezione di mas-
sima è men finito che il maestro , e pende nel disegno
 
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